In questi anni la robotica ha fatto passi da gigante, in particolare sviluppando le cosiddette macchine cooperative, cioè robot che non sostituiscono l’uomo ma si affiancano a lui in compiti di lavoro. Fanno ad esempio molta sensazione in rete i video di Boston Robotics che mostrano macchine antropomorfe o zoomorfe in grado di compiere con grande precisione evoluzioni a ritmo di musica.
La frontiera successiva è lo sviluppo dei robot come strumenti di simbiosi, in grado cioè di integrarsi un ambiente umano (ad esempio una abitazione), reagendo ad emozioni e trasferendo in qualche modo empatia.
Ad esempio Sophia, di Hanson robotics, è in grado di riprodurre 62 espressioni facciali.
Per brevità ricordiamo solo Abel, robot bambino dell’università di Pisa, in grado di interpretare le emozioni umane e di generare empatia.
E ancora il famosissimo I-CUB dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) di Genova: un robot bambino con la capacità di apprendere.
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Il tema chiave è come semplificarne il controllo in modo da non assorbire troppa energia ma generando comportamenti fluidi e “naturali”.
Se n’ è parlato oggi a Focus live, esplorando in particolare l’evoluzione delle protesi robotiche.
La sua mano artificiale è davvero in grado di fare cose incredibili: dal piantare chiodi a prendere delicatamente un bicchierini di plastica senza schiacciarlo.
Nel futuro l’interazione fra esseri umani e macchine sembra oramai una certezza, con i grandi vantaggi che questo può comportare purchè vengano rispettate le tre leggi della robotica del grande Isaac Asimov del 1942:
- Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
- Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.
- Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.