Il silenzio dei colpevoli
Non ci si può astenere davanti agli orrori.
Che Bielorussia, Corea del Nord, Eritrea e Siria non abbiano nulla da dire sui massacri di inermi cittadini ucraini è scontato. Questi Paesi hanno votato con la Russia contro la risoluzione delle Nazioni Unite che condanna l’aggressione di Putin all’Ucraina.
Ma ci sarebbe da stupirsi se continuasse il silenzio degli altri 35 Paesi che si sono astenuti sulla risoluzione dell’Onu. Tra questi ci sono la Cina, l’India, il Sud Africa e l’Armenia che sa cos’è un genocidio. Si tratta di Stati che per calcoli opportunistici non hanno voluto inimicarsi il dittatore russo ma che ora dovrebbero guardarsi allo specchio e decidere se continuare a lavarsene le mani, chiudendo tutti e due gli occhi davanti a questi orrori, o se avere un soprassalto di dignità e alzare la voce contro il capo del Cremlino.
Esiste una responsabilità penale- che speriamo venga rapidamente accertata e sanzionata – che grava sugli autori dei crimini e su chi ha le responsabilità di comando e di controllo per poterli evitare. Ma esiste anche una responsabilità morale e politica che coinvolge tutti coloro che non fanno nulla per fermare la mano di questi mostri e che preferiscono tacere.
Si tratta di un silenzio che diventerebbe una forma indiretta di complicità e che rimarrebbe come un’onta indelebile nella memoria storica di questi Paesi.
Il mondo civile insorge contro questi crimini e da più parti viene chiesto un inasprimento delle sanzioni. È un pugno nello stomaco ha commentato il segretario di Stato americano Blinken. Unanime la condanna dei Paesi europei.
Anche il governo italiano insorge Draghi chiama in causa le responsabilità dirette della Russia. Tutti i segretari dei partiti prendono la parola contro massacri. Tutti, ma per la Lega la voce è quella del vicesegretario Fontana. E Salvini? Aspettiamo fiduciosi.