“Reality check”, parla d’obbligo in inglese in quel confronto sulla “realtà” l’appuntamento di Confindustria al Forum Trilaterale delle associazioni imprenditoriali di Germania e Francia, BDI e Medef. Sono gli industriali dei primi tre Paesi manifatturieri dell’Europa che si confrontano con rappresentanti istituzionali, nazionali ed europei, per condividere riflessioni sull’impatto della transizione verde e digitale e sul ruolo degli investimenti per rilanciare la crescita dell’Ue.
“Si tratta di un appuntamento importante”, spiega Stefan Pan, Delegato del Presidente di Confindustria per l’Europa, “perché testimonia l’ottimo rapporto di cooperazione tra le tre maggiori economie europee e la rafforzata consapevolezza del ruolo che il mondo dell’industria può e deve giocare in questa stagione di riflessione, negoziato e riforme, nel rimodellare il volto e il peso dell’Europa post pandemia”.
Rischio depotenziamento
Per Confindustria la preoccupazione principale riguarda il Piano europeo di ripresa, che venga depotenziata o vanificata nei suoi risultati a causa di regole scritte senza tener conto del contesto in cui saranno applicate.
“Per questo”, evidenzia Stefan Pan, “le scelte che l’Unione europea si appresta a rendere vincolanti hanno bisogno di un “reality check”, senza il quale si rischia di scrivere un libro dei sogni o, peggio, di ipotecare il futuro delle nuove generazioni e il ruolo dei nostri Paesi nello scacchiere globale”.
Nuovi rapporti di forza
Gli equilibri geopolitici e geostrategici globali, per gli industriali italiani, si stanno ridisegnando e l’Unione europea “rischia di subire le scelte di posizionamento dei suoi principali competitor, scelte che passano attraverso un rafforzamento o un ripensamento degli standard di produzione e distribuzione molto meno sensibili alla tutela dell’ambiente”.
“È un dato di fatto”, continua Pan, “che le nostre imprese competono a livello globale con attori che hanno vincoli molto meno rigidi e che non sempre condividono le ambizioni climatiche e di autonomia strategica
dell’Unione”.
Rivoluzioni e costi
Per Stefan Pan, bisogna essere chiari sul fatto che “le rivoluzioni industriali hanno costi economici e sociali molto alti. Gli obiettivi europei, quindi, devono necessariamente essere accompagnati da misure adeguate, per supportare da un lato le imprese nel processo di transizione e, dall’altro i territori e i cittadini nell’affrontare tali processi, senza minare la coesione sociale. Da questa prospettiva, è evidente che servono investimenti maggiori rispetto a quelli previsti da Next Generation EU, ed è altrettanto evidente che l’Unione europea deve creare un ecosistema che incentivi quelli privati, in modo da determinare quell’effetto leva su cui spesso si fa aprioristicamente affidamento senza però averne creato le condizioni”.
Riformare il Patto stabilità
E secondo Pan, “uno dei primi banchi di prova sarà la riforma del Patto di Stabilità e Crescita. Servono regole fiscali nuove. In questo senso, il Forum Trilaterale potrebbe essere l’occasione per fare fronte comune con BDI e Medef sulla proposta di scorporare gli investimenti per la doppia transizione dal calcolo del deficit, come contributo di riflessione prima che la Commissione europea metta nero su bianco le sue indicazioni. Senza misure “realistiche” si rischia di creare ulteriori pericolose distorsioni competitive e di indebolire fortemente la posizione internazionale della nostra industria, determinando desertificazione industriale e depressione economica in interi territori dell’Unione”.