“Dobbiamo rimanere pronti a ogni eventualità, la situazione è la stessa dei giorni scorsi”. Così ieri Mario Draghi al termine della riunione informale dei Membri del Consiglio europeo convocata a Bruxelles per fare il punto sulla Ucraina. Gli episodi che sembravano annunciare una de-escalation, ha fatto presente il Premier, non sono al momento presi seriamente dalla comunità internazionale. “In questo momento la strategia deve essere fatta di due elementi ha spiegato Draghi -. Da una parte riaffermare la nostra unità. Questo forse è il fattore che ha più colpito la Russia. Inizialmente ci si poteva aspettare che essendo così diversi avremmo preso posizioni diversi, invece in tutti questi mesi non abbiamo fatto altro che essere più uniti”. “Il dispiegamento di questa unità è già di per sé qualcosa di importante”, ha sottolineato il Premier che come secondo punto ha indicato la necessità di mantenere ferma la strategia della deterrenza, senza mostrare debolezze.
Draghi: tenere aperto il dialogo a tutti i costi
C’è l’impossibilità da parte dell’Europa, ha detto Draghi, di rinunciare a quelli che sono i principi fondanti dell’alleanza atlantica, pur nella determinazione a mantenere aperto il dialogo il più possibile. Lo stesso Zelenski ha chiesto all’Italia un aiuto per riuscire a parlare con il presidente Putin: “Evidentemente non sarà facile ma l’obiettivo è quello – ha detto il nostro Premier -, far sì che il presidente Putin e il presidente Zelenski si siedano intorno allo stesso tavolo. Tutti i canali, bilaterali, la Nato, il formato Normandia, sono tutti canali di dialogo che vanno utilizzati con la massima determinazione”. Per questo, al termine della riunione di Bruxelles, il Draghi è volato a Mosca per tentare la mediazione tra i due capi di Stato.
Zelenski non rinuncia all’adesione alla Nato
In una intervista alla Bbc, però, il presidente ucraino ha escluso qualsiasi compromesso, ribadendo che l’adesione alla Nato è una “garanzia di sicurezza” per il Paese. Alla domanda se Kiev sia pronta a rinunciare alla sua ambizione di unirsi all’Alleanza, il presidente ucraino ha risposto: “Non è questione di ambizione. Abbiamo perso 15.000 persone. È la nostra vita, riguarda il futuro delle persone. Se parliamo di Nato, Ue, dei territori temporaneamente occupati, stiamo parlando della nostra indipendenza. Questo è quello che vogliamo e faremo per il nostro futuro”.
Prime schermaglie militari sul confine ucraino
Intanto al confine Bielorusso la situazione si fa sempre più incandescente. Fonti dell’intelligence citate dalla CNN dichiarano che quasi metà dei battaglioni russi sono a cinquanta chilometri dal confine con l’Ucraina e che Mosca conserva “una forza eccezionale” in quell’area. L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Ocse) ha registrato nelle prime ore di giovedì 17 febbraio “500 esplosioni lungo la linea di contatto nell’Ucraina orientale”. Su Facebook, la municipalità di Popansa, nella regione di Lugansk, rende noto che, durante il bombardamento con armi pesanti del villaggio di Vrubivka dal territorio occupato del Donbass, uno dei proiettili ha colpito il cortile di un liceo. Entrambe le parti si sono accusate reciprocamente di aver dato inizio alle ostilità. Un rapporto consegnato da Mosca alle Nazioni unite accusa Kiev di aver compiuto dei «crimini» contro i residenti dello stesso Donbass, mentre il comando militare ucraino ha accusato i separatisti filorussi di aver sparato proiettili che hanno ferito due civili e tagliato la corrente a metà della città di Stanytsia Luhanska.