domenica, 17 Novembre, 2024
Politica

Le prospettive politiche di Fratelli d’Italia. Meloni, dopo il no al fascismo le sfide per essere destra moderna

Giorgia Meloni chiude definitivamente la porta ai nostalgici del fascismo, del razzismo e dell’antisemitismo. Le sue parole nell’intervista al Corriere sono chiare e meritano apprezzamento. Ci si attende che alle prossime manifestazioni di Fratelli d’Italia non siano “graditi” gruppi come Casa Pound né gesti come il saluto romano. Meloni non ha nulla a che vedere col fascismo. Ma farebbe bene a prendere le distanze da leader autoritari e illiberali come Orban perché democrazia e libertà vanno sempre difese proprio per evitare che rinascano tentazioni che mettano a rischio le conquiste della democrazia libera e pluralista. Orban ha forse bisogno del sostegno di Meloni ma lei ha tutto da perdere fa questo relazione impropria.

 Nella sua intervista Giorgia Meloni ha gioco facile a stigmatizzare alcune contraddizioni della sinistra ex comunista e la faciloneria con cui si ricorre all’accusa di fascismo quando si è a corto di argomenti. Meloni ha anche ragione quando ricorda ch e a fondare Fratelli d’Italia insieme a lei c’era una persona per bene e di qualità come Guido Crosetto. Sgomberato il campo dal fascismo, il problema principale di Giorgia Meloni è duplice: la sua collocazione in Europa e la selezione della classe dirigente.

Sul primo punto Meloni deve chiarire se le sue critiche all’Europa sono in chiave sovranista – e quindi di riduzione dei poteri delle istituzioni  europee – o se sono uno stimolo a fare di più e meglio. Meloni ha toccato con mano quanto l’Europa sia stata solidale con l’Italia nella pandemia e sa benissimo che la prima condivisione del debito con il Next Generation Eu va nel senso di una maggiore integrazione non di un indebolimento delle strutture comunitarie a vantaggio dei nazionalismi. Una destra europea moderna dovrebbe riscoprire i valori della centralità del Vecchio Continente e della sua autonomia rispetto al gioco delle Grandi Potenze. Inoltre, una Destra moderna dovrebbe annoverare  tra i suoi valori anche quella della libertà, della separazione dei poteri, della democrazia sana e non sottoposta allo strapotere dei partiti.

Sono tutti temi che nella cultura politica della destra italiana miglior hanno sempre avuto spazio. Meloni farebbe bene a riscoprirli e a lasciare Orban al suo destino. Infine, la selezione della classe politica. Quando un partito cresce in fretta finisce per imbarcare di tutto. Ma se ambisce ad avere un ruolo di Governo deve saper anche far pulizia al suo interno e formare un gruppo dirigente all’altezza. Un lavoro impegnativo strettamente collegato alle altre considerazioni di contenuto che abbiamo svolto. Per Meloni la vera sfida ora è la credibilità e l’affidabiltà di una strategia che sia più simile a quella della Csu bavarese che a Fidez di Orban.

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