Monsignor Gianni Fusco, le parole del direttore dell’Osservatore Romano a proposito delle polemiche sull’esibizione del cantante Achille Lauro sul palcoscenico di Sanremo, sono state molto forti: “Non c’è stato nella storia un messaggio più trasgressivo di quello del Vangelo”. Il Vangelo non viene di certo scalfito, né il credo dei fedeli, ma un po’ di incredulità nei comportamenti resta. Cosa ne pensa?
L’evento Festival di Sanremo in questi ultimi anni è andato sempre più caratterizzandosi non tanto per le “canzoni” quanto, piuttosto, per i tanti messaggi “di attualità” politica e sociale che si son voluti veicolare: in pratica mi sembra che si corra il rischio di far passare in secondo piano l’ascolto della musica e delle canzoni (i cui testi unitamente alle musiche sono inediti e pertanto meriterebbero maggiore centralità proprio perché da questo festival la produzione artistica italiana prende ampiamente per quanto non esclusivamente lo start per la promozione a livello internazionale degli artisti italiani) per focalizzare l’attenzione del pubblico su altre tematiche le quali, almeno da quanto ho potuto leggere, in questa ultima edizione del festival sono state incentrate quasi esclusivamente sulle posizioni Gender e annessi. Penso che se pure non devono essere trascurate le dovute e opportune attenzioni alla dignità di ogni persona indipendentemente dalle sue condizioni di vita ed orientamenti sessuali e politici tuttavia una kermesse musicale non deve perdere questo suo profilo essenziale. Non oso pensare che il “rullare” su temi presenti nel dibattito etico, culturale e politico possa o voglia distogliere da testi e musiche non di alta caratura, o che il presentarsi “con effetti, look e segni speciali e talora dissacratori” nasconda una scarsa creatività musicale e di contenuti.
Oggi ciò che riesce a far notizia è il buon esempio, perché le notizie cattive sono la normalità. Intravede il riavvicinarsi delle persone al credo, ai veri valori della Chiesa?
Gli ultimi due anni di pandemia hanno segnato profondamente tante popolazioni nei cinque continenti e hanno messo in evidenza che solo aggrappandosi a riferimenti certi e interessanti si riesce a essere coerenti e convincenti. Siamo assillati e attorniati da un tessuto quotidiano di notizie che indulgono allo scoraggiamento dato che esso ha delle trame quasi esclusivamente di notizie negative o preoccupanti. I tanti buoni e significativi esempi (che sono in verità la maggior parte delle realtà presenti nel mondo) vengono dai media trascurati o perché non creano audience o perché non destano interesse: la Chiesa cattolica che, pur con limiti ed errori in tante persone che la compongono, comunque da duemila anni si fa strumento di pace e di bene può e deve continuare a promuovere valori che non temono la consunzione del tempo o che non possono soggiacere alle giravolte delle mode del momento; essere “spirito di contraddizione” non per il gusto di andare controcorrente ma per la necessità di evidenziare ciò che è giusto e buono rimane il proprium del cristiano, di ogni cristiano, coerente con il compito affidatogli dal Signore Gesù che con il suo esempio ha indicato la via del bene, della giustizia (anche sociale) e della pace. Più che di “riavvicinarsi” ai valori della Chiesa parlerei di “ravvivare” i valori umani da sempre validi
Quali valori mancano nella società odierna?
Come già richiamato nella precedente risposta penso che oggi non si tratta di individuare i valori di cui la nostra società è priva ma piuttosto di riportarli al centro delle considerazioni e delle scelte operate da noi e dalla comunità internazionale. È infatti sotto gli occhi di tutti, anche “grazie” alla dura lezione che è emersa dalla pandemia, che nessuno (ad ogni livello, privato e pubblico) e “esonerato o immune” dall’assumere la responsabilità di farsi carico dell’altro perché solo così per chi è credente sarà possibile aprire la via all’Altro e di Questi farsi testimone efficace.
Quali, invece i valori necessari per migliorare questa società?
Non è mai fuori luogo ribadire che la tenuta di una società nelle sue macro o micro componenti è incardinata nella validità e solidità dei suoi valori. Il tesoro infatti da cui attingere la ricchezza umana, relazionale e culturale di una società è rappresentata dal tessuto dei valori cui ci si ispira. Per migliorare la nostra società attraversata da numerose contraddizioni e divisioni penso sia indispensabile consolidare ancora più che nel passato i vincoli di solidarietà e reciprocità: essere gli contro gli altri (la lotta di classe ndr) non premia; premialità vera nella socialità è invece essere gli “per” gli altri e “con” gli altri; in consonanza perfetta con la solidarietà penso che le nostre società (specie quelle occidentali) necessitano di “speranza”: è questa soltanto la base di lancio per guardare con ragionevole serenità al futuro e con responsabile progettualità per esso; sottrarre speranza nella visione della vita mortifica e in molti casi preclude ogni futuro.
Il suo pensiero verso i giovani…
Parlando di giovani immediatamente il pensiero va al futuro: sono essi la speranza del futuro. Avendo frequentazione con diversi giovani, tra le aule universitarie, gli impegni pastorali e le attività “politiche e sociali” ho modo di confermarmi che hanno delle potenzialità enormi, rese ancora più interessanti e importanti dalle tante prospettive e possibilità assicurate dagli apparati tecnologici di cui oggi dispongono; questo ovviamente è motivo di rassicurazione e di fiducia che tanto di buono e di grande si può e si deve fare da parte loro. Un paio di considerazioni ulteriori tuttavia mi sento di richiamare: in primo luogo sappiano mettere a frutto i talenti di cui sono dotati senza sprecarli nell’effimero consapevoli che per costruire bisogna anche affrontare sacrifici ed esercitare responsabilità. Anni fa un noto regista italiano rispondendo a un giovane che gli chiedeva come ottenere successo, Pasquale Festa Campanile rispondeva che “il successo era un mix del 90% di -traspirazione- (intendendo fatica e impegno) e del 10% di –ispirazione-”; penso che la risposta data sia sempre valida; e in secondo luogo richiamo che una “solidarietà e sussidiarietà intergenerazionale” è la ricetta per un fiorente avvenire nell’oggi del nostro tempo progettato dai tanti giovani desiderosi di futuro.