Per l’Automotive serve un “percorso condiviso” per attuare un piano di transizione verde che se sottovalutato rischia di mettere in difficoltà imprese e lavoratori. È la riflessione della Fiom-Cgil a cui unisce la richiesta di un “tavolo sull’auto permanente”, tra sindacati, ministero e aziende.
Automotive dimenticata
Secondo la Federazione Italiana Operai Metalmeccanici ilGoverno da un lato ha condiviso gli obiettivi del documento della COP26 e del Green Deal, per l’abbattimento delle emissioni, ma nel Piano nazionale di
Ripresa non è previsto alcun intervento specifico sull’automotive. “Ora con la Legge di Bilancio”, sottolinea la Fiom-Cgil, “è stata persa l’occasione di mettere in campo i primi strumenti di sostegno al settore.
Per questo l’apertura di un percorso condiviso Mise e ministero del Lavoro, a cui aggiungere Mite e Mit per un piano di transizione dell’automotive, è non più rinviabile e un’occasione importante di politica industriale per il nostro Paese, pertanto è necessario che il tavolo sull’auto sia permanente”.
Governare la transizione
Gli obiettivi del confronto propone la Federazione dovranno essere condivisi tra le parti, “in un accordo quadro di governance delle politiche e del processo di transizione industriale”. Per la Fiom inoltre ogni sinergia che impegnerà il sindacato dovrà essere disposta con una consultazione diretta dei lavoratori.
L’impegno dell’Europa
La Federazione degli operai metalmeccanici ricorda inoltre che ci sono impegni europei che vanno mantenuti e l’Italia è indietro. “La trasformazione del settore”, evidenzia la Fiom-Cgil, “vede il
protagonismo di alcuni Paesi europei, Francia, Germania e Spagna; che attraverso piani di politica industriale stanno accompagnando le aziende e i lavoratori nel cambiamento, anche attraverso il ritorno delle produzioni ad alto valore aggiunto da altri Paesi”.
Il Patto Verde
Il sindacato osserva come il Green Deal europeo abbia indicato la strada da seguire per realizzare
questa profonda trasformazione. “Tutti i 27 Stati membri hanno assunto l’impegno di fare dell’Ue il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050”, ricorda la Fiom, “Per raggiungere questo traguardo si
sono impegnati a ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990”.