giovedì, 26 Dicembre, 2024
Società

Agricoltura. Coldiretti: dalla Ue ok per coltivare 200 mila ettari a grano e mais. Prandini: autonomia alimentare necessaria

Più terreni da coltivare a grano e mais. Con gli interventi straordinari decisi dalla Commissione Ue possono essere recuperati in Italia alla coltivazione 200mila ettari di terreno per una produzione aggiuntiva di circa 15 milioni di quintali di mais per gli allevamenti, di grano duro
per la pasta e tenero per la panificazione necessari per ridurre la dipendenza dall’estero. A darne notizia è il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel commentare positivamente le dichiarazioni del
Commissario europeo Janusz Wojciechowski sulla deroga agli obblighi Pac sui terreni “a riposo” come richiesto dalla Coldiretti.

Pac pochi i fondi aggiungi

“Appare invece insufficiente l’annunciato impiego della riserva di crisi da 500 milioni della Pac, più il cofinanziamento di misure di emergenza extra da 1 miliardo poiché si tratta in realtà di appena 50 milioni di euro destinati all’Italia che sono assolutamente inadeguati a dare risposte concrete alle difficoltà che stanno subendo aziende agricole e della pesca e gli allevamenti costretti ad affrontare aumenti
insostenibili di energia, mangimi, concimi”, osserva Prandini nel sottolineare che “per affrontare la crisi globale del settore ha fatto fino ad ora piu’ l’Italia che l’Unione Europea”.

Più sicurezza alimentare

Per la Coldiretti A livello comunitario servono più coraggio e risorse per raggiungere l’obiettivo fissato dai capi di Stato a Versailles di “migliorare la nostra sicurezza alimentare”, sottolinea Prandini, “riducendo la nostra dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli e dei fattori produttivi, in particolare aumentando la produzione di proteine vegetali dell’UE con l’invito alla “Commissione a presentare quanto prima opzioni per affrontare l’aumento dei prezzi alimentari e la questione della sicurezza alimentare globale”.

Autonomia da import

Un impegno che ridurrebbe sensibilmente anche in Italia la dipendenza dall’estero da dove arriva circa la metà del mais necessario all’alimentazione del bestiame il 35% del grano duro per la produzione
di pasta e il 64% del grano tenero per la panificazione, che rende l’intero sistema e gli stessi consumatori in balia degli eventi internazionali. “L’Italia oggi è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti per anni agli agricoltori”, fa presente Prandini, “che sono stati costretti a ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque perché secondo la Coldiretti la politica ha lasciato campo libero a quelle industrie che per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, approfittando dei bassi prezzi degli ultimi decenni, anziché garantirsi gli approvvigionamenti con prodotto nazionale”.

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