Tra le lezioni del 2021 di cui fare tesoro per costruire il 2022, c’è quella per cui la frattura tra scienza e politica ha lasciato uno spazio al business per giocare un ruolo da protagonista nel fare da collante del tessuto sociale per lo sviluppo di società inclusive e sostenibili attraverso la generazione e la distribuzione di valore. Sempre a patto che le promesse si mantengano.
La corsa agli ESG
Per esempio, non è più un mistero come la corsa agli obiettivi ESG da parte delle aziende si sia trasformata nell’ennesimo esercizio di PR per ottenere il bollino della sostenibilità. Beninteso, niente in contrario, basta saperlo e uno gli dà il valore che la cosa merita.
Infatti, stando ad alcune analisi anche quella che doveva rappresentare l’ennesima piattaforma di dialogo tra aziende e società sembra essersi trasformata in un altro esercizio di corporate branding che di etico forse ha poco.
In altri termini, se è vero che c’è uno spazio bisognerebbe non perdere l’occasione e sfruttarlo bene con l’interesse generale in mente, soprattutto di questi tempi. Concretamente, restando in tema ESG, la chiave sarebbe la reale (e radicale, in molti casi) innovazione dei modelli di business per scongiurare l’effetto greenwashing. Insomma non propriamente un bollino, ma qualcosa di sostanziale.
Creare impresa come ponte per il domani delle nuove generazioni
C’è però dell’altro in tema di creazione e distribuzione di valore e passa attraverso l’incentivazione delle politiche attive del lavoro per aiutare le nuove generazioni a creare impresa laddove la creazione e la distribuzione di valore sta nel mettere proprio le startup sostenibili al centro della pianificazione economica.
Si tratta di un tema di cui c’è poca o nulla evidenza nel PNRR. In questo senso, si potrebbe fare sistema e muoversi dalle scuole primarie. Un po’ come per l’educazione civica. Aiutare le nuove generazioni a socializzare con la possibilità di creare e distribuire valore potrebbe favorire la crescita di italiani più consapevoli di dove vivono e come nonché di un popolo più fiducioso e ambizioso. Ovvero, dei leader.
In questo senso, e più in generale bisognerebbe agevolare al massimo la formazione di nuove imprese eliminando lacci e lacciuoli che prevengono flessibilità, vedi il bollino notarile per avviare una startup offertoci in dono in mezzo a una pandemia.
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Insomma, il nuovo anno ci pone di fronte alla necessità di creare futuro. E il futuro non è fatto solo di tecnologia, ma anche di mindset, di uno Stato leggero e di partecipazione dal basso. Il che suona come un vero e proprio programma politico.