Una coperta economica troppo corta per tutelare tutto. Per fine mese i partiti dovranno uscire dalle ipotesi per dire cosa incentivare e con quali priorità: ammortizzatori sociali, politiche del lavoro, taglio del
fisco, sostegno alle imprese. Sono i dossier aperti e che attendono il via libera. Ogni scelta ha bisogno di fondi.
RdC, da cambiare
Un miliardo, sarebbe questo il livello del taglio al Reddito di cittadinanza, – secondo le prime anticipazioni – un pianodi restyling che non dovrebbe toccare gli incentivi alle fasce più povere ma rimodulare quella parte di RdC che sulla carta doveva servire a creare occupazione ma è stato un fallimento. Il sussidio sarà ridimensionato e i soldi risparmiati saranno dirottati altrove. Ma dove?
Sui fondi da assegnare i partiti dell’area di governo, si sono posizionati in modo contrapposto. Il Pd con il ministro del lavoro Orlando batte cassa in favore di nuovi sussidi. Mentre nel centrodestra si preme per il taglio delle tasse.
Ammortizzatori o riduzione del fisco?
Il dicastero del lavoro è il più esposto ai venti di crisi della lunga coda del post pandemia. Il miliardo del RdC potrebbe andare alla riconfigurazione degli ammortizzatori sociali, tenendo conto che dalla primavera scorsa sindacati e Associazioni di categoria chiedono sostegni duraturi. Dal lato opposto Lega, Forza Italia e Italia Viva chiedono che ogni euro risparmiato dal RdC dovrà servire a ridurre il peso del fisco
su persone e imprese.
L’ambizioso piano Orlando Il via libera agli ammortizzatori sociali universali con garanzie e tutele vantaggiose e durature per lavoratori e imprese in difficoltà, costerà oltre sei miliardi l’anno. Il Ministero
dell’economia e finanze però ne prevede la metà. Il progetto annunciato dal ministro Andrea Orlando è economicamente ambizioso: Cassa integrazione universale, potenziamento del Naspi e Dis-coll – indennità
mensile di disoccupazione – l’ampliamento degli interventi della Cigs, con una riforma complessiva del lavoro con il Piano Gol (Garanzia occupabilità dei lavoratori). I costi secondo le proiezioni possono
arrivare a superare gli 8 miliardi, ma finora di certo c’è il miliardo e mezzo preso dalla fine del progetto cash-back.
Ipotesi taglio del fisco
Lega, Forza Italia e Italia Viva, premono, invece, per la riduzione delle tasse, aspettativa nutrita anche da Confindustria che chiede meno fisco e più incentivi allo sviluppo. Sul fisco il “cantiere” è appena
iniziato ma c’è la parola del premier Draghi sulla riduzione delle tasse e con il Pil in crescita e il deficit in calo, i miliardi recuperati andranno nella riduzione del taglio dell’Irperf, di una rimodulazione dell’Iva e e dell’Irap.
Scontro politico da sopire
Le aspettative dei partiti sono divergenti considerando che ogni ministero è poi a caccia di fondi. Il tutto rende estremamente complicata ogni quadratura del cerchio. Per evitare un cortocircuito di polemiche tra partiti di governo, eventualità che il premier Draghi non permetterebbe in una fase di applicazione dei progetti del Piano nazionale di Ripresa, spunta l’idea di lavorare sui tempi. Far slittare la riforma degli ammortizzatori sociali per l’inizio del 2022, concedendo nuove proroghe. Posticipare la riforma del lavoro così come per quella del fisco. In attesa che si intercetti la crescita, il balzo del Pil e il via libera di Bruxelles alla prossima manovra economica che sta per approdare in Parlamento.