Il segnale è chiaro: la Lega vuol avere le mani libere nel governo. E se anche gli altri partiti della maggioranza facessero lo stesso, come si potrebbe andare avanti? Si rischia un disordinato ammutinamento. Ma a differenza del capitano Bligh, Draghi difficilmente salirà su una scialuppa lasciando il Bounty del governo in balìa di un equipaggio litigioso. Draghi ha ancora l’ombrello protettivo di Mattarella, per giunta rafforzato. Chi alza la voce farebbe bene a tenerne conto.
Salvini ha bisogno di recuperare consensi, ne ha persi tanti nella partita del Quirinale. La Lega è ora al 16,7%, al di sotto del 17,4% delle politiche del 2018,meno della metà rispetto al 34% delle europee del 2019.
Il leader del Carroccio ha subìto un calo personale di oltre il 5%. E prova una riscossa, non votando il decreto legge sulla scuola.
Se la Lega si allontana da Forza Italia
Quanto questo possa servire a far riprendere fiato alla Lega è tutto da vedere. Draghi tira dritto e non si fa certo spaventare da una mossa che apre comunque una crepa nella maggioranza. E non sarà l’ultima. Tutto lascia pensare che di strappi la Lega ne farà altri. I provvedimenti che Draghi deve far approvare saranno numerosi e riguarderanno temi delicati su cui la tentazione di volersi distinguere sarà fortissima, non solo per la Lega, ovviamente. Salvini vuole costruire un’alternativa alla sinistra, ma se nel governo le sue scelte lo allontanano sempre di più da Forza Italia, lui rischia l’isolamento.
Chi sarà il prossimo ad alzare la voce?
Di sicuro Giuseppe Conte non starà con le mani in mano. Anch’egli ha bisogno di riprendersi dopo la confusione sul Quirinale e mentre è in atto una guerriglia con Di Maio che invano Grillo cerca di spegnere. Peraltro Conte sembra aver ripescato dalla soffitta del Movimento le vecchie magliette populiste ed è probabile che le indosserà per premere su Draghi e conquistare visibilità.
Giochi pericolosi
Se Lega e 5S scegliessero una strategia di continue frizioni e distinguo rispetto alla linea di Draghi, prima o poi un chiarimento sarebbe necessario. E ben prima del fatidico 26 settembre quando scattando il diritto alle pensioni dei parlamentari nessuno avrà più paura delle elezioni anticipate.