Il Documento programmatico di Bilancio che delinea quella che sarà la legge che impegnerà il Parlamento fino a dicembre è da più parti criticato per la sua prudenza.
In realtà la prudenza di questo documento è la sua principale virtù.
A differenza dello scorso anno non sentiamo bellicosi quanto velleitari squilli di tromba per dichiarare una “guerra a chiacchiere” all’Europa (ci ricordiamo che la linea del Piave del governo gialloverde era il deficit al 2,4% diventato poi – per gli scarsi in matematica – 2,04%?).
Nè sentiamo proclami da balconcini che inneggiano alla” sconfitta della povertà” e alla marcia trionfale di centinaia di migliaia di potenziali posti di lavoro per coprire quelli liberati dai pensionamenti di quota 100.
No, il Governo Conte2 sembra avere la testa sul collo e non in preda ad euforiche fantasie
Bisogna dare atto al ministro dell’economia Gualtieri di aver lavorato, in un mese scarso, in gran silenzio e con molta attenzione alla quadratura dei conti, rinunciando alla vetrina mediatica che vede i ministri più in TV che dietro le scrivanie.
Gualtieri è sicuramente più fortunato del prof. Tria che lo scorso anno dovette navigare tra il fuoco amico di Salvini e Di Maio e opporsi con tenacia e ottimi risultati all’assalto alla diligenza che Lega e 5S avevano irresponsabilmente progettato e che avrebbe provocato non solo una procedura di infrazione -evitata in extremis- ma soprattutto lo sfascio dei conti pubblici.
Tria ha saputo resistere per 12 mesi e credo che alla fine del suo mandato non abbia avuto il giusto riconoscimento che invece l’ex Ministro tornato alla cattedra di Tor Vergata ha meritato.
A quanti rimproverano a Gualtieri e soprattutto a Conte di non aver premuto sul piede dell’acceleratore nello scrivere il Documento all’esame della Commissione europea, bisogna ricordare cosa sarebbe stata la Legge di Bilancio se fosse rimasto in piedi il Governo gialloverde con la pretesa di Salvini di proporre spese in deficit fino a 50 miliardi e andare allo scontro finale con l’Europa.
Questo Documento di Bilancio è una “manovra” che mira a frenare la corsa dell’economia italiana verso il baratro dei conti senza controllo e serve a rimettere la macchina nel giusto assetto per poter ripartire.
Serviva molta prudenza in questa fase, bisognava riconquistare la fiducia dell’Europa e dei mercati, innanzitutto. E questo obiettivo è stato raggiunto. Non è poco. Solo in termini di riduzione dello spread, è già un bel risparmio.
Ma non ci si può fermare qui. E veniamo al punto. Se la prossima legge di bilancio servirà a mettere al sicuro i conti e a operare interventi di politica sociale indispensabili e di vera lotta agli evasori, il Governo non deve aspettare un anno e rinviare alla legge di bilancio del prossimo anno una serie di interventi per far ripartire l’economia. Ci sono molte materie sulle quali il Governo si dovrà impegnare, una volta incassata a dicembre l’approvazione della Legge di bilancio da parte Parlamento.
Ci soffermiamo su due temi che svilupperemo in seguito.
Il primo è la normativa sulla concorrenza. Ogni anno il Governo deve presentare al parlamento una legge che contenga misure per rendere effettiva la competizione nei servizi, nel commercio e tra le aziende. Purtroppo questa legge è sempre trascurata e spesso usata per fare il contrario. E invece l’economia italiana ha grande bisogno di sana concorrenza interna per poter diventare più competitiva sui mercati internazionali.
Il secondo tema è la semplificazione della burocrazia. Questa è una grande riforma che non costa niente, anzi, fa risparmiare allo Stato, ai cittadini e al mondo della produzione, del commercio e delle professioni tempo e denaro. Il Governo si metta al lavoro da subito su questi due fronti e qui, senza prudenza ma con coraggio estremo. Non servono le mezze misure.