lunedì, 16 Dicembre, 2024
Esteri

Lo “scatolone di sabbia” costato caro all’Italietta

Come nacque -male- il rapporto tra Italia e Libia (3)

Dopo l’eccidio di Sciara Sciat la Turchia prepara l’offensiva. In Italia l’emozione suscitata da quelle morti è enorme. Il Governo cerca di coprirsi le spalle con l’Austria mentre iniziano le operazioni navali nel mar Egeo. Vengono bombardati i forti dei Dardanelli, i nostri soldati sbarcano a Rodi, si occupa il Dodecanneso. Per tutta la prima parte del 1912 i reparti italiani furono impegnati in operazioni di conquista che si sviluppavano su piccoli, circoscritti fronti. Se la striscia di mare era già stata occupata, la penetrazione nei territori interni avanzava, viceversa, a fatica.

Con aprile si intensificano gli assalti. Nomi e località arabe si succedono nei rapporti dello stato maggiore: Tobruk, Zanzur, Sidi-Alì, Mergheb; alcuni di questi luoghi li ritroveremo nella seconda guerra mondiale; altri verrano di lì a poco “italianizzati”.

Il 18 ottobre 1912 il Trattato di Losanna metterà d’accordo il re d’Italia e l’impero Ottomano: la Libia diventa una colonia italiana con l’aggiunta delle isole turche di Rodi e del Dodecanneso. Tutte le potenze riconobbero la sovranità italiana.

Come sempre, e anche in questo caso, le conseguenze successive al Trattato di pace non furono quelle auspicate alla vigilia. Le condizioni economiche del Paese conquistato erano molto diverse da quelle che l’enfasi aveva lasciato sperare. Gaetano Salvemini parlò di “scatolone di sabbia”; nessuno poteva ancora immaginare che sotto quella sabbia, qualche decennio dopo, si sarebbero trovati giacimenti petroliferi tra i più redditizi.

Sul finire del 1912 era perciò possibile tracciare un consuntivo della guerra: 3.400 morti e poco più di 4.200 feriti. I costi furono oggetto di roventi polemiche. Giolitti aveva parlato di poco più di 500 milioni, ma l’opposizione replicò indicando una cifra che superava il miliardo. La spesa comunque ebbe un’effetto immediato: l’onere andava ad interrompere lo sviluppo sociale del Paese, mentre le risorse necessarie per affrontare i nuovi problemi derivanti dall’organizzazione e dallo sviluppo della colonia erano ingenti.

Tuttavia inizierà un’opera colonizzatrice che avrà il suo culmine nella seconda metà degli anni Trenta, con uno sforzo organizzativo cui parteciparono gli oltre 30.000 italiani che tra il 1938 e il 1939 s’installarono in Tripolitania e Cirenaica. Intere famiglie si imbarcarono per fare fortuna. Intere famiglie avrebbero poi dovuto abbandonare il Paese di lì a pochi anni. (3-continua)

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