Una delle conseguenze dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia è una crisi energetica senza precedenti, con impennate di prezzi e timori per la carenza di prodotti e materie prime. Per fare fronte a questa emergenza, i 31 Paesi membri dell’International Energy Agency (IEA) hanno concordato di liberare 61,7 milioni di barili di petrolio – il 3 per cento delle riserve totali di emergenza – dalle loro scorte strategiche per affrontare possibili e significative interruzioni delle forniture. “La decisione di rilasciare titoli di emergenza – ha dichiarato Fatih Birol, Direttore esecutivo della IEA – ha inviato il forte messaggio che i membri della IEA faranno tutto il possibile per fornire stabilità al mercato in questi giorni difficili”.
In conformità con l’accordo su un programma energetico internazionale, ogni Paese della IEA ha l’obbligo di detenere scorte petrolifere di emergenza equivalenti ad almeno 90 giorni di importazioni nette di petrolio. L’invasione russa avviene in un periodo già contraddistinto da maggiore volatilità dei prezzi e da scorte commerciali che sono al livello più basso dal 2014. Russia che rappresenta il terzo produttore mondiale di petrolio e il più grande esportatore, con circa 5 milioni di barili al giorno di petrolio greggio, pari al 12 per cento del commercio globale.
Esportazioni che per circa il 60 per cento prendono la via dell’Europa e per il 20 per cento della Cina. L’International Energy Agency ha anche rilasciato un Piano in 10 punti su come i Paesi europei possono ridurre la loro dipendenza dalle forniture di gas russe entro il prossimo inverno.