“Tra i motivi per i quali lo Stato italiano preferisce lasciare un docente o un amministrativo su quattro precario c’è principalmente il vantaggio economico per le casse pubbliche, pari ad almeno 5mila euro l’anno per ogni supplente non immesso in ruolo”. La stima è del sindacato Anief, “sulla base delle diverse voci stipendiali che mancano nella busta page del personale non di ruolo”.
“Il conto è presto fatto – dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale del giovane sindacato – perché ai supplenti vengono negati 950 euro l’anno di Rpd per i docenti e di Cia tra i precari Ata, poi una media di 1.150 euro per la mancata monetizzazione delle ferie non godute. A queste cifre vanno aggiunte 1.350 di mensilità estive non corrisposte, almeno 1.300 di mancato aumento stipendiale ed infine 1.250 euro circa di risarcimento per l’immissione in ruolo negata, malgrado le indicazioni europee per l’assunzione automatica a tempo indeterminato dopo 36 mesi di supplenze svolte. In tutto, le differenze retributive annue da dare a ogni precario, sono quindi di 5.000 euro l’anno”.
“Noi comunque, come sindacato rappresentativo, non ci rassegniamo e continueremo a rivendicare l’assegnazione di questi importi, attraverso – conclude il leader dell’organizzazione autonoma – appositi emendamenti alle leggi in via di approvazione, da presentare quindi in ogni occasione possibile, e a chiedere equi risarcimenti al Tribunale di competenza”.