La pandemia ha avuto ripercussioni importanti sul sistema produttivo mondiale e sulla domanda aggregata. Anche se non si è verificata la temuta distruzione di capacità produttiva, nel 2021 sono emersi ugualmente forti segnali di stress nelle filiere produttive internazionali, che hanno costituito un ostacolo crescente alla ripresa post pandemia.
È quanto emerge dal Focus sull’economia globale a cura della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo. Il problema ha una dimensione domestica e una internazionale, legata prevalentemente a “strozzature” nel sistema dei trasporti, oggetto di questo Focus. Riguardo alle cause, sono un misto di fattori di offerta e di domanda. Se non ci fosse stata una vivace ripresa post-pandemica, non avremmo visto “strozzature” nelle filiere produttive.
Però se la flessibilità del sistema dei trasporti non fosse stata menomata, il sistema avrebbe potuto assecondare la ripresa della domanda, come in passato. Vari indicatori – prosegue il Focus – evidenziano che il livello di stress delle filiere produttive internazionali è ancora molto alto. Ci sono segnali di miglioramento, come l’aumento delle scorte di beni intermedi e la stabilizzazione delle scorte di prodotti finiti, ma sono ancora molto preliminari.
Inoltre, non sono ancora dissolti i rischi di problemi connessi alla politica zero-Covid della Cina. Per quanto concerne le prospettive, il superamento dei problemi attuali riteniamo implicherà un contenimento della domanda e adeguamenti della capacità produttiva. Ci sono segnali di accelerazione degli investimenti sia nel trasporto marittimo, sia nel comparto della microelettronica. La prospettiva di espansione della capacità produttiva fa ritenere che il contributo delle “strozzature” all’inflazione sia transitorio, anche se presumibilmente continuerà nel 2022, e che diventerà sempre più secondario rispetto a quello dei fattori locali come la dinamica dei salari.