Stranamente uniti nella lotta, Salvini e Conte ripetono il mantra: Draghi deve restare a Palazzo Chigi perché c’è tanto da fare per il Pnrr. Un attimo il Governo, se va bene, dura un anno mentre il Pnrr continua fino al 2026. Delle due l’una: o Salvini e Conte si impegnano a proporre Draghi come Presidente del Consiglio anche per i primi 3 anni della prossima legislatura oppure dicono una cosa senza senso. Tertium non datur.
La logica pare essere andata in vacanza ed è impossibile trovare una coerenza in quello che sta avvenendo nella corsa al Quirinale.
Una partita senza regista e senza leader
La politica che doveva dimostrare il suo primato è un “re nudo” con tutte le sue debolezze e contraddizioni.
Quella del Quirinale più che una ricerca di unità è diventata una battaglia senza esclusioni di colpi. È emersa tutta la fragilità dei partiti e dei leader che li guidano. Eccetto Giorgia Meloni, che ha tenuto una linea coerente e condivisa da tutti i suoi, gli altri capi partito hanno oscillato di qua e di là anche per le pressioni di correnti interne che agiscono come repubbliche autonome.
L’attivismo inconcludente di Salvini
Si comporta come il portavoce unico di un centro-destra che ha lanciato tre nomi senza votarne neanche uno. Non è riuscito neanche a “proteggere” la carta Casellati che è stata bruciata nel volgere di poche ore. Dice da giorni di non essere l’uomo del no, ma alza un muro contro Draghi. Promette di tirare fuori un coniglio dal cappello. Ma finora non è visto né il coniglio né il cappello
Letta paziente sul ciglio del fiume
Enrico sta sereno, aiutato in parte anche da Renzi. Non perde la pazienza nonostante Franceschini e Conte dicano no a Draghi che è invece la sua prima scelta. Aspetta che ad uno ad uno tutti gli altri candidati, Casini incluso, finiscano in acqua per poter poi dimostrare che la scelta è fra Draghi e Mattarella bis
I sofismi di comodo
Si dice: la maggioranza per il Quirinale può essere diversa da quella del Governo. Verissimo. Fu così su Mattarella, Renzi perse per strada Berlusconi e per lui cominciarono i guai. Il Presidente della Repubblica – rappresenta l’unità nazionale- e quindi deve avere un ampio consenso, superiore a quello di una maggioranza di governo. Bene. Poiché l’attuale maggioranza include tutti i partiti, eccetto Fratelli d’Italia e Sinistra italiana, bisognerebbe eleggere il prossimo Presidente aggiungendo e non togliendo voti all’attuale maggioranza. O la logica, anche stavolta è andata in ferie?