lunedì, 16 Dicembre, 2024
Economia

Prepararsi a possibile economia di guerra. L’Italia ha bisogno di scelte rapide e concrete

Gravi problemi economici potrebbero incidere pesantemente su famiglie e imprese

La guerra imporrà restrizioni anche in Italia. L’aggressione militare della Russia contro l’Ucraina porta con sé l’orrore di morti, di feriti, di persone inermi in fuga, la distruzione delle infrastrutture, delle città e dell’agricoltura, e provocherà anche un effetto domino su tutti i Paesi dell’Unione.

L’Italia è più esposta

Dal mondo dell’autotrasporto, alla pesca, delle molteplici attività agroalimentari, arrivano segnali quotidiani di forte preoccupazione, di tensioni e di inasprimento di decisioni. Camionisti e pescatori che giudicano più remunerativo stare fermi nei piazzali e nei porti, agricoltori che pagano costi di produzione più alti delle loro remunerazioni. Il blocco delle materie prime che farà scattare il fermo della produzione di imprese e industrie. Il prezzo dell’energia, di gas, benzina, gasolio, che sale e continua a crescere da settimane, mandando in crisi i budget delle famiglie e le risorse delle piccole imprese.

Mesi difficili e imprevedibili

Oggi con il prolungarsi del conflitto, con l’aggravarsi delle tensioni internazionali, delle mediazioni fallite, c’è da prendere atto che avremo mesi difficili, anzi ad essere realistici, potremmo dire tempi imprevedibili, a rischio di ogni possibilità, anche le più negative.

Sarà “economia di guerra”?

Allora c’è da chiedersi, siamo preparati a una “economia di guerra”? Venerdì il premier Mario Draghi ha evocato, solo il “prepararsi” perché per ora non c’è nulla da razionare.
“Dobbiamo prepararci ma non è assolutamente un’economia di guerra”, ha osservato il premier nella conferenza stampa tenuta a Parigi, “prepararsi non vuol dire che ciò debba avvenire sennò saremmo già in una fase di razionamento”. Nel frattempo però catene commerciali della grande distribuzione avvisano la clientela che per evitare scriteriati accaparramenti inizieranno a razionare le vendite e le scorte di farina, pasta, olio e altri generi alimentari. Se lunedì il Governo non troverà un accordo con gli autotrasportatori – il che significa decine di milioni di euro di sostegni per ridurre il caro gasolio – il blocco delle merci sarà totale, e nemmeno i supermercati saranno riforniti.

C’è poi il temuto capitolo della produzione industriale che risente già pesantemente del rallentamento delle componentistiche elettroniche nel settore automotive, e in generale il problema è la mancanza di materie prime e dei loro costi che schizzano sempre più in alto. In Confindustria il presidente Carlo Bonomi nel citare il Centro Studi della sua Associazione, sottolinea come l’effetto economico del conflitto russo-ucraino, “Contribuirà a generare ulteriori squilibri nell’attività industriale dei prossimi mesi peggiorando la scarsità di alcune commodity, rendendo più duraturi gli aumenti dei loro prezzi, oltre ad accrescere l’incertezza, rischiando di compromettere così l’evoluzione del Pil nel 2022”.

I possibili “concreti” scenari

Secondo uno studio della Fondazione Eni-Enrico Mattei, ci sarebbe il rischio più che concreto di un razionamento, cioè dei “distacchi programmati” che si tradurrebbero in black out della corrente elettrica e tagli alle erogazioni di gas per uso industriale o per uso civile (riscaldamento e gas per cucinare). Non sarebbero sufficienti, infatti, le contromisure attualmente allo studio perchè mancherebbero all’appello  tra gli 8,9 e i 10,5 miliardi di metri cubi di gas rispetto ai consumi di un anno normale. Per ristabilire la nostra produzione serviranno almeno due anni.

Il “prepararsi” e il “risparmiare”

Vorrà dire anche – senza retorici annunci ufficiali ma appena tratteggiati dell’ultimo Consiglio dei ministri – che il prepararsi all’economia di guerra nelle prossime settimane inizierà a prendere forma, con meno gradi per il riscaldamento, con viaggi in meno in auto, cambi di orari negli uffici, con illuminazione pubblica che sarà ridotta, e visto che andiamo verso l’estate, bisognerà ridurre l’aria condizionata, i viaggi, le gite e le vacanze. Lo spettro dell’inflazione, come segnalano le Associazioni di categoria, si materializza con il taglio dei consumi. Arriveremo a discutere tra breve ad affrontare la parola “recessione” con tutte le sue conseguenze.

Prendere atto dei problemi

Essere preparati a ciò a cui andremo incontro può darci possibilità in più, alleviare lo shock delle rinunce a cui non siamo più preparati. Farci riflettere e scegliere meglio. Lo dice con chiarezza il presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli: “Questa crisi sarà dolorosa, è profondamente sbagliato presentarla come una passeggiata che si risolverà con qualche correttivo”, fa presente Tabarelli, “Dobbiamo razionare i consumi”, aggiunge e sottolinea:
“La politica ci gira attorno. Le cose da fare subito sono due: riaprire davvero le centrali a carbone come accade in mezza Europa e dire chiaramente agli italiani che bisogna iniziare a spegnere la luce e ridurre i consumi”.

Il Mondo è cambiato

C’è una ultima considerazione, la pace purtroppo appare lontana, a parlare sono ancora tragicamente bombardamenti e armi. Il conflitto ci riguarderà se non militarmente – se rimarrà ferma la linea del non intervento della NATO – dobbiamo però essere consapevoli che il mondo è cambiato, che dovremmo ritornare a vivere con più attenzione, sobrietà e fiducia verso noi stessi e verso ciò che decideremo. Prendere coscienza dei problemi non è un male, lo faccia anche la politica, che in questi anni ha inseguito ogni chimera e velleità retorica, per non sapere attuare scelte chiare e a beneficio del Paese.

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