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Le due Russie

lunedì, 7 Marzo 2022
1 minuto di lettura

Perdere i giovani e la parte migliore del suo popolo è il prezzo più alto che Putin pagherà per l’aggressione all’Ucraina.

Quando nel 1991 l’Unione sovietica è crollata -da sola e non certo per un intervento della Nato- la società russa si è divisa in due parti: quella che voleva guardare avanti, alla democrazia, alla libertà e al benessere del modello Occidentale e quella nostalgica del vecchio impero, un impasto di orgoglio nazionalista, arretratezza economica, privilegi e sottomissione al potere assoluto del Cremlino.

Considerato, a torto, erede del “liberale” Eltsin, Putin nei primi anni del suo potere ha dovuto mettere ordine in un Paese allo sbando. E le due Russie lo hanno sostenuto.

Poi il capo del Cremlino ha scelto di rappresentare solo la Russia nostalgica di un mondo che non può tornare. Liberatosi degli oligarchi della prima ora, ha lasciato crescere uno stuolo di miliardari a lui fedeli e riconoscenti imponendo loro di astenersi dalla politica. Gli spiragli di libertà sono stati chiusi. I suoi oppositori sono finiti in carcere o al cimitero e lui ha ripreso a coltivare il sogno imperiale russo.

Ha occupato territori. Nel 2008 lo ha fatto nell’Abkhazia e nell’Ossezia del sud, sottraendole alla Georgia. Ha messo a ferro e a fuoco la Cecenia. In Siria ha raso al suolo Aleppo e rafforzato le sue basi navali. In Libia i suoi Mig stazionano ad Al-Kufra, nell’entroterra di contatto tra Tripolitania e Cirenaica. I mercenari della Wagner sono dell’Africa sub sahariana; ha sostenuto la repressione delle rivolte contro i regimi della Bielorussia e del Kazakistan. In un’ escalation di espansione è passato al fronte europeo, prendendosi nel 2014 la Crimea e scatenando la guerra civile nel Donbass. Con l’invasione dell’Ucraina ha fatto il passo che lo ha definitivamente separato da quella parte del suo popolo che di queste sue manie imperiali non sa che farsene.

E così la Russia che guarda al futuro ha alzato la voce. È fatta di scienziati, uomini di cultura, dello spettacolo, delle professioni, manager, imprenditori e soprattutto giovani ai quali della vecchia Unione sovietica non importa nulla e che sono inseriti in un mondo globalizzato.

Putin ne ha fatti arrestare oltre 10 mila perché dimostravano contro la guerra. Molti giovani vogliono abbandonare la Russia perché non vedono prospettive in un Paese retto da un regime totalitario, violento e isolato da gran parte della comunità internazionale.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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