lunedì, 16 Dicembre, 2024
Politica

A Conte non tornano i conti. Il feeling mai nato col M5S

Farà male a Giuseppe Conte la presidenza dei 5 Stelle? L’ex inquilino di Palazzo Chigi è ancora molto popolare nonostante siano trascorsi 10 mesi dalla sua defenestrazione voluta da Renzi. È il leader di partito più gradito agli italiani. Draghi, che ha 20 punti di consenso più di lui, non è un capopartito.
Ma Conte ha due problemi: non controlla il Movimento e i 5S sono in calo sia nei sondaggi e che nel peso politico all’interno dell’attuale maggioranza.
Conte non è fatto per i 5 Stelle e i 5 Stelle non sono fatti per lui.

Ci sono dunque strane contraddizioni.

Conte gode di un consenso personale più ampio di quello attribuito dai sondaggi ai 5 Stelle. Ma la sua credibilità non produce effetti: non fa guadagnare voti al Movimento e non dà a lui la forza e l’autorevolezza necessarie per guidare una formazione politica che non trova pace. Anzi, da quando Conte ha preso il timone il peso politico dei 5 Stelle è diminuito al punto che nell’ultima lottizzazione della Rai non hanno ottenuto nulla. La reazione di Conte è stata fuori luogo, ma non era mai successo che il partito, attualmente di maggioranza relativa in Parlamento, fosse così duramente umiliato nella spartizione dei direttori.

La risposta a queste contraddizioni è una sola: Conte non è fatto per i 5 Stelle e i 5 Stelle non sono fatti per lui. Nonostante sia stato il Movimento a trasformare un bravo ma poco conosciuto avvocato in un Presidente del Consiglio che ha guidato 2 governi in momenti difficilissimi, tra i due non c’è feeling.

Forse perché tra i 5 Stelle ci sono politici più… navigator(nel significato inglese del termine) e più navigati (nel senso italiano della parola) di lui: giovanissimi senza blasoni accademici ma smaliziati, abilissimi nel maneggiare il potere? Forse perché Conte stava bene ai 5 stelle quando era a palazzo Chigi ma non lo accettano come capo partito? Forse perché Di Maio, passata la quarantena al Ministero degli esteri, tornerà con una faccia più istituzionale e non più populista sulla tolda della nave?

Conte dovrebbe porsi più di un interrogativo e trarne le conseguenze. Se i 5 Stelle rimangono fuori dagli accordi sul Quirinale, se fra un anno gli toccherà cospargersi la testa di cenere registrando il tonfo elettorale del Movimento nel 2023 rischia di perdere lo scettro di comando del Movimento. Sarebbe la sua seconda e definitiva uscita di scena, almeno dal gioco politico.

E pensare che un anno da questa colonne gli avevamo suggerito di conferire a Draghi i pieni poteri nella gestione del Pnrr. Se avesse accettato, Conte sarebbe rimasto alla guida del Governo.

E pensare che, sempre un anno fa, da Saint Vincent era stato inviato a Conte un invito affinché si mettesse alla guida una nuova formazione politica di centro e ambientalista, tutta da costruire su un terreno vergine non rappresentato, libero dai giochi e giochetti dei vecchi partiti, 5 Stelle inclusi.

Conte fece male i conti che adesso non gli tornano.

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