Zelensky ha spiazzato Putin rassegnandosi a non entrare nella Nato. Ora è l’Ucraina -vittima dell’aggressione- che ha il diritto di chiedere garanzie di sicurezza nell’ipotesi della neutralità. Mentre Putin non più usare l’alibi delle presunte minacce contro la Russia, se Kiev rimane fuori dalla Nato e neutrale.
La mossa di Zelensky ha rafforzato quella parte della Russia, che questa guerra non l’ha mai condivisa, inclusi esponenti dell’establishment. Indebolito dalla scelta del leader ucraino, Putin ora deve trattare senza fare la voce grossa. Paradossalmente -e tragicamente- più si allungano i tempi della guerra più si rafforza la posizione dell’Ucraina. Ed è Putin, adesso, che ha fretta di raggiungere un accordo di pace.
La Russia può distruggere città, massacrare civili inermi, ma dopo 3 settimane non ha il controllo neanche di Mariupol, nonostante le mostruose atrocità commesse. Nel frattempo l’avanzata delle truppe di Putin sui vari fronti è in affanno. A poco serviranno le milizie siriane e i mercenari della Wagner che poco o nulla conoscono del territorio su cui andranno ad operare. Mosca non ha bisogno di uomini ma di mezzi. Che non arrivano. La Cina, dopo i moniti di Biden, si guarda bene dal fare un passo falso.
Supporti militari, invece, aumenteranno per l’Ucraina. L’arrivo di altri droni fiaccherà ulteriormente le truppe di terra russe con attacchi missilistici mirati che potrebbero tagliare le retrovie dei convogli e isolare le linee di rifornimento, strozzando l’invasione.
Finora Zelensky si è dimostrato molto più abile di Putin nella ricerca del consenso. Il dittatore russo è riuscito col pugno di ferro a spegnere solo parzialmente le voci del dissenso. Il gesto eroico della giornalista russa in tv è emblematico. Putin non ha ottenuto nulla di concreto dai pochi Paesi che non hanno condannato l’aggressione all’Ucraina.
Zelensky ,invece, con una comunicazione abilissima e la sua presenza sul campo ha aumentato e riscaldato la solidarietà dei numerosi Stati che sono dalla parte dell’Ucraina. Tutto questo pesa anche sul tavolo delle trattative. Intanto su Mosca cominciano ad arrivare i contraccolpi delle sanzioni mentre aumentano i costi della guerra. L’Ucraina invece, beneficerà di aiuti anche economici massicci.
Putin racconta sempre di quando era piccolo e fu attaccato da un topo che lui minacciava con un bastone. E usa questa metafora per dire che la Russia (il topo) se messa all’angolo reagisce. Stavolta, però è l’Ucraina che sta reagendo contro il bastone della Russia. Putin farebbe bene a elaborare il suo trauma infantile e a trarne le conseguenze.