Non si ferma neanche a marzo la corsa sfrenata dell’inflazione. In aumento per il nono mese consecutivo. La crescita stimata dall’Istat è del 6,7% annuo (era +5,7% a febbraio), livello che non si registrava da luglio 1991, e dell’1,2% su base mensile.
I timori di Confcommercio
“Un nuovo e brusco aumento dei prezzi al consumo”, commenta l’Ufficio Studi di Confcommercio, “superiore alle nostre stime (6,7% tendenziale contro il 6,1% della scorsa Congiuntura Confcommercio), che allontana nel tempo la collocazione del punto di rientro delle pressioni e, soprattutto, contribuisce a rivedere al rialzo la previsione dell’inflazione per l’anno in corso e ad abbassare quella relativa alla crescita economica”.
La sottostima
“La nostra sottostima”, prosegue la nota, “è dovuta quasi interamente alle attese sui prezzi dei carburanti, migliori di quanto poi osservato. Le spinte al rialzo dei prezzi si stanno ampiamente trasferendo dalle materie prime importate, specialmente energetiche, al resto dei beni e servizi, portando l’inflazione di fondo al 2% nel confronto annuo, un valore che non si registrava da quasi dieci anni”. “E non consola per niente, “conclude Confcommercio, “il fatto che in Paesi come la Germania e la Spagna il tasso di variazione dei prezzi al consumo sia anche superiore a quello italiano, rispettivamente +7,6% e +9,8%”.
Gli aumenti
Anche a marzo ad aumentare sono soprattutto i prezzi dei Beni energetici (da +45,9% di febbraio a +52,9%), in particolare a quelli della componente non regolamentata (da +31,3% a +38,7%). Seguono i Beni alimentari, sia lavorati (da +3,1% a +4%) sia non lavorati (da +6,9% a +8%) e i Beni durevoli (da +1,2% a +1,9%). I Servizi relativi ai trasporti sono invece in rallentamento (da +1,4% a +1%). L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +5,3% per l’indice generale e a +1,6% per la componente di fondo. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo
(Ipca) aumenta del 2,6% su base mensile e del 7% su base annua.