mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Politica

Parlamento europeo approva la relazione sulle ingerenze straniere

La commissione speciale sulle ingerenze straniere e la disinformazione (INGE) del Parlamento Europeo ha realizzato un’indagine su come le potenze straniere compromettono i processi democratici nell’UE, manipolando le informazioni e attuando ingerenze. Nell’indagine, si conclude che paesi malintenzionati possono influenzare le elezioni, organizzare attacchi informatici, reclutare ex esponenti politici di alto livello e polarizzare l’opinione pubblica, senza subire alcuna conseguenza. Il testo è stato approvato con 552 voti favorevoli 81 contrari e 60 astensioni.

Nella relazione finale della commissione INGE si evidenzia una generale mancanza di consapevolezza della gravità dell’ingerenza straniera e della manipolazione delle informazioni, condotte prevalentemente da Russia e Cina, aggravata dalle lacune legislative e dall’insufficiente coordinamento tra i Paesi UE.
Nell’aggressione in corso contro l’Ucraina, il governo russo ha dimostrato infatti che “anche le informazioni possono essere trasformate in un’arma”, poiché la Russia diffonde “attività di disinformazione caratterizzate da una malevolenza e una portata senza precedenti” per ingannare i suoi cittadini e la comunità internazionale sulla guerra. Il Parlamento accoglie con favore il divieto recentemente introdotto in tutta l’UE nei confronti di mezzi di propaganda russi quali Sputnik TV e RT.

Il Parlamento esorta l’UE a creare una strategia per far fronte alla disinformazione, che includa sanzioni specifiche contro le ingerenze straniere e le campagne di disinformazione. Inoltre, i deputati insistono sul coinvolgimento delle organizzazioni della società civile nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica e nella diffusione di informazioni generali, come ad esempio le migliori pratiche adottate da Taiwan. Sottolineano inoltre l’esigenza di una cooperazione per un’azione a livello globale con i paesi che condividono gli stessi princìpi.

Il Parlamento raccomanda poi una serie di misure: destinare finanziamenti pubblici a mezzi di informazione ampiamente distribuiti e pluralistici, giornalisti, verificatori di fatti (fact checkers) e ricercatori indipendenti; valutare l’eventuale revoca delle licenze alle organizzazioni che diffondono propaganda di Stato straniera; fare in modo che le piattaforme dei social media, veicolo delle ingerenze straniere, smettano di promuovere account falsi anche in lingue diverse dall’inglese; far sì che le università europee riconsiderino la cooperazione con gli istituti Confucio, piattaforme di lobby cinesi; chiedere chiarimenti circa le relazioni “estremamente inopportune” tra alcuni partiti politici europei e la Russia; vietare i finanziamenti stranieri ai partiti politici europei e nazionali; migliorare con urgenza la cibersicurezza e redigere un elenco di software di sorveglianza illeciti, come Pegasus, e rendere più difficile agli attori stranieri reclutare ex politici di alto livello a fine mandato.

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