Carmelo Cosentino, laureato in ingegneria aeronautica a Palermo, di origini Siciliane è uno tra gli ingegneri italiani più contesi e conosciuti al mondo e anche un punto di riferimento per le attività commerciali delle più grandi aziende aereospaziali mondiali.
Ingegner Cosentino, come inizia la sua carriera nella progettazione degli aerei? Da studente universitario lei era abituato al palcoscenico rispetto ad i suoi coetanei e dimostrava già una certa leadership…
Già prima di iscrivermi alla facoltà di ingegneria facevo parte di una band musicale che a livello locale raggiunse una certa notorietà. Ricordo con emozione questi momenti, amavo suonare la batteria, spesso stavamo sui palcoscenici, e fu lì in un locale di Mondello che conobbi la donna che è diventata mia moglie anch’essa siciliana. Quelle esperienze mi hanno permesso di prendere confidenza con il pubblico e a non averne timore. Capii di avere una verve commerciale e una capacità di convincimento, mentre in parallelo coltivavo la passione ingegneristica della progettazione.
Il suo primo impegno professionale?
Nel 1976 fui assunto in Finmeccanica attraverso Aeritalia, trasformatasi successivamente in Alenia dopo la fusione con Selenia.
Inizialmente seguivo la progettazione e fui scelto per andare a lavorare in America a Seattle presso la Boeing. Iniziai con il Boeing 767, un aereo da 160/200 posti, frutto di una collaborazione con Alenia (Italia) e il raggruppamento giapponese Fuji, Mitsubishi e Kawasaki .
Lei oltre all’attività di progettazione ha deciso di rivestire un ruolo commerciale. Quando ha maturato questa idea?
Dopo l’esperienza di Seattle sono rientrato a Napoli ed ho maturato l’idea che da sempre mi ha affascinato per carattere; puntare sull’attività manageriale. Conseguii la specializzazione in direzione aziendale con indirizzo commerciale e strategico all’università Bocconi di Milano. Oltre a progettare gli aerei, li vendevo.
L’esperienza di vita più emozionante?
Nel 1980 in Alenia ero direttore commerciale per l’Europa, quando io e mia moglie ci eravamo trasferiti a Roma con Fausto, nostro figlio, appena nato. L’esperienza di vita senz’altro più emozionante è vedere nascere un figlio.
Oggi Fausto è Direttore generale di ASE SpA: lei deve essere sono molto orgoglioso di suo figlio. Ma torniamo alla sua carriera, lei è conosciuto per il lavoro alla Boeing. Ci può raccontare le ragioni del suo successo?
Boeing, il costruttore aeronautico più conosciuto al mondo, ha venduto decine di migliaia di aerei. Uno dei modelli più famosi è proprio il (nostro) 767, ad oggi venduto in oltre 3500 unità ed io sono orgoglioso di aver contribuito tecnicamente alla sua progettazione. Il B767 è stato il primo bimotore civile ad utilizzare le fibre di carbonio. Gli aerei di ultima generazione della Boeing, nello specifico il B787 Streamliner, sono quasi completamente in carbonio, in plastica, potremmo dire!
Quali sono state le sue attività con Alenia in Italia?
Aeritalia iniziò a fabbricare aerei sia civili che militari come il G 222 da trasporto ad oggi conosciuto come C27J prodotto da Alenia e venduto nel mondo. Dopo l’attività di corporate in parallelo dirigevo delle aziende appartenenti al Gruppo Finmeccanica. Iniziai da Torino come responsabile degli programmi militari, diventai quindi Vicedirettore Generale generale di Alenia e poi nel 2005 fui nominato Amministratore Delegato della Aermacchi a Varese che contava circa 2000 dipendenti.
Lei ha avuto anche altri ruoli impegnativi ad esempio nella joint venture tra Finmeccanica e SuKhoi…
Si, ma prima, nel 2009 sono diventato Presidente del Cluster Aerospaziale della Lombardia ed avevo 220 tra aziende, università e centri di ricerca, sotto il mio coordinamento. E nel 2010 anche Presidente esecutivo di Super Jet International con sede su Venezia frutto di una joint venture Italo-russa tra Finmeccanica e Sukhoi.
Tra le molteplicità attività di dirigente che la vedono protagonista qual è quella a cui è più legato?
L’esperienza lavorativa che mi ha dato maggior soddisfazione è stata in Aermacchi. Era un azienda in crisi e il mio slogan divenne realtà: “traghettare l’azienda da un glorioso passato a un futuro di successo” riaprimmo la produzione dell’ MB339 (Frecce tricolori). Ma, soprattutto, lanciammo l’M346, potente addestratore bimotore, riconosciuto nel mondo come più avanzato nel suo segmento per la sua avanzatissima tecnologia: citerò per esempio i suoi ben 4 sistemi computerizzati dei controlli di volo! Oltre che in Italia i velivoli oggi volano in Israele, Singapore, Polonia ed altri paesi Mediorientali.
Che consigli può dare alla luce della sua grande esperienza ai giovani?
Io credo molto nei giovani, sono loro la nuova classe dirigente a cui va trasmesso il nostro know how. Bisogna investire su di essi e cercare di non far fuggire all’ estero le nostre eccellenze. Credo molto nel Paese Italia. Lo dico con fierezza gli interessi dell’Italia hanno sempre costituito la stella polare della mia attività.