“La situazione geopolitica è drammatica. La sicurezza energetica sia tra le priorità dell’Italia e dell’Europa. Elettricità Futura e tutte le aziende che ne fanno parte, sono pronte a lavorare con il governo per trovare le soluzioni per implementare misure straordinarie che ci permettano di centrare l’obiettivo di 60 gigawatt di nuovi impianti rinnovabili”. Lo ha detto Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura, presentando in conferenza stampa le proposte dell’associazione in tema di emergenza caro energia.
Per Re Rebaudengo l’Italia è un paese che “dice no alle rinnovabili”. “Il 50% delle proposte di nuovi impianti rinnovabili viene bocciato e l’altro 50% – ha spiegato – viene autorizzato in sette anni. Di fatto, sette anni di gestione di una pratica per ottenere l’autorizzazione comporta enormi costi amministrativi non solo per le aziende”. Per rispondere all’emergenza relativa al costo dell’energia, dunque, secondo il presidente di Elettricità Futura, occorre “costruire molti più impianti rinnovabili. Chiediamo di autorizzare entro il mese di giugno – ha detto – 60 gigawatt di impianti”. Per l’associazione ci sarebbe, quindi, la possibilità di raggiungere l’obiettivo.
“Noi, come industria elettrica italiana, pensiamo di riuscire a realizzarli in tre anni”, ha affermato Re Rebaudengo, spiegando che, nonostante al momento possano sembrare numeri ambiziosi, “non sono tantissimi rispetto agli undici realizzati dieci anni fa con tecnologie meno efficienti rispetto a quelle di cui disponiamo oggi”. Inoltre, per il presidente di Elettricità Futura, “questi 60 gigawatt farebbero risparmiare 15 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, ovvero il 20% del gas che importiamo”. In più, “potrebbero essere realizzati con un limitatissimo utilizzo di suolo” e ci sarebbero anche “80 mila nuovi posti di lavoro e 85 miliardi di nuovi investimenti che le aziende italiane sono pronte a fare”. Dei 60 gigawatt, “noi stimiamo che 12 possano essere di eolico, idroelettrico, bioenergie o altro e 48 di fotovoltaico”, ha precisato.
“L’Italia, rispetto ad altri paesi europei – ha evidenziato Renato Mazzoncini, vicepresidente di Elettricità Futura e amministratore delegato di A2A -, è in una situazione in cui ha più acqua, vento e sole. Abbiamo un paese che sembra fatto per l’utilizzo delle rinnovabili”. Per Mazzoncini “dobbiamo mantenere la stella polare sul climate change” e “questo risolve anche il problema del caro bollette”.
“In un 2050 decarbonizzato – ha sottolineato – avremo circa il 51% di elettrone, cioè usi finali elettrificati, e il 49% di molecola. Oggi siamo nella situazione in cui gli usi finali elettrificati sono poco più del 20%. Dobbiamo – ha spiegato – elettrificare gli usi finali, investire sulla rete elettrica e far sì che ci sia generazione rinnovabile sufficiente per questi usi finali. In Italia abbiamo aziende pronte e progetti pronti. Dobbiamo muoverci. Il nostro obiettivo – ha poi aggiunto l’ad di A2A – non è che il governo approvi tutti i progetti presentati. La cosa importante è che diamo la disponibilità al governo di sederci per definire i parametri. In questo momento il problema grosso è che c’è un’assoluta incertezza, anche da parte di enti locali e regioni, sulla definizione dei criteri. Penso – ha proseguito – che una collaborazione tra Elettricità Futura, governo e regioni per definire i parametri per le aree idonee possa consentire di definire rapidamente quali sono i progetti già autorizzabili”.
Nicola Lanzetta, vicepresidente di Elettricità Futura e direttore di Enel Italia, da parte sua, toccando alcuni punti, ha parlato di una “direzione obbligata, non più una scelta. Con i 60 gigawatt – ha spiegato Lanzetta -, a parità di condizioni, avremmo mediamente un risparmio del 40% sulla bolletta. Fare rinnovabili fa bene all’ambiente e al portafoglio”. Per Paolo Merli, vicepresidente di Elettricità Futura e Ad di Erg, le rinnovabili rappresentano “la soluzione del problema caro bollette e non il problema”.