Per il reddito di cittadinanza i 7 miliardi e 200 milioni spesi ogni anno non creano occupazione. Utilizzare queste risorse per creare lavoro duraturo, con redditi certi e sicurezza. Solo così si può puntare sullo sviluppo e la crescita del Paese.
Il mondo del lavoro è ogni giorno scosso da fatti di segno opposto sui quali va fatta una riflessione seria e libera. C’è un susseguirsi di notizie drammatiche di incidenti e morti nei cantieri, nelle fabbriche e lungo le strade. Ci sono le vicende e le proteste dei sindacali per quei licenziamenti, ineccepibili, fatti da multinazionali via whatsapp. C’è la forte preoccupazione delle imprese di non trovare personale. C’è il rischio che il Piano nazionale di Ripresa rallenti per mancanza di maestranze. Infine le note Istat ripetono che ci sono troppi giovani che non vogliono dedicarsi ad una occupazione e, tantomeno, a intraprendere un percorso di formazione.
RdC fallimentare
In questo scenario di fatti negativi rispunta come vessillo politico il nodo del Reddito di cittadinanza, che per noi rimane un errore clamoroso. Ad iniziare dall’aver unito un aiuto temporaneo ad un sistema inefficiente di assunzioni e lavoro. Ben sapendo che tra quel milione di famiglie destinatarie di RdC, equivalenti a 2,5 milioni di persone, in pochi avrebbero poi scelto di lavorare, per numerosi e diversi motivi. Sarebbe stato più onesto dare un aiuto economico senza contropartita. Invece la retorica, per non dire la strumentazione elettorale,
ha voluto inneggiare ad una bufala totale con lo slogan: “abbiamo abolito la povertà”.
Sprecati 7.2 miliardi
Si scopre ora che la retorica politica/elettorale costa ai cittadini circa 7,2 miliardi l’anno. A testimoniare l’assurdo sperpero di risorse anche la relazione della Corte dei conti che ricorda come solo il 2% delle persone che hanno ricevuto il Reddito di cittadinanza è riuscito a ottenere un lavoro attraverso i centri per l’impiego. Quel posto è costato allo Stato una somma incredibile, 52 mila euro, il doppio del costo di un lavoratore di una impresa privata o assunto in un ufficio pubblico.
Attenti al futuro
Comunque la si giri parlare del RdC come un incentivo al lavoro è una pericolosa e costosa sciocchezza. Bisogna che la Riforma del lavoro che è in questi giorni in discussione tolga di mezzo l’idea di riunire ancora una volta il Reddito con le politiche attive per l’occupazione. Ribadiamo la nostra posizione: i 7 miliardi e 200 milioni che lo Stato spende possono essere dati a sostegno di chi vuole lavorare, alle imprese che assumono, a giovani e adulti che intendono formarsi per un nuovo tipo di occupazione. Solo così creando lavoro a tempo indeterminato si rilanciano lo sviluppo, l’economia, i consumi. Si ridà forza alla crescita che finora è nelle proiezioni e nelle valutazioni di economisti che, tuttavia, dovranno tenere conto delle nuove pressanti emergenze mondiali ad iniziare dai costi dell’energia e delle materie prime. Il futuro in questa lettura non appare così roseo e scontato. Bisogna quindi prepararsi con basi solide ad iniziare dal lavoro.
Welfare e lavoro
Altro discorso è sostenere un welfare che aiuti le famiglie povere e le persone in difficoltà. Queste ultime, ad esempio, vivono ingiustizie diffuse di esclusione sociale, come il non poter avere un conto corrente bancario. Bisogna dividere le strategie. Dare aiuti veri alle fasce di popolazione fragile, non al fannullonismo incentivato con soldi pubblici.
Se c’è necessità di lavoro, di nuova formazione anche per ridurre i pericoli insiti di mansioni difficili e a rischio di incolumità personale. Ci si liberi della retorica, si diano aiuti a chi ne ha bisogno, e si facilitino gli aiuti alle imprese per creare lavoro stabile, ben remunerato e soprattutto sicuro. Così possiamo avere un futuro migliore. Bisogna avere coraggio nelle scelte.