In tanti vorrebbero che il tandem restasse al suo posto, alcuni fino al 2026, quando si concluderà l’attuazione del Pnrr. Da 9 mesi, infatti, l’Italia vive una stagione di grande tranquillità. L’ autorevole Presidente del Consiglio super partes, stimato e rispettato ha rassicurato l’Europa e avviato riforme che nessun altro era riuscito a fare prima. Il Capo dello Stato, in assenza di una maggioranza politica, con equilibrio e abilità, ha evitato che il Paese finisse nel caos in piena pandemia, dopo la crisi del Conte 2. Perchè interrompere questo momento magico della vita italiana?
Il calendario della democrazia ha i suoi tempi. Prevede tra due mesi l’elezione del successore di Mattarella e fra un anno le elezioni politiche con le inevitabili dimissioni di Draghi.
Lasciare Mattarella al Quirinale è pressochè impossibile, vista la determinazione con cui il Presidente ha fatto capire la sua contrarietà al secondo mandato. Solo un’unanime richiesta del Parlamento potrebbe costringere Mattarella a ripensarci. Ma non potrebbe accettare un mandato a termine, non previsto dalla Costituzione. E questo rende più complicato al centro-destra (che per decisione di Renzi fu escluso dalla scelta di Mattarella nel 2015) mettere nel conto un altro settennato pieno per l’attuale Presidente.
Fare in modo che Draghi rimanga a Palazzo Chigi è molto semplice: basta non eleggerlo al Quirinale e non inventarsi una crisi politica a meno di un anno dalla scadenza naturale della legislatura.
Al momento lo scenario più realistico è che il tandem si spezzi: a febbraio al Quirinale non ci sarà più Mattarella e Draghi resterà a Palazzo Chigi solo per un anno. E dopo cosa succederà?
Dipende ovviamente dell’esito delle elezioni del 2023.
Il centro-destra è una coalizione abbastanza coesa. Se vincerà, essendo a trazione sovranista Salvini-. Meloni, a Palazzo Chigi siederà uno dei due. La distanza rispetto all’europeista Draghi sarà abissale. Il Presidente della Repubblica, di fronte alle decisioni degli elettori ben poco potrebbe fare per attenuare la portata di un Governo ostile all’Europa. E le conseguenze sono facilmente immaginabili: l’Europa che con Draghi può chiudere un occhio, sarebbe rigida nei confronti di eventuali inadempienze dell’Italia e i soldi non arriverebbero più.
Il centro sinistra è un arcipelago complesso e litigioso. Se anche dovesse vincere la sua tenuta sarebbe piuttosto fragile. Letta tornerebbe a Palazzo Chigi, sempre in cerca di serenità, anche se non quella promessagli all’epoca da Renzi. L’Italia potrebbe avere meno problemi con l’Europa ma la tenuta della maggioranza sarebbe sempre una scommessa.
In entrambi i casi si scatenerebbe una tempesta o del centro-destra con l’Europa o tra i 5-6 partiti del centro-sinistra.
Se, invece, si riproducesse il quadro attuale, cioè di assenza di una maggioranza politica solida, potrebbe tornare in campo Draghi come Presidente del Consiglio. Ma ci sarebbe bisogno di un Mattarella capace di governare l’instabilità politica e ridare tranquillità al Paese. Un tandem simile a quello di oggi, insomma.