Attualmente sono 165.800 i sopravvissuti alla Shoà che vivono in ISRAELE, secondo i dati diffusi mercoledì dall’Authority per i diritti dei sopravvissuti alla vigilia della Giornata Internazionale della Memoria che ricorre il 27 gennaio. L’età media dei sopravvissuti in ISRAELE è di 85 anni. Il 19% di loro (circa 31.000) ha più di 90 anni mentre 950 hanno 100 anni o più.
Quasi due terzi (il 64%) provengono dall’Europa, e in particolare: 59.900 sono nati nell’ex Unione Sovietica, 19.100 in Romania, 8.900 in Polonia, 4.500 in Bulgaria 2.400 in Ungheria, 2.300 in Germania. L’altro 36% è immigrato da Asia e Nord Africa, di cui 30.600 nati in Algeria e Tunisia e 18.000 dalla capitale irachena Baghdad. I sopravvissuti originari del mondo musulmano sono scampati a pogrom di ispirazione nazista, come il Farhud del 1941 in Iraq, o sono fuggiti da territori controllati dai nazisti o alleati dei nazisti, come Marocco e Tunisia sotto il regime di Vichy. Circa il 5% dei sopravvissuti è immigrato in ISRAELE prima della sua nascita ufficiale nel 1948, mentre l’11% è giunto nello stato ebraico entro la fine del 1948.
Circa 80.500 sopravvissuti, ovvero il 48%, sono arrivati in Israele entro la fine degli anni ’50, e oltre il 35% vi è giunto negli anni ’90 principalmente dai paesi dell’ex Unione Sovietica.
Attualmente 11.300 sopravvissuti vivono a Haifa, la città d’Israele con la maggiore comunità di sopravvissuti, seguita da Gerusalemme (10.300) e Tel Aviv (8.900). Nell’ultimo anno sono deceduti in Israele 15.324 sopravvissuti, molti dei quali vittime del coronavirus. Intanto ieri 100 diplomatici stranieri in servizio in Israele si sono uniti al vice ministro degli esteri Idan Roll in una cerimonia virtuale per celebrare la Giornata Internazionale della Memoria durante la quale gli inviati di Germania, Russia, Unione Europea, Honduras, Thailandia e Camerun hanno accesso candele commemorative con i nomi di ebrei vittime della Shoah.