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Draghi-Scholz: non solo politica bilaterale ma nuova visione comune dell’Europa

Oggi la visita del nuovo Cancelliere tedesco
lunedì, 20 Dicembre 2021
1 minuto di lettura

Dopo il “Trattato del Quirinale”, che ha messo ordine nelle relazioni tra Parigi e Roma ci sarà una sorta di “trattatino” tra Roma e Berlino? Un’intesa, forse meno ambiziosa di quella con la Francia, è necessaria per dare certezza nel tempo ai rapporti tra le due economie più interconnesse d’Europa. Ma Draghi e Scholz devono trovare una linea comune sulla revisione del Patto di stabilità e sui prossimi passi dell’integrazione europea che richiederà una politica triangolare più stretta e alla pari tra Italia, Francia e Germania.

Roma e Berlino sono legate a doppio filo da ingenti scambi commerciali vitali per le due economie. È utile ad entrambi i Paesi disporre di accordi anche settoriali che assicurino certezze e vita tranquilla alle aziende.

Ma Draghi e Scholz hanno l’esigenza di concordare una visione comune dell’Europa, dopo la conclusione dell’era Merkel.

Il tema strategico principale è quello della revisione del patto di stabilità. Scholz è socialdemocratico, è stato Ministro delle Finanze nell’ultimo governo Merkel e sicuramente non ha niente a che spartire con la visione iperigorista che ha caratterizzato per anni la politica tedesca molto influenzata dall’allora ministro Wolfgang Schauble e dal Presidente della Bundesbank Heins Weidmann che si è dimesso dopo dieci anni, il 20 ottobre scorso.

Merkel, con la sua storica abilità, era riuscita a barcamenarsi tra i due mastini e l’esigenza di dare ascolto proprio a Mario Draghi che da Francoforte impostava una politica opposta a quella voluta da Schauble e Weidmann.

Scholz ha come ministro delle Finanze un altro rigorista, il liberale Christian Lindner. E per lui non sarà facile gestire questo rapporto, visto che Lindner è anche un capo politico e, quindi, conta più di quanto potesse pesare un compagno di partito come lo era Schauble per Merkel.

La revisione del Patto di stabilità va impostata subito fino a quando all’Eliseo c’è ancora Macron. Quel che succederà alle presidenziali francesi non è prevedibile.

Draghi e Scholz dovranno dunque trovare una linea comune su questi tema insieme alla Francia. E questo ci porta al problema strutturale dell’Europa: il motore dell’Unione che spesso sembra arrancare. Finora questo ruolo se l’era assegnato la Germania, che -ogni tanto- lo spartiva con la Francia. Avanti così non si può più andare.

Serve un’intesa strategica tra Roma-Parigi e Berlino per imprimere un colpo di acceleratore all’Europa ed evitare che dopo i passi avanti fatti con il Next Generation Eu si torni a visioni miopi e di corto respiro.

Altri Paesi, come la Spagna e il Portogallo, potrebbero essere attratti da un asse trilaterale forte e coraggioso.

Per questo Draghi e Scholz hanno un compito storico: far capire che l’Europa va avanti verso nuove integrazioni proprio perché le tre maggiori economie sono convinte che questa sia la strada giusta e si impegnano in questa direzione.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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