sabato, 16 Novembre, 2024
Politica

Primo voto nel vuoto. Le divisioni nel centrodestra rimettono in pista Draghi. Salvini boccia Casini

Alle 15 1.009 grandi elettori senza alcuna intesa politica

E se, alla fine, Letta, Conte e Speranza dovessero bussare alla porta di Meloni per una eventuale candidatura di Draghi? Sarebbe apparentemente paradossale ma forse necessario. Al momento il centro-destra non ha un candidato capace di riuscire dove Berlusconi ha fallito. Salvini è sicuro che i voti che il Cavaliere aveva raccolto intorno al suo nome potranno essere spostati su un altro candidato e aumentare. Ha scartato il nome di Casini. Ma per sedersi al tavolo col centrosinistra Salvini deve prima raggiungere un accordo forte con Meloni, dalla quale lo divide il no a Draghi. E non è poco. Intanto Renzi si tiene le mani libere: se sommasse i suoi voti a quelli del centro-destra, alla quarta votazione potrebbe essere determinante.

Il grave errore di Berlusconi

Berlusconi ha sprecato l’ultima grande carta della sua carriera politica. Si è ritirato senza indicare lui il candidato su cui il centro-destra doveva e poteva trovare unità. Anzi. Dicendo un chiaro no a Draghi ha dato un’indicazione che invece di unire divide profondamente la coalizione.

L’isolamento di Forza Italia

Berlusconi ha messo in grande difficoltà il suo partito che ora passa per essere il più ostile all’ascesa di Draghi al Quirinale ed è privo di qualsiasi ruolo nelle trattative in corso tra i partiti. Minacciare, come ha fatto il Cavaliere, di uscire dalla maggioranza se Draghi va al Colle è una pericolosa corsa nel vuoto che finirebbe per distruggere ciò che resta della creatura berlusconiana.
Se Draghi diventa Presidente e Forza Italia si sfila dalla maggioranza attuale, Tajani avrà grande difficoltà a gestire la doppia sconfitta: aver osteggiato invano il nuovo Presidente e diventare irrilevante nella formazione della nuovo maggioranza in cui sicuramente Salvini cercherà di farla da padrone. Un disastro assoluto.

L’abile attendismo di Meloni

La leader di FdI ha dimostrato grande abilità politica anche in questa vicenda. Per arginare l’attivismo di Salvini ha fatto quadrato sulla designazione di Berlusconi e sul principio di un candidato unitario del centro-destra. Ma non si è fatta intrappolare nell’ostilità a Draghi. In cuor suo Meloni può augurarsi che Draghi sia eletto e magari potrebbe anche votarlo. Otterrebbe così tre risultati positivi: dare una mano all’elezione di Draghi, mandare a casa il governo che non ama, e aprire un varco che potrebbe portare alle elezioni anticipate chieste da tempo da FdI.
Meloni sta bene attenta a non farsi intrappolare da Salvini.

L’impossibile impresa di Salvini

Il leader leghista, seguendo i consigli di Verdini, ha ora in mano l’opportunità di dimostrare di essere il leader del centro-destra. Ma per riuscire nell’impresa deve trovare prima un accordo forte con una Meloni molto guardinga. Salvini spaccia il no a Draghi come posizione unitaria del centro-destra Ma così non è perché Meloni non ha mai detto di essere contraria a Draghi.
Salvini va a trattare con il centro-sinistra ma porta sul tavolo solo i voti della Lega e forse di una parte di Forza Italia. Quindi il suo reale potere contrattuale non è così forte come potrebbe apparire.

Il centrosinistra più compatto

Letta è sicuro che il centro-destra non riuscirà a far quadrato su un candidato. Aspetta che questa operazione fallisca e solo dopo proverà a mettere le carte sul tavolo. Mantiene coperta la preferenza del Pd verso Draghi mentre nel M5S l’ostilità verso il Presidente del Consiglio diminuisce.

Renzi e il centro-destra

Finora la sua politica delle mani libere regge molto bene. Si tiene aperte tutte l strade. Non dice no a Draghi ma se il centro-destra riuscisse a mantenere i consensi raccolti da Berlusconi i voti di Italia Viva alla quarta votazione potrebbero fare la differenza.

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