lunedì, 23 Dicembre, 2024
Economia

Debiti fiscali non riscossi: in 22 anni 1.100 mld. Serve un condono per famiglie e imprese

Al direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, va fatto un encomio pubblico. Per la chiarezza, il senso di responsabilità e di realismo istituzionale. Di fronte alla montagna di soldi inesigibili e non versati dai cittadini, per molteplici motivi – non ci sono solo i furbetti o gli evasori seriali ma anche una evasione di sopravvivenza, c’è la povertà in aumento e mancanza di denaro – il responsabile dell’Agenzia delle Entrate Riscossione, osserva nel corso dell’audizione in Commissione parlamentare sul Federalismo Fiscale, che di fronte ad una somma di debiti fiscali che ha toccato i 1.100 miliardi di euro, è necessario l’intervento del Parlamento. È necessario, per il direttore Ruffini, un intervento legislativo. Solo le Camere possono decidere cosa fare e come attuare una svolta. Cosa che da tempo sollecitiamo anche noi. Lo spieghiamo ricordando che le persone anche quelle oneste e laboriose sono senza soldi, non riescono ad arrivare a fine mese e non possono pagare ciò che è rimasto insoluto. La nostra proposta è realistica: si faccia un condono in aiuto di famiglie e imprese. Si colpiscano le illegalità e i grandi evasori seriali.

Politica e partiti riscrivano le regole dell’Agenzia

Siano le istituzioni e, soprattutto, la politica e i partiti a dire cosa è necessario fare. Quali strumenti  mettere in campo per affrontare il tema delle tasse, di quelle non onorate dai cittadini. Di quella parte di denaro inesigibile, e di come chiedere e con quali mezzi di far pagare bollette e multe insolute. Siamo di fronte ad una montagna di soldi che esiste in modo virtuale, cioè sono dati stipati nel magazzino crediti dell’Agenzia delle Entrate Riscossione. Più precisamente il dottor Ruffini ha ricordato che si tratta di un accumulo di 22 anni di debiti non riscossi. Una stratificazione che ha subito anche il sovrapporsi di norme, di rottamazioni, di rinvii e di alleggerimenti del peso finanziario del debito. Malgrado, tuttavia, gli sforzi dello Stato morosi e debiti sono cresciuti. Una ragione c’è e va messa in evidenza.

I conti dell’Agenzia

Seguendo il filo delle proposte in aiuto del contribuente non sono bastati gli interventi di rottamazione o saldo e stralcio a migliorare il conto delle tasse recuperate. L’arretrato non viene versato e negli ultimi anni le difficoltà crescenti hanno allungato la lista dei debiti e debitori. C’è stata poi l’emergenza Covid, con il blocco degli sportelli di riscossione. Il conto che il direttore Ruffini ha presentato alla Commissione parlamentare sul Federalismo Fiscale, è da choc, dai 950 miliardi di euro due due anni da si è arrivati a 1.100 miliardi. Come ha ricordato lo stesso Ruffini una somma che corrisponde a 21 anni e 4 mesi di debiti iscritti a ruolo non recuperati. Ancora più imbarazzante il calcolo totale di cartelle, dalle 130 alle 140 mila con 16 milioni di cittadini iscritti a ruolo. Impossibile inoltre che con 8 mila dipendenti l’Agenzia delle Entrate sia in grado di gestire, una situazione così ampia.

La crescita degli insoluti

I debiti crescono così come la difficoltà, se non la totale impossibilità, di un loro recupero. Ma anche in epoca pre pandemia l’Agenzia aveva lanciato la sua preoccupazione. Nel 2015 era stata sollecitata una valutazione del Parlamento. Si sono cercate diverse vie, ad esempio, da ricordare la rottamazione al saldo e stralcio, gli slittamenti di date, e altro ancora. Ma non. si sono ottenuti gli effetti sperati. I dati sono ora a disposizione di Governo e Parlamento che dovrà decidere.

Sull’AdER carico impossibile

C’è una altra novità che emerge dall’audizione del direttore Ruffini, il debito accumulato “non può essere gestito” dall’Agenzia per come è strutturata, per il numero di addetti che ha. In più il capo dell’Agenzia ha sottolineato per come è strutturata, è in grado di occuparsi di un magazzino di tre anni, periodo oltre il quale non si può immaginare una gestione di merito scrupolosa.

Cosa fare?

Il nodo è arrivato al pettine. Ora anche l’Agenzia ha messo le cose in chiaro. La situazione è difficile, per non dire esplosiva. C’è un disagio sociale che cresce, c’è un aumento drammatico della povertà, c’è il lavoro che si è precarizzato, c’è il caro bollette e il caro energia. Il Parlamento decida per un condono, colpisca i furbi seriali, colpisca le grandi aziende di Stato che hanno dilapidato miliardi e creato buchi economici spaventosi. Ma salvi le piccole imprese, le famiglie e quanti possono ancora credere in uno Stato che sappia ripartire con regole certe e soprattutto eque.

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