giovedì, 14 Novembre, 2024
Esteri

Capire il senso di Aukus. Un passo avanti per Francia e Nato

Prosegue il dibattito internazionale con riferimento al caso dei sottomarini australiani e alla nascita del cd. patto AUKUS (Australia, Regno Unito, US). Il recente incontro telefonico tra i Presidenti Biden e Macron  ha permesso di superare l’irritazione di Parigi contribuendo ad analizzare la questione in modo più razionale. Nel comunicato congiunto, Biden ha fatto capire che, in relazione all’annuncio fatto lo scorso 15 Settembre, sulla nascita di Aukus sarebbe stato opportuno effettuare delle preventive consultazioni aperte tra alleati su questioni di interesse strategico per la Francia e i partner europei.

Oltre a questa prima, formale, assunzione di responsabilità, Biden ha anche riaffermato l’appoggio degli Stati Uniti nei confronti della Francia per quanto riguarda la lotta comune contro il terrorismo, principalmente nell’area del Sahel dove Parigi è fortemente impegnata da molto tempo. Infine, Biden ha riconosciuto l’importanza di una difesa europea più forte e più capace in grado di contribuire positivamente alla sicurezza transatlantica e globale in modo complementare alla NATO.

A seguito di queste dichiarazioni di intenti, che in qualche modo compensano la perdita del contratto miliardario originariamente firmato tra Canberra e Parigi consistente nella fornitura di 12 sottomarini francesi alla Royal Australian Navy e poi risolto a favore della tecnologia statunitense, Macron ha ordinato il ritorno dell’ambasciatore francese a Washington ritirato a seguito dell’inaspettato annuncio.

Lo scopo di AUKUS

Occorre ricordare che il vero obiettivo di AUKUS è il contenimento della Cina, e la vendita di tecnologia statunitense, piuttosto che francese è funzionale proprio a questo. Gli Stati Uniti non possono contenere la Cina dalla terra ma devono farlo in mare. L’Indo-Pacifico, infatti, rappresenta la nuova zona di rilevanza prioritaria per le strategie di Washington che per funzionare necessitano di partner con i quali condividere tecnologia militare e non solo. L’accordo AUKUS, infatti, prevede la condivisione anche di tecnologia cyber, quantistica, relativa all’intelligenza artificiale e a missili ipersonici. Un pacchetto che fa comprendere come la conflittualità sia ormai di natura ibrida, la quale coinvolge non solo lo strumento militare (rafforzato dai sottomarini a propulsione nucleare che saranno venduti all’Australia) ma anche da tutta una serie di ulteriori tecnologie che permetteranno ai Paesi dell’area di competere su vari fronti.

La fine della NATO?

Molti si chiedono se questo nuovo patto rappresenti la fine della NATO. Dichiararne la morte sarebbe eccessivo. Sicuramente si procede verso una rimodulazione delle priorità e delle necessità che la geopolitica attuale impone di valutare attentamente. AUKUS non potrà sostituire del tutto il Trattato del Nord Atlantico dal quale ha origine la NATO per vari motivi; non solo per le caratteristiche e per le finalità dei due accordi, ma anche per quell’art. 5 del Trattato il quale stabilisce che “Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza […] ciascuna di esse […] assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, […], l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata…”. Infine, la competizione storica tra Regno Unito e Francia, accentuata dai recenti avvenimenti, non è tale da incidere definitivamente sul destino dell’Alleanza Atlantica. I due Paesi sono legati da accordi bilaterali in materia di sicurezza e difesa culminati nel 2010 con il trattato Lancaster House.

L’Europa dopo AUKUS

Sicuramente, come ribadito dal Presidente Biden nel comunicato congiunto citato, Washington supporterà la nascita di una difesa europea affinché l’Europa possa badare ai propri interessi (contenimento della Russia, contrasto al terrorismo internazionale, gestione dei flussi migratori, etc.) mentre gli Stati Uniti saranno impegnati altrove. La Francia è in prima linea su questo fronte e il nuovo accordo tra US, UK e Australia, insieme all’uscita di scena di Angela Merkel, probabilmente, creerà maggiore spazio alle ambizioni francesi di leadership europea. In questo scenario l’Italia ha l’opportunità di affermarsi come fattore di equilibrio tra le varie oscillazioni dei vari attori europei coinvolti in questo momento di ridefinizione delle relazioni internazionali, tentando così di mantenere l’occidente unito.

Compito arduo, ma la progressiva autorevolezza che il nostro Paese sta acquisendo ci fa essere ottimisti.

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