Il dottor sottile non va tanto per il sottile: quesiti scritti male rispetto agli obiettivi sbandierati e Camere distratte che non decidono e scaricano i problemi sulla Corte Costituzionale. Due colpi secchi ma ben spiegati.
Non si trattava di eutanasia ma di omicidio del consenziente; la legalizzazione non riguardava la cannabis ma le droghe pesanti; la responsabilità diretta dei magistrati non è un abrogazione ma un’innovazione. E al Parlamento un rimprovero senza appello: tocca a voi fare le leggi non ai giudici della Consulta. Niente male come inizio del suo mandato presidenziale che scadrà il 18 settembre. Ne vedremo delle belle.
Oltre ad essere un raffinato giurista, Amato è stato parlamentare, uomo politico e di governo di grande prestigio e di lungo corso. Conosce i difetti di funzionamento delle istituzioni, in particolare delle Camere.
Quello che Amato, rispettosamente ma con fermezza, denuncia è un doppio malcostume intrecciato: la fuga dalle responsabilità del Parlamento su materie delicate e l’uso improprio dei referendum.
Fuga dalle responsabilità del Parlamento
I partiti trovano difficoltà a mettersi d’accordo in Parlamento su materie scottanti e socialmente divisive e che fanno? Se ne lavano le mani e aspettano che prima o poi intervenga la Corte Costituzionale con sentenze abrogative o manipolative (ablative, sostitutive, additive di prestazione, di procedura o di principio).
In pratica il potere legislativo fugge dalle sue responsabilità e scarica il peso su un organo che è costretto a intervenire sulle lacune di una norma dichiarando incostituzionale ciò che essa non prevede.
Snaturamento dei referendum
L’inerzia parlamentare è poi all’origine del proliferare dei referendum che cambiano natura. Più che abrogare delle norme essi mirano a introdurne di nuove per risolvere problemi che le leggi non affrontano.
Si tratta di anomalie che le bacchettate di Amato mirano ad eliminare. Ma poi ce n’è un’altra che Amato -ovviamente – ha evitato di stigmatizzare: quella di partiti di governo che propongono referendum su materie su cui il governo di cui fanno parte sta decidendo. Più che una stortura un tocco di stravagante fantasia.