Immaginare che un eventuale settennato di Draghi possa vedere il Presidente della Repubblica gestire il governo come se fosse una sua appendice significa essere fuori dalla realtà.
Se si vuole il semipresidenzialismo o il presidenzialismo, si deve cambiare la Costituzione non fantasticare.
I margini che avrebbe Draghi se fosse eletto Presidente dipenderebbero dai partiti: se dalle urne emergesse una maggioranza coesa e solida Draghi dal Quirinale non potrebbe che prenderne atto. Se, invece, ci dovesse essere la fluidità che ha caratterizzato la legislatura dal 2018 a oggi, Draghi avrebbe il compito di provare a mettere d’accordo una coalizione. Un governo del Presidente, dettato dall’emergenza come quello attuale, non potrebbe durare a lungo e richiederebbe la presenza a Palazzo Chigi di un fuoriclasse come Draghi che all’orizzonte non si vede.
Il tandem Mattarella -Draghi ha garantito 10 mesi di stabilità e di intensa azione di governo. Se -come pare- Mattarella non avrà un secondo mandato alcuni ipotizzano l’elezione di Draghi con l’idea che possa dal Quirinale continuare ad essere il dominus del governo tramite una persona di sua fiducia a Palazzo Chigi. In pratica il Presidente della Repubblica Draghi eserciterebbe -come in Francia- un potere reale sull’Esecutivo che non è previsto dalla nostra Costituzione.
Lo scenario è fantasioso, impraticabile e pericoloso.
Fantasioso perchè presuppone un’abdicazione dei partiti al loro ruolo, davvero singolare in un anno che precede le elezioni politiche.
I partiti nei prossimi 12 mesi saranno tutti attraversati dalla febbre di dimostrare la loro importanza e le loro specificità non certo dalla voglia di scomparire.
L’ipotesi di un Draghi che si possa comportare come Macron è impraticabile perchè richiederebbe quanto meno un’elezione all’unanimità che non sembra proprio essere nell’aria.
Ma l’ipotesl del semipresidenzialismo di fatto è pericolosa perchè affermerebbe il principio che la Costituzione si può anche scavalcare, sarebbe un precedente gravissimo che potrebbe aprire le porte a qualsiasi forma di avventurismo istituzionale dagli esiti imprevedibili.
Regole costituzionali chiare e da rispettare
Non possono esistere due Costituzioni se quella in vigore ha le caratteristiche di equilibrio e rigidità che coloro che l’hanno scritto hanno saggiamente voluto darle.
invece di pensare di ampliare di fatto i poteri del Quirinale bisognerebbe chiedersi perchè il Capo dello Stato debba essere costretto a spingersi fino al limite dei poteri di cui dispone per risolvere problemi che la politica rende intricatissimi. Il vero problema sta nella debolezza dei partiti e del sistema politico nel suo complesso. Le attuali regole elettorali e la fragilità di partiti non consentono la formazione di maggioranze stabili e solide. Le crisi di governo sono frequenti e spesso appaiono senza soluzione .
Da qui l’accresciuto ruolo del Capo dello Stato che deve di volta in volta inventarsi un modo per far emergere una maggioranza di governo, altrimenti avremmo elezioni anticipate ogni due anni.
Mattarella in 7 anni ha visto a Palazzo Chigi 5 Presidenti del Consiglio con altrettante maggioranze diverse. Ha dovuto gestire la nascita -non difficile- del Governo Gentiloni, dopo le dimissioni di Renzi , la formazione complicatissima del Conte 1, quella a sorpresa del Conte 2 e infine ha realizzato il “miracolo” di mettere insieme una vastissima coalizione intorno a Mario Draghi.
Non è corretto dire che Mattarella si sia comportato come se avesse i poteri del Presidente francese. Ha solo fatto il suo dovere: risolvere la crisi e aiutare i partiti a mettersi d’accordo. Ma non c’è stato nessuno scavalcamento, nessuna invasione di campo.
Nessun semipresidenzialismo di fatto è all’orizzonte o è auspicabile.
I partiti rispettino la Costituzione e si diano da fare per migliorare se stessi e le regole elettorali