Italia-Francia, cugini dispettosi da sempre ma con radici storico-artistico-economiche profondamente comuni. Rinvigorire e rafforzare tra i due Paesi una cooperazione già di fatto esistente da decenni, fondata sulla stessa scala valoriale, visione dell’Europa, del mondo e del futuro che si vuole, a cominciare dalla transizione ecologica e digitale, le ragioni alla base del “Trattato del Quirinale” firmato ieri a Roma dai Presidenti Macron e Draghi.
I lavori per la costruzione di una nuova alleanza al di là e al di qua delle Alpi è un lavoro partito nel 2017, quando in un bilaterale franco-italiano i nostri ministri fecero notare a Parigi che le distanze esistenti rappresentavano una anomalia storica. Rilanciato l’anno successivo dall’allora presidente del Consiglio Gentiloni, è stato portato avanti da due gruppi di saggi di ambo le parti e fortemente sostenuto dal capo di Stato Mattarella. I dettagli dell’accordo sono stati resi noti solo al momento della firma, anche ai parlamentari che dovranno con un voto ratificarlo, quasi a evitare che “forze avverse”, come le ha definite Macron, potessero impedire la costruzione di questa nuova “Casa franco-italiana”. Molti gli scambi previsti, anche culturali per i nostri giovani studenti e per gli artisti oltre che per i ministri, che una volta al mese prenderanno parte ai reciproci Consigli di Stato. Perché, ha detto Draghi, tutto deve reggersi su un esercizio continuo di amicizia, di dialogo, confronto e quando possibile di azione comune.
Insieme contro la pandemia, i cambiamenti climatici e la difesa dei prodotti agro-alimentari
Tanti i punti che denotano una comunione di intenti che meritava di essere rafforzata, dalla decarbonizzazione alla ricerca sull’idrogeno, agli investimenti in campo tecnologico e spaziale, alla difesa che l’Europa deve fortificare in forma complementare alla Nato, ma che dia al continente anche una propria autonoma capacità di reazione. Ma soprattutto è il modello agricolo e di difesa dei prodotti di origine controllata che ci vedrà più forti insieme. In ogni caso, la collaborazione tra Roma e Parigi sembrerebbe già funzionare meglio che in passato. Anche l’apertura un po’ a sorpresa del ministro Cingolani al nucleare, di cui la Francia è un forte produttore (58 reattori nucleari attivi, che producono più del 70 per cento dell’energia elettrica francese), è sembrato un occhiolino strizzato ai nostri vicini.
In discussione il Patto di stabilità nella UE
Difficile, però, non pensare che alla base dell’accordo non ci sia anche la volontà di creare un asse forte nel sud-Europa, del quale potrebbe far parte anche la Spagna, per rilanciare la discussione sul debito pubblico all’interno dell’Ue, ora che l’uscita di scena della cancelliera tedesca Angela Merkel lascia un vuoto che il suo successore designato Olaf Scholz deve ancora colmare. A sostenerlo è anche il quotidiano tedesco “Handelsblatt”, che individua nel duo “Dracron”, Draghi-Macron, una possibile sfida per il nuovo governo federale, soprattutto dopo che il presidente del Partito liberaldemocratico (Fdp), Christian Lindner, probabilmente prossimo ministro delle Finanze della Germania, ha già affermato che l’Ue “non dovrebbe diventare un’Unione del debito”. Ipotesi smentita da Draghi e Macron che hanno sottolineato come l’Unione Europea si basi su tante amicizie parallele e non antagoniste, anche se il nostro Premier non si è lasciato sfuggire l’occasione per ribadire che il bilancio europeo andrà sicuramente ridiscusso, anche alla luce della pandemia. Senza l’intervento dello Stato, ha detto infatti Draghi, non ce l’avremmo fatto a reggerne l’urto.