Un colpo di coda del populismo, un ritorno di fiamma di una demagogia che sembrava spenta per sempre? Il no all’aumento delle spese militari italiane è il cavallo di battaglia scelto da Conte per ottenere la scontata “convalida” della sua elezione a Presidente del M5s. Ma sembra più un ronzinante che un vero campione da ippodromo. Conte è stato due volte Presidente del Consiglio e ben conosce gli impegni internazionali dell’Italia. Che non c’entrano niente con la guerra in Ucraina. Sono precedenti al conflitto e prevedono da anni che i Paesi della Nato spendano il 2% del PIL per la difesa.
L’Italia spende l’1,17%, la Germania l’1,4% la Francia il 2,1%, Il Regno Unito il 2,25%, la Grecia il 2,8%. La mediana della NATO è l’1,6%. Mentre gli Stati Uniti sono al 3,74% e la Russia al 4,26%. Da tempo gli Usa chiedono che i Paesi europei rispettino l’impegno del 2%. La guerra scatenata da Putin ha reso più pressante questa necessità.
In linea di principio, siamo tutti d’accordo con l’idea che sarebbe meglio non spendere nulla per le armi e tutto per le spese sociali. E chi non farebbe ì volentieri a meno di grate, sistemi di allarme, telecamere, porte blindate e altro per proteggere l’incolumità della propria vita familiare? Ma non viviamo nel migliore dei mondi possibili. E quindi bisogna, purtroppo, affrontare anche delle spese “antipatiche” ma necessarie.
La Nato è un’organizzazione difensiva, non ha aggredito nessun Paese. E se nessuno si azzarda a minacciarla è proprio per la sua capacità di deterrenza militare. Che ha un costo e grava soprattutto sugli Stati Uniti. Oltre alla Nato c’è anche l’Europa che ha finalmente capito che deve avere una sua politica estera. Ma nessuna politica estera si fa in assenza di un esercito. Una buona occasione anche per razionalizzare le spese per la difesa dei 27.
Conte dice che non è il momento di passare da 25 a 38 miliardi di spese militari. E quando mai verrà questo momento, visto che di problemi l’Italia ne ha sempre uno più degli altri? La Germania, dopo lo shock dell’aggressione all’Ucraina ha deciso di spendere 100 miliardi per le spese militari. L’Italia non può tirarsi indietro.
Quando ci lamentiamo che il nostro Paese non viene coinvolto nei tavoli diplomatici più importanti, dimentichiamo che questo avviene per il nostro scarso prestigio internazionale dovuto anche al mancato rispetto degli impegni presi. Conte punta i piedi sul no alle spese militari, fa la voce grossa ma assicura che non farà cadere il Governo. E ci mancherebbe pure questo… ma non fa una bella figura a inseguire posizioni che non aumentano il suo prestigio di leader che deve ricostruire l’identità di un Movimento in stato confusionale-
Intanto il vecchio motto dei furbi “armiamoci e partite” rischia essere sostituito da quello degli ignavi: “armatevi e partite”.