Conte sbaglia a sottovalutare gli effetti di questa decisione.
Se fosse avvenuta durante la partita del Quirinale, egli non avrebbe potuto condurre le trattative. E sarebbe toccato a Grillo, unica autorità legittima, dopo la decisione del tribunale partenopeo.
Conte sostiene che la sua leadership è un legame politico. Certo. Ma rivotare le modifiche allo Statuto e quindi anche la sua elezione a presidente potrebbe avere esiti imprevedibili, visto il caos che regna nel Movimento.
Le dimissioni di Di Maio dal comitato di garanzia erano, forse, un segno premonitore. Ora tutti i giochi si riaprono ed è proprio nella gestione di questo passaggio che Conte dovrà mettere alla prova la sua leadership.
“Ve l’avevo detto”, sembra commentare Davide Casaleggio. Per mesi l’associazione Rousseau aveva chiesto ai dirigenti 5S di prevedere un voto sulla piattaforma Rousseau per definire la governance del Movimento. Viene rilanciato un vecchio post di Grillo che intimava a Crimi -allora reggente- di procedere al voto del collegio direttivo sulla piattaforma Rousseau.
La disputa legale piomba come un tornado nel momento più delicato per Conte. La conduzione incerta della vicenda Quirinale aveva indebolito la leadership di Conte e fatto emergere anche il rischio di incrinare anche i rapporti col Pd. Lo scontro frontale con di Maio ha tolto dalle ceneri i carboni ardenti di un’ostilità di parte del Movimento contro Conte.
Le aperture di conte a di Battista avevano peggiorato il clima interno facendo ipotizzare un ritorno in pompa magna del populismo demagogico che Conte sembrava invece voler seppellire.
All’avvocato non basterà mettere in campo la sua abilità nel districarsi tra le norme del diritto civile. È l’ora più difficile per lui. Deve dimostrare di essere un vero leader. Hic rhodus hic salta.