mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Economia

Faro sui morosi “seriali”: 80 miliardi l’anno. 50% debiti sotto i mille euro

Troppi cittadini morosi. Il fisco corre ai ripari con un maxi controllo sui debitori seriali. Ogni anno 7,2 milioni di contribuenti ricevono una cartella senza aver saldato il conto di quelle precedenti e così accumulano debiti. Per l’Agenzia delle Entrate-Riscossione (Ader) i mancati pagamenti ammontano a circa 80 miliardi l’anno. Una cifra da manovra economica che non viene riscossa. L’Italia – che ha pure attive 260 mila leggi con la moltiplicazione di iniziative sanzionatorie – tiene un primato: le famigerate cartelle esattoriali non pagate ammontano ad un valore di 955 miliardi di euro. Sono i debiti che 17.4 milioni di italiani hanno con l’Agenzia delle Entrate. Un conto aperto di somme difficilmente recuperabili che si è accumulato negli ultimi 20 anni. A conti fatti di quei 955 miliardi solo il 40% non è più esigibile. Per il resto si tratta di debitori che ora dovranno fronteggiare le nuove richieste del fisco

Non riscossi 80 miliardi

Ogni anno all’Agenzia delle entrate e riscossione mancano all’appello 80 miliardi, di questa somma 55 miliardi sono legati alle constatazioni fiscali. Tuttavia oltre la metà dei questi soldi sono riferiti ad avvisi di accertamento non pagati nei termini, mentre il 38,4% sono imposte non versate.
Dai dati della Agenzia Entrate-Riscossione emerge uno spaccato sul tipo di contribuente evasore. Il 60,7% ha una cartella a carico con somme non superiori a mille euro. Si tratta di mancati pagamenti che si sono accumulati, forse parlare di evasori “seriali” in questo caso è una sproporzione. C’è invece una parte di evasione, ossia la metà dei contribuenti morosi, circa 8 milioni di contribuenti infedeli che sono quasi tutti recidivi con pendenze non saldate da anni. Il nodo più significato nei rapporti tra Agenzia e cittadini si focalizza proprio di questo aspetto. Il
57% dei contribuenti ha debiti pregressi superiori a 50mila euro. Ad aggravare la situazione ci sono poi le singole posizioni che impediscono il recupero: dallo stato di insolvenza al fallimento dell’attività fino ad arrivare al decesso del contribuente.

La riforma semplifica

C’è una differenza che l’Agenzia e la legge di riforma vogliono cogliere. Si tratta dalla sproporzione tra chi non può pagare quelle somme sotto i mille euro e, chi invece, è un habitué del non pagare. Nel progetto di riforma della riscossione ci sarà un meccanismo specifico per i debitori seriali in modo da dividere le questioni tra le mille euro e le 50 mila euro di mancati versamenti.

Gli accertamenti

Di quei 80 miliardi che il fisco non riesce a recuperare, 32 miliardi derivano da avvisi di accertamento. Il che significa procedure non semplici perché la Riscossione deve verificare se le somme contestate siano davvero tali. In questo caso sorgono le dispute infinite che il più delle volte si concludono con una decurtazione della cifra. Ma anche in questo caso le difficoltà sono tante, perché l’attività di recupero coattivo ha delle forti limitazioni. La Riscossione deve valutare le impignorabilità di molti beni, ad iniziare dalla prima casa, o l’impossibilità per il mancato contribuente di rientrare nei piani di rateizzazione. C’è poi la scarsità dei mezzi e di personale da dedicare alle attività di recupero.

Ritornano le cartelle

Dopo la sospensione del 2020 e buona parte di questo anno, dal primo settembre sono ripartite le attività di notifica con l’invio dei primi 4 milioni di atti sui 25 milioni di incartamenti ancora bloccati. Una ripresa di riscossione che sarà progressiva per evitare un maxi ingorgo. Sono ripartiti anche
i pignoramenti degli stipendi, dei conti correnti, dei canoni degli affitti e del fermo amministrativo dei veicoli.

Il condono

Il Governo, invece, grazierà 2,5 milioni di cittadini. Il decreto sullo stralcio delle cartelle – approvato in primavera – sarà fino a 5 mila euro ed entrerà in vigore a partire dal 31 ottobre. Si tratta di una sanatoria, limitata nel tempo, il periodo 2000-2010, ed è riservata a chi ha redditi fino a 30mila euro.
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