“Le banconote in euro faranno sempre parte delle nostre vite. Esse sono un simbolo tangibile e visibile della nostra coesione in Europa, in particolare in tempi di crisi”. Sono parole di Christine Lagarde, che torna a riaffermare l’importanza del contante come moneta stabile per la vita dei cittadini. Ciò all’indomani dell’annuncio del restyling dei biglietti in euro, che entro il 2024 verranno in pratica riscritti con una nuova veste grafica. Una decisione che agli incalliti fautori di una società cashless e ai fissati sostenitori della demoniaca natura del contante, dovrebbe forse far ulteriormente riflettere circa la inattuabilità e, soprattutto, la inutilità di certe, prospettate soluzioni. Soprattutto in Italia, Paese che si accinge ad imporre un nuovo limite al contante dal primo gennaio 2022, il più basso in Europa. Mille euro, con i quali si intende dichiaratamente combattere il riciclaggio e l’evasione fiscale, quasi che i criminali siano spaventati da queste limitazioni, e quindi si faranno maggiori scrupoli nel trasportare qualche valigetta di preziose banconote.
Forse non è mai troppo insistere per chiarire che il riciclaggio e l’evasione fiscale sono reati, mentre il trasferimento attuato tra due o più soggetti di banconote per somme totali superiori al limite fissato non costituisce automaticamente reato, bensì solo nel caso in cui si dimostri la provenienza delittuosa del denaro.
Per intenderci, se consegno una valigetta con €100.000 ad un altro soggetto non commetto reato, ma una violazione di natura amministrativa prevista dal decreto legislativo 231 del 2007, la nostra legge antiriciclaggio. Se il denaro viene trasferito invece perché il mio complice lo utilizzi per nascondere la vera provenienza dei €100.000, che ad esempio ho rubato oppure non ho dichiarato al fisco, si concretizzerà un reato a prescindere dalla somma trasferita.
Ovviamente la criminalità organizzata è molto attenta e si guarda bene dal trasferire denaro proveniente dai delitti che commette con queste modalità banali e facilmente intercettabili.
Come le indagini e i dati ufficiali confermano sempre di più, le mafie “possiedono” intermediari finanziari, broker e professionisti in tutto il mondo, capaci di costruire operazioni e schemi di evasione fiscale e riciclaggio molto sofisticati, basandoli soprattutto sull’utilizzo di sistemi tradizionali di pagamento, bonifici e carte di credito i preferiti, ma oggi delle temibili criptovalute.
Per questo la Banca Centrale Europea, già da due anni, non stampa più banconote da €500, le più a rischio di falsificazione e riciclaggio. Ed è difficile, credetemi, trovare ancora abili falsari in tutto il mondo.
Secondo invece una recente statistica pubblicata da uno dei provider più affidabili di servizi di protezione virtuale nel mondo, denominato Nord VPN, oltre 4 milioni di carte di pagamento (credito e debito) clonate sono state rinvenute nel dark web ad oggi.
Le carte italiane hackerate sarebbero 82.000.Per Natale si stanno regalano green pass falsi. Basta avere un portafoglio virtuale in criptomonete e il gioco è fatto.
Mentre continuiamo a pensare a controllare, attraverso interrogatori bancari di malcapitati correntisti che decidono di prelevare qualche somma dal proprio conto, si incrementano di trilioni di euro le transazioni in bitcoin e altre criptovalute. La maggior parte di esse non è tracciabile, anzi rintracciabile, a meno che non si giunga finalmente alla loro regolamentazione. Senza dire che, per i paradossi italiani di cui siamo capaci solo noi, esistono sul nostro territorio 72 pos dove sì prelevano contanti a fronte di cambio di criptovalute, e viceversa. I detrattori delle banconote che ne pensano?
Il progetto del nuovo euro cartaceo e di quello digitale, secondo il membro italiano della Bce Fabio Panetta, mira a “dare agli europei forme di denaro sicure e solide”.
Il resto….scusatemi …. è noia.
*Prof. Avv. Ranieri Razzante, Consigliere per gli Affari Delegati del Sottosegretario alla Difesa, docente di Legislazione antiriciclaggio – Università di Bologna, docente di Diritto dell’economia – Università di Cassino
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