“Dopo l’assassinio dei due agenti davanti alla Questura di Trieste abbiamo depositato una denuncia e ci costituiremo parte civile, come, peraltro, abbiamo fatto per il collega accoltellato a Tor Bella Monaca a Roma”. Fabio Conestà, segretario generale nazionale del Mosap (Movimento Sindacale Autonomo di Polizia), rivendica con orgoglio questa scelta finalizzata a “dare un segnale che bisogna fare qualcosa per le vittime e i loro cari”. L’uccisione dei poliziotti ha riportato sotto i riflettori il tema delle condizioni di lavoro degli operatori delle forze dell’ordine, obiettivamente pochi rispetto alle aspettative dei cittadini.
Segretario, gli italiani rivendicano sempre maggiore sicurezza, ma i presidi sul territorio incontrano difficoltà. Cosa sta accadendo?
“Il ridimensionamento o, peggio, la chiusura dei presidi di polizia sul territorio non è la risposta giusta alla carenza di uomini e mezzi. Questo atteggiamento sa di arretramento; ma noi non dobbiamo e non possiamo abbassare la guardia. La soluzione è assumere nuovo personale per metterli nella condizione di funzionare al meglio”.
Come giudica l’atteggiamento della politica rispetto alle vostra istanze?
“C’è una disattenzione cronica nei nostri confronti da parte dei governi, siano essi di destra o di sinistra, che si traduce in un scarso investimento o, comunque, non sufficiente sulle forze dell’ordine. Le posso fare un esempio concreto?”
Prego…
“Come sindacato ci siamo fatto promotori dell’acquisto di centinaia di magliette operative a Roma e non solo, perché l’amministrazione ne ha fornito una sola al personale in servizio. D’estate si può ben capire il disagio di chi deve stare per strada per ore, a stretto contatto con i cittadini. Analogo discorso vale per i mezzi. In questa sede, però, devo anche spezzare una lancia a favore del capo della Polizia, il prefetto Franco Gabrielli, che è una persona molto presente e dinamica. Il problema è che se le risorse non vengono stanziate non può fare nulla nemmeno lui…”.
E se si costituisse un tavolo sulla sicurezza?
“L’ennesimo? Ne sono stati fatti diversi. Il problema non è sedersi e discuterne, ma farsi ascoltare da chi deve prendere le decisioni, cioè dal governo. Ci sono pochi uomini nei commissariati che non possono garantire la copertura h24. A Roma i poli, istituiti proprio per questo motivo, spesso non riescono a far fronte a questa esigenza. Di recente ho avuto un confronto con il Questore di Roma, il quale ci ha garantito che, a breve, invierà 100 uomini nei commissariati della Capitale. È, senza dubbio, un segnale positivo, ma non risolve il problema”.
Perché?
“Perché ogni commissariato è soggetto a pensionamenti, trasferimenti e altre situazioni e, dunque, due uomini in più non danno quell’apporto che serve. È un segnale di attenzione, però non basta. La verità è che sulla sicurezza si deve investire in capitale umano, facendo i concorsi che portano linfa vitale nelle piante organiche, dal momento che l’età media è di 50 anni, e servono auto e mezzi adeguati”.