Uno spiraglio verso un negoziato di pace che il premier Mario Draghi intravede come effetto delle sanzioni su Mosca, la determinazione della resistenza armata dell’Ucraina.
Ipotesi, sensazioni e alcune certezze. “L’aspetto positivo è che l’Italia è richiesta come garante sia dall’Ucraina sia dalla Russia”, spiega Draghi durante la conferenza nella sede della stampa estera. Sempre sul filo esile delle certezze per Draghi nel corso dell’incontro spiega come sia possibile scongiurare la crisi dei rifornimenti di gas e petrolio per l’Italia con un tetto sui prezzi in accordo con i Paesi Ue.
Tetto al prezzo del gas
“Germania e Italia”, spiega il premier, “insieme ad altri Paesi che sono importatori di gas, di petrolio, di carbone, di grano, di mais, di granoturco e altro, stanno finanziando la guerra, non c’è alcun dubbio, ma è anche per questo che l’Italia nell’ultimo Consiglio europeo ha spinto così tanto, insieme ad altri Paesi, insieme alla Spagna, insieme alla Grecia, insieme al Belgio e ad altri, verso l’attuazione di un price cap, un tetto al prezzo del gas. Perché non c’è nessun motivo sostanziale che il prezzo del gas sia così alto per gli europei”.
L’Italia garante di pace
Punto delicato quanto importante sarà il ruolo dell’Italia nel percorso negoziale in una prospettiva di pace.
“L’Italia è stata richiesta come garante da Russia e Ucraina sull’attuazione di eventuali clausole negoziate fra i due Paesi”, sottolinea Draghi, “Il contenuto è presto per definirlo, dipenderà dal risultato dei negoziati”.
Russia, i contatti continuano
Il premier Mario Draghi ha riferito anche alcuni dei passaggi della telefonata di mercoledì con Vladimir Putin spiegando che l’Italia: “c’è e i contatti con il presidente russo continuano”. Per il premier le posizioni si sono un poco avvicinate segno che le sanzioni funzionano. Nel contempo, secondo il Cremlino, non sono ancora maturi i tempi per un incontro con il presidente ucraino. “Le condizioni” da parte di Putin per un cessate il fuoco”, ha commentato Draghi, “non sono mature ma è stato aperto poi il corridoio di Mariupol”
La proposta di Draghi
“Ho espresso la mia convinzione”, ha aggiunto il premier, “che per risolvere nodi cruciali serve un incontro con Zelensky che lo sta chiedendo dall’inizio. E Putin mi ha risposto che tempi non maturi. Uno dei punti di Putin è che ci sia piccoli passi avanti nei negoziati”.
Il premier ha spiegato che l’Italia è stata “richiesta come garante da Russia e Ucraina per l’attuazione di eventuali clausole negoziali”.
“In effetti”, ha evidenziato ancora il premier, “le posizioni delle due parti si sono un po’ avvicinate”, ma sono “cauto perché c’è ancora molto scetticismo”. “Tutti desideriamo vedere uno spiraglio di luce”. “Le sanzioni funzionano, alla pace si arriva se l’Ucraina si difende, altrimenti non si arriva alla pace”, ha aggiunto. “In tutto questo ho riaffermato la disponibilità dell’Italia” a collaborare per costruire un percorso di pace “che è stata accolta e la telefonata si è conclusa con l’intenzione di mantenersi in contatto”.
Cosa ha in mente Putin
Durante la conferenza stampa Draghi è stato incalzato dalle domande sul colloqui con il presidente Putin e quali sensazioni ne abbia colto.
“Se Putin ha cambiato atteggiamento da quando è iniziata la guerra? La risposta è complessa”, spiega il premier, “Credo di aver notato un cambiamento, ma sono cauto nell’interpretazione” di questi “segni perché la situazione è in evoluzione. Credo di aver notato un cambiamento nei toni, ma non potrei dire se sia vero, in una telefonata di 40 minuti è difficile capire”. Ad un giornalista che gli ha chiesto se durante la chiamata di ieri Putin gli sia sembrato non bene informato ha risposto: “Non si capisce da una telefonata”.
Compattezza ed aiuti
Per il presidente del Consiglio c’è una priorità. “Aiutare l’Ucraina e mostrarci così uniti e compatti nella guerra è anche difendere l’ordine multilaterale, le regole che ci hanno accompagnato dalla fine della seconda Guerra e hanno dato democrazia, pace e benessere. Il multilateralismo si deve adattare come la globalizzazione ma non si interrompere: difendiamo questi valori con convinzione”.
La pace uniti con la Nato
“Multilateralismo è difendere la pace, la Nato è multilaterale”. Occorre “superare l’attuale sistema legato alle decisioni nazionali e se siamo seri” occorre procedere “subito un coordinamento sulla difesa: chi spende, quanto spende. Bisogna chiedere alla Commissione” di partire “da lì, altrimenti non siamo seri e non ne parliamo più. Non bisogna prenderlo alla leggera”.
Costruire una “difesa europea” è fondamentale per Draghi per costruire “un’unione politica. La costruzione della difesa europea è il passo più importante perché comporta accettare di avere una politica estera comune. Significa che tutti noi saremo alleati per sempre in futuro e questo sarebbe l’obiettivo più grande mai raggiunto”.
Aspettative positive sulla Cina
“Io”, ha osservato infine Draghi, “ho aspettative positive” sul “ruolo della Cina” che “potrebbe diventare un protagonista di prima grandezza nel processo di pace. Bisogna vedere se le aspettative sono confermate” dal comportamento della Cina.
Spese militari e Def
“Sul Documento economico e finanziario”, ha commentato il premier, replicando a una domanda sul punto, “non è prevista alcuna indicazione specifica di spese militari”. “Il vincolo del 2024”, ha spiegato, “è un vincolo che in realtà è stato preso come un’indicazione e non come un obiettivo e molti governi Ue lo hanno disatteso. L’Italia ha un livello un po’ sotto la Germania, molto sotto la Francia e il Regno Unito. Noi siamo intorno all’1,4% ma l’obiettivo del 2% è un obiettivo verso cui tendere con continuità e realismo. Non c’è alcuna sorpresa in questo obiettivo di tendenza”.
Vertice con i sindacati
Infine sui temi nazionali sulle preoccupazioni delle Associazioni di categoria e sindacati, Draghi ha annunciato degli incontri.
“Avremo anche un incontro con i sindacati italiani la settimana prossima”, conferma il presidente del Consiglio, parlando delle misure che il governo ha in cantiere a sostegno di imprese e famiglie per combattere il caro prezzi dovuto alla crisi ucraina.
Gas e petrolio, rubli o euro?
“Le parole di Putin”, ha riferito Draghi, “sono state: i contratti esistenti rimangono in vigore, le aziende europee, e ha rimarcato che è una concessione solo per loro, continueranno a pagare in euro o in dollari. La spiegazione su come si faccia a conciliare le due posizioni, dollari e pagare in rubli, è stata lunga e ho ascoltato dicendo che poi i tecnici si sarebbero messi in contatto. Quello che ho capito è che la conversione è un fatto interno alla Federazione Russa. Ora ci sono analisi in corso per capire che significa”. “Mi sembra non sia semplice cambiare valuta di pagamento senza violare i contratti”.
Presidenza francese positiva
“Giudico molto positivamente, ha sottolineato Draghi parlando dei partner europei, “la presidenza francese dell’Ue. Trovo che l’attivismo di Macron sui vari campi, sulla pace, sulla difesa europea, sull’Europa, sia un attivismo da approvare e che condivido”.
Rifugiati, il ruolo dall’Onu
“L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa è direttamente coinvolta nell’avvio di un negoziato, è un canale di collegamento molto importante. L’Onu è molto presente sul fronte umanitario. In Italia abbiamo 80mila profughi, in Germania oltre 300mila. Quanto più le conseguenze umanitarie si riverseranno nella guerra quanto più sarà importante l’Onu”.