Vincenzo Russolillo, presidente di Consorzio Gruppo Eventi, è un punto di riferimento nazionale per la realizzazione di eventi di qualità e di grande impatto sul pubblico. Il successo lo ha conquistato con la meticolosa organizzazione di Casa Sanremo. In questa intervista si racconta e ci spiega e come nasce un progetto, come si sviluppa, quali sono le difficoltà e perché è sempre così complesso raggiungere gli obiettivi.
Vincenzo Russolillo lei presiede il Consorzio Gruppo Eventi ed è il Patron di Casa Sanremo. La sua attività è un punto di riferimento per il mondo dello spettacolo, della canzone e della cultura popolare dell’Italia?
Non so cosa possa significare per gli altri. Per il settore in cui opero spero possa essere sinonimo di professionalità e di affidabilità.
So perfettamente, però, cosa significa per me: quasi tutto. Dedico la maggior parte delle ore della mia giornata ai progetti legati al mio lavoro – che è prima di tutto una passione – spesso sacrificando il resto.
Consorzio Gruppo Eventi è oggi un punto di riferimento nazionale importante nella produzione di eventi ed è un orgoglio per me poter rappresentare le tante anime che lo compongono. Per far parte del nostro gruppo è necessario innanzitutto credere nella condivisione e nel remare insieme verso l’obiettivo. La soddisfazione di raggiungere un risultato sperato è una vittoria collettiva, non del singolo e questo dà forza e soprattutto qualità al prodotto finale. È ciò che sottolinea la differenza e ci fa crescere. L’evoluzione, negli anni, di Casa Sanremo ne è la prova tangibile.
C’è aria di festa a Casa Sanremo per i 15 anni di attività e di meritati successi. Come ha raggiunto questo traguardo?
Con l’impegno, la dedizione e la visione. E i sacrifici, ovvio.
Perché è vero che svolgere il lavoro che si è scelti è un privilegio e che la passione aiuta molto nei momenti complicati, ma questo non toglie alla fatica il peso che ha. Per produrre un evento di successo, che funzioni e che soprattutto resti nei ricordi piacevoli di chi lo vive, non ci sono segreti o bacchette magiche. C’è solo molto lavoro. C’è attenzione ai dettagli, organizzazione, ottimizzazione di risorse e tempo. C’è la cura.
Ogni idea ha una sua identità e un suo modo per essere realizzata. Pensare di replicare una metodologia è il primo errore da non commettere. Si possono certamente rendere seriali dei meccanismi, ma poi bisogna interpretare l’anima di un progetto e seguirla. E questo è faticoso, ma è anche bellissimo.
Che tipo di professionalità serve per conquistare il successo che lei, la sue società e il suo staff, avete ottenuto?
La parola professionalità dice già tutto. In ogni settore – e quello degli eventi ne comprende tantissimi – professionalità significa competenza e competenza significa affidabilità. Basterebbe dunque che ciascuno facesse bene il proprio mestiere. Mi rendo conto che possa sembrare scontato, ma non sempre lo è.
A parità di professionalità, ciò che vince, secondo me, sono la determinazione e l’entusiasmo.
Cosa significa Sanremo per la canzone, per lo spettacolo e più in generale per l’Italia?
Il Festival di Sanremo è il momento in cui tutti si fermano per guardare in un’unica direzione. È l’intero paese che commenta, si indigna, si diverte, recensisce musica. È come quando gioca la nazionale di calcio: una questione di appartenenza.
Per la musica e lo spettacolo, rappresenta il periodo di maggiore eco mediatica, di riflettori puntati quasi allo sfinimento. Non c’è programma radiofonico o televisivo che non abbia una striscia su Sanremo in quel periodo.
È una specie di stress-test per artisti e addetti ai lavori. Io dico sempre che, superato Sanremo, poi si è pronti ad affrontare qualsiasi sfida lavorativa.
Il successo, la fama, l’ambizione riuscita, sono sempre straordinari, oppure c’è un rovescio della medaglia?
Sono sempre straordinari nell’accezione legata all’ordinarietà. Ho la fortuna di condividere con la mia squadra sfide che di ordinario hanno veramente poco. E questo è entusiasmante. Difficile, sì, ma appassionante.
Personalmente, non ho mai rincorso il successo e la fama, ho solo cercato di avvicinarmi all’eccellenza. Mai per megalomania, piuttosto per necessità. Posso soprassedere su un errore – chi non ne commette? – ma mai sulla superficialità o sulla sciatteria. Probabilmente, l’unico rovescio della medaglia è che, essendo abituato e avendo abituato chi condivide con me il percorso, a raggiungere certi standard, gestire la frustrazione quando non ci si riesce è un po’ dura.
Quali progetti futuri ha Vincenzo Russolillo?
Le idee, per fortuna, non mancano. Il futuro non è solo di Vincenzo Russolillo, se parliamo di lavoro, è dell’intera squadra.
Oltre ai progetti che gestiamo, in affiancamento a partner importarti e ormai storici, come Nastri d’Argento, Lucca Summer Festival, Concerto di Natale in Vaticano, abbiamo in programma la produzione di programmi televisivi per Rai e, contestualmente, la preparazione del prossimo Sanremo che speriamo si avvicini a ciò che è stato nel 2020. La volontà è ripartire, insieme a Rai Pubblicità, da dove ci eravamo lasciati, ovvero da “Tra palco e città”. L’evento che ha portato alla realizzazione del grande palco in Piazza Colombo, al centro tra il Teatro Ariston e il Palafiori (sede di Casa Sanremo), cuore pulsante del racconto oltre le mura del teatro. A collegare i tre punti nevralgici, un lungo red carpet, calcato da tutti gli artisti e i protagonisti della kermesse, che permetteva a chi era presente a Sanremo di vivere appieno l’esperienza del Festival. Per il 2023, neanche a dirlo, proveremo a superarci.