Al 1° gennaio 2022la popolazione italiana scende sotto i 59 milioni, per l’esattezza a 58 milioni 983 mila unità, -253 mila rispetto al 2021. Nell’anno in corso si riscontrano 709 mila decessi, il 4,2% in meno sul 2020 con un tasso per abitante pari al 12 per mille, ma natalità al minimo storico (7 neonati e 12 decessi per mille abitanti) e sempre meno residenti in Italia. Di contro, torna a crescere l’età media della popolazione (46,2 anni al 1° gennaio 2022) e, dopo il calo del 2020, anche la speranza di vita (82,4 anni in media). Le stime, la quantificano in 4 mesi di vita in più per gli uomini e in circa 3 per le donne.
Molto negativo il saldo naturale ma tornano a crescere i matrimoni
Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Istat sui nuovi indicatori demografici 2021 si registra un nuovo record negativo delle nascite che scendono a 399 mila. L’anno passato, dunque, stabilisce l’ennesimo record storico di minore natalità mai registrato nella Storia d’Italia. D’altra parte, considerato che le intenzioni riproduttive delle coppie manifestatesi nel 2021 hanno per lo più avuto corso nel 2020, alla più che consolidata questione nazionale della bassa fecondità si sono associati gli effetti del lockdown, che hanno generato ancora più incertezza nelle scelte di pianificazione familiare.
Il numero medio di figli per donna si attesta nel 2021 a 1,25 figli per donna, dunque in lieve rialzo rispetto all’1,24 del 2020, ma sale a 32,4 anni l’età media delle donne al primo figlio. Tra gli elementi positivi si sottolinea un sostanziale sblocco dei vincoli oggettivi al desiderio di formare famiglia attraverso l’unione coniugale. Superato il blocco pandemico del 2020, nel 2021 si sono celebrati 179 mila matrimoni, con una crescita dell’85% sull’anno precedente che non ha tuttavia riportato la frequenza annua al livello del 2019.
Ne consegue un livello molto negativo del saldo naturale anche nel 2021 per pandemia e fertilità ai minimi storici. Dopo la cifra record di -335 mila unità del 2020, nel 2021 si è passati a -309 mila allontanando sempre di più il traguardo di nascite e decessi in sostanziale equilibrio, risalente l’ultima volta al 2006.
In un anno meno oltre 250 mila residenti
I flussi migratori netti con l’estero, pur tornati ampiamente positivi nel 2021, sono ancora lontani dal poter controbilanciare la perdita di popolazione dovuta a cause naturali e si accentuano le diseguaglianze territoriali. La popolazione residente è in riduzione costante dal 2014 quando risultava pari a 60,3 milioni.
Al 1° gennaio 2022, secondo i primi dati provvisori, la popolazione perde cumulativamente, nell’arco di 8 anni, 1 milione 363 mila. Meno 253 mila unità nel solo anno trascorso. La variazione relativa della popolazione è dunque pari al -4,3 per mille, in moderato miglioramento rispetto al 2020 (-6,8 per mille).
Scomposta nelle singole componenti tale variazione si deve a un saldo migratorio con l’estero pari a +2,7 per mille, a un ricambio naturale pari al -5,2 per mille e, infine, alle voci riguardanti le ordinarie operazioni di allineamento e revisione delle anagrafi (saldo per altri motivi), responsabili di un -1,7 per mille.
La crisi demografica colpisce maggiormente il Mezzogiorno (-6,5 per mille) e, in particolar modo, regioni come Molise (-12 per mille), Basilicata (-9,5) e Calabria (-8,6), sempre più in una situazione da cui appare difficile poter uscire.