“Tutto quello che si fa a scuola ha un valore educativo e, in quanto tale, civico. Ogni disciplina, e non solo quelle storiche o umanistiche, hanno una loro intrinseca funzione civica. Per questo non ritengo che debba esserci un insegnamento separato, con tanto di valutazione, verifiche e voto in pagella”. A parlare è il professore Francesco Greco, presidente dell’Associazione Nazionale Docenti che spiega così la sua posizione contraria rispetto alla introduzione della nuova materia senza aumentare il monte ore di storia e geografia.
Cosa pensa della reintroduzione dell’insegnamento dell’educazione civica a scuola?
“L’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole è fondamentale ed è profondamente connaturato all’attività didattica e alla relazione tra docenti e studenti. Tutto quello che si fa a scuola ha un valore educativo e, in quanto tale, civico. Ogni disciplina, e non solo quelle storiche o umanistiche, hanno una loro intrinseca funzione civica. Per questo non ritengo che debba esserci un insegnamento separato, con tanto di valutazione, verifiche e voto in pagella. L’educazione civica, infatti, non è una materia a sé stante ma è un orizzonte culturale, antropologico direi, cui tendono tutte le discipline e ogni momento dello stare a scuola, ricreazione compresa. Argomenti considerati specifici dell’educazione civica, come la Costituzione, il funzionamento delle istituzioni repubblicane o la storia dell’Unione europea, devono essere svolti nel loro contesto storico e quindi nell’ambito delle ore di storia e geografia, drammaticamente tagliate nelle scuole di ogni ordine e grado dalla riforma Gelmini e mai più ripristinate. Dunque, la legge che reintroduce l’educazione civica come specifica materia senza aumentare il monte orario delle discipline storico-geografiche appare del tutto inadeguata, nel merito e nel metodo”.
Come giudica il linguaggio della politica?
“Il linguaggio della politica attuale è inaccettabile sotto diversi punti di vista: da parte dei politici di professione, che dovrebbero evitare la formula dello slogan e controllare forma e contenuto delle loro dichiarazioni pubbliche, soprattutto quelle affidate ai social media, di più ampia ricezione. Da parte dei cittadini, che si esprimono su questioni sociopolitiche cruciali come se fossero allo stadio, in modo estemporaneo, incontrollato e spesso senza reale cognizione di causa. Infine da parte dei giornalisti e degli operatori dell’informazione, che non sempre danno informazioni circostanziate, documentate e plurali”.
In che modo si possono avvicinare i più giovani alla vera politica?
“Cosa significa la vera politica? La vera politica è quella in cui ognuno di noi è immerso nel tempo in cui vive. Oggi abbiamo questa politica e questi politici, spesso purtroppo poco attrezzati sul piano culturale. E non possiamo trascurare il ruolo dei nuovi strumenti di comunicazione, che per loro natura tendono all’immediatezza, alla brevità e alla superficialità del messaggio. “Il mezzo è il messaggio” – diceva Mc Luhan 50 anni fa. Facebook e Twitter hanno modificato forma e contenuto del discorso politico e, più in generale, del discorso pubblico. In questo senso, la scuola, intesa come luogo di circolazione dei saperi e come quotidiana opportunità di conoscenza, riflessione e ragionamento critico, dovrebbe fornire agli studenti occasioni e strumenti di comprensione profonda e demistificazione della realtà. La scuola è l’ultima frontiera del pensiero lento, progressivo e cumulativo, necessario per interrogarsi su noi stessi e sul mondo che ci circonda”.