“LA MACROREGIONE DEL MAR MEDITTERANEO: LO SPECCHIO DOVE CHIUNQUE PUO’ RIVEDERSI”
La Macroregione Mediterranea ricorda molto l’opera di Michelangelo Pistoletto “Love Difference”. Il mare Mediterraneo che è uno specchio dove chiunque può rivedersi. E l’immagine di ciascuno ricorda che non esiste, economia, sviluppo, tecnologia o altro senza il volto mobile dell’uomo, come direbbe Octavio Paz, da contrapporre alle gelate storiche (Il Labirinto della Solitudine).
LA RICCHEZZA DELLE DIVERSITA’ NELL’OPERA DI INTEGRAZIONE ED INTERAZIONE TRA I POPOLI
di Elio Aliperti
Il concetto dell’integrazione/interazione mediterranea offre, a conclusione del tema, notevoli spunti di riflessione che vanno verso una sola direzione: l’importanza strategica delle Macroregioni Europee quali strumenti di attuazione della cooperazione territoriale, idonee ad affrontare le sfide comuni a più territori siano esse di natura ambientale, economica, di sicurezza o culturale attraverso un uso razionale e più efficace delle risorse economiche disponibili, oltre alla necessità, come rilevato in un articolo sulle potenzialità delle Macroregioni, di trovare risposte adeguate alle crisi sociali ed economiche in corso che richiedono un ragionamento sovranazionale.
Vale la pena esaminare altri due aspetti fondamentali dell’
Prendiamo in esame ad esempio l’aspetto religioso. Nei Paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo e che possono territorialmente rientrare nell’ambito della Macroregione Mediterranea, esistono varie religioni, ognuna con la sua ricchezza, ognuna capace di attrarre fedeli disposti più o meno, a seconda dei casi, ad effettuare opere di proselitismo. Compito della Macroregione è proprio quello di diffondere interventi ed azioni formative, sociali e spirituali capaci di amalgamare armoniosamente lʹumanità senza far perdere però ad ognuno la propria identità culturale. E’ ovviamente un progetto ambizioso, di fatto però già disegnato dagli insegnamenti del Concilio Vaticano II che hanno l’obiettivo di accomunare ed integrare i popoli al fine di aumentare la tolleranza e la pacifica convivenza. Poiché in tutti questi anni non è mai stato creato uno strumento idoneo a garantire uno sviluppo valido per le varie realtà territoriali, si sta facendo strada un altro concetto basilare quale effetto dell’integrazione e dell’interazione tra i popoli ed è la “comprensione”, perché comprendere vuol dire “prendere dentro”, cioè accogliere quello che viene dall’esterno e non accettare in maniera passiva, perché solo ascoltando e comprendendo le ragioni dell’altro, abbandoniamo i pregiudizi.
Ecco quindi il vero spirito dell’integrazione e dell’interazione tra i popoli per le quali risulta evidente la grande opportunità ma anche le responsabilità delle Macroregioni Europee, in particolar modo di quella Mediterranea che oltre ad essere la più estesa territorialmente, è quella che coinvolge il maggior numero di cittadini europei ed extraeuropei ai quali, attraverso una adeguata digitalizzazione, dovrà essere garantita la messa in rete del patrimonio culturale che serve da stimolo alla crescita economica ed alla partecipazione attiva dei cittadini, rafforzando una democrazia partecipativa, promuovendo la trasparenza, la responsabilità e l’efficienza delle Amministrazioni Pubbliche.
L’INTEGRAZIONE DELLA MACROREGIONE MEDITERRANEA: IL RITORNO ALLA CENTRALITA’ DELL’UOMO
di Miriam Tripaldi
Sul numero del 14 giugno scorso de _La Discussione_ è stato approfondito il tema della Macroregione Mediterranea e l’integrazione delle culture.
Il mio articolo, “L’Inte/g/razione della Macroregione Mediterranea” si apriva con l’asserzione che la Macroregione Mediterranea, “nel progetto ampio di cooperazione territoriale, sociale ed economico, [rappresenta] un crogiolo di culture diverse ma unite da memorie di identica matrice culturale”.
Questa mia affermazione derivava dall’osservazione della morfologia del bacino geografico, prima che culturale, di ciò che oggi definiamo Macroregione Mediterranea, secondo l’organizzazione territoriale definita dall’Unione Europea, ma che comprende un territorio su cui insiste ed esiste da millenni.
Il 15 luglio scorso, a seguito del mio succitato articolo, ancora su _La Discussione_ sono apparsi ulteriori articoli di riflessione sulla Macroregione Mediterranea e l’integrazione delle culture: di Ernesto Marino, “Un’unica società ospitate, aperta e inclusiva”, e di Eleonora Palumbo, “Terapia di un dialogo interculturale”. Ernesto Marino opportunamente sottolinea che “la ricerca, gli interventi socio-educativi e le politiche sociali della Macroregione Mediterranea portano a promuovere maggiori opportunità di mutuo contatto interculturale”. Marino tocca, inoltre, un punto cruciale all’interno delle politiche promosse dalla Macroregione Mediterranea. Marino prosegue, infatti, sottolineando come la stessa, “con i suoi quattro pilastri [,] modula la cultura e il dialogo interculturale intorno alle grandi sfide globali, quali la prevenzione e la soluzione dei conflitti, l’integrazione dei rifugiati, la lotta all’estremismo violento e la tutela del patrimonio artistico culturale.” Proprio quest’ultimo punto anticipa una riflessione importante per la Macroregione Mediterranea e le potenziali conseguenze del varo della Strategia della stessa. Nel puntuale articolo di Eleonora Palumbo viene invece opportunamente messo in risalto come “un altro punto di forza della Macroregione Mediterranea è la flessibilità a differenza del GECT, cioè del Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale introdotto dal Regolamento Europeo e che riguarda un quadro giuridico con strumenti normativi abbastanza rigidi.”
L’integrazione delle culture diventa, quindi, come messo in luce da Marino e Palumbo, essenziale soprattutto sul piano economico e sociale. Come afferma lo stesso Marino, l’integrazione delle culture promossa anche dall’Unione Europea è “utile [infatti] anche a svelare nuove chiavi interpretative in quei paesi dove risulta essere presente un modello diverso dal proprio e diventa necessario ripensare le proprie modalità di approccio all’Intercultura e alla convivenza.”
L’articolo di Palumbo apre un’ulteriore riflessione sul rapporto fra Macroregione Mediterranea e integrazioni delle culture dove si riporta il discorso alla centralità dell’uomo: “la Macroregione Mediterranea crea e promuove, così, la condizione in cui gli uomini sviluppano una serie di strumenti e opportunità utili al miglioramento delle proprie condizioni di vita e di benessere sociale, grazie anche al coinvolgimento dei giovani, promovendo corsi di formazione o seminari sulla diversità culturale, mirando alla diffusione di film di autori mediterranei e alla creazione di canali multilingue sui satelliti mediterranei”.
Ulteriori spunti di riflessione sono stati esposti da Nicola Vorraro e Vincenzo Esposito i quali hanno continuato la discussione, appunto, sul tema da me precedentemente sollevato a proposito della Macroregione Mediterranea e integrazione delle culture. Il 25 luglio scorso, _La Discussione_ ha ospitato i contributi di Nicola Vorraro, “Tutti più ricchi con libertà, tolleranza e diversità”, e di Vincenzo Esposito, “Recuperare l’antica vocazione all’incontro tra i popoli”.
Vorraro afferma che “l’Intercultura dovrebbe diventare l’esito di una scelta libera e consapevole, in cui tutti i soggetti coinvolti si sentano uguali, con gli stessi diritti fondamentali.” Una riflessione, dunque, sull’importanza di un’integrazione consapevole e fondamentale per l’affermazione dell’equità fra le persone che popolano la Macroregione Mediterranea. Vorraro continua sottolinenando come “il primo di questi diritti è il diritto di essere se stessi ovunque si vada. […] Senza libertà reciproca, uguale per tutti, non può nascere il desiderio di accettare volontariamente le culture diverse dalla propria”, continua Vorraro.
Vincenzo Esposito pone invece l’attenzione sulla necessità del Mediterraneo come punto di partenza e rinascita, spiegandolo da un punto di vista storico-geografico, dei cambiamenti necessari e utili che apporta la Macroregione Mediterranea. Esposito sottolinea infatti come “il paradigma prescelto permette di comprendere quali forme economiche e politiche possano rendere meglio conto dei mutamenti in atto in questo scenario geopolitico e soprattutto quali strategie possano permettere a questa area [quella della [Macroregione Mediterranea] di riconquistare la sua centralità recuperando proprio la sua antica vocazione al confronto e all’incontro tra i popoli, tornando il centro del rapporto nord-sud attraverso un nuovo modo di raccontare la storia universale non più in termini geografici e fisici ma anche socioculturali.”
Filomena Vozza, nel suo articolo apparso il 20 agosto su _La Discussione_, approfondisce il tema dello sviluppo attraverso “azioni di inclusione e di cooperazioni, di rete e di scambi, in una nuova visione globale interculturale”. Nell’affrontare puntualmente tale problematica, Vozza afferma che “la Macroregione Mediterranea concretizza una cornice evoluta della politica transnazionale e transfrontaliera all’interno della quale dare maggiore coerenza alle iniziative già esistenti, oltre a sviluppare una programmazione con le proprie risorse”.
“La costituzione di Macroregione [quindi] stimola in modo ancora più deciso quelle riforme interne che sono assolutamente indispensabili per permettere ai paesi mediterranei di beneficiare pienamente dei rapporti bilaterali con l’Unione [Europea] e dell’apertura economica e commerciale, promuovendo un nuovo ed unico concetto ‘macro-politico’ globale […] per costruire una vera e propria relazione speciale ed integrata”, conclude opportunamente Filomena Vozza
A seguire, il 21 agosto scorso, nell’articolo pubblicato su _La Duscussione_ come ultimo contributo al tema dell’integrazione delle culture, Cristina Florenzano analizza la multiculturalità del Mediterraneo dove “vivono culture millenarie e [dove si registra in maniera sempre più impellente] la necessità di trovare risposte adeguate alle crisi sociali ed economiche in corso”. Florenzano fa notare come tale considerazione richieda “un ragionamento sovranazionale [in quanto] la flessibilità alla base della Macroregione, nell’area mediterranea, rappresenta l’elemento principe di una forma innovativa di cooperazione molto spinta verso il rafforzamento dei processi democratici e l’accelerazione del percorso di integrazione europea”. Florenzano conclude il suo ottimo articolo mettendo in evidenza il fatto che “proprio che l’idea di una cooperazione multisettoriale e multilivello – dove una pluralità di attori collabora intorno agli obiettivi individuati, integrando programmi e risorse, in una situazione di leale collaborazione al di fuori di vincoli stringenti che potrebbero ostacolare le loro azioni – sia vincente e innovativa per l’area mediterranea”.
Renato Riccio analizza gli aspetti digitali che le Macroregioni sviluppano. Riccio prontamente nota come potenziando la digitalizzazione e creando una struttura di telecomunicazioni si incide sulle relazioni socio-economiche e Macroregioni sull’ecosistema dell’intera area mediterranea l’incrementando sinergicamente i rapporti con le altre Macroregioni presenti e con l’Europa.”
Dario Romani pone l’attenzione sull’importante punto dell’integrazione come azioni politiche e progettuali. Romani nota che “più che di politiche di integrazione, si potrebbe parlare, allora, di politiche di ‘interazione’ fra culture, poste in dialogo fra loro.”
Dalle riflessioni emerse in risposta al mio iniziale articolo si rafforza la necessità che la Macroregione e l’integrazione delle sue culture diventino la base sulla quale costruire ciò che ci si auspica si possa realizzare attraverso la Strategia una volta varata. Proprio come si è sempre fatto da millenni, quindi, la forza della Macroregione Mediterranea può rinascere proprio dalla sua diversità perché, appunto, ricchezza.
LA NASCITA DEL NUOVO POPOLO MEDITERRANEO
di Ernesto Marino
Con il decreto n. 9 del 12 novembre 2018 del Difensore Civico campano, pubblicato sul BURC n. 89 del 29 novembre 2018 l’Amministrazione Pubblica procedente, incaricata unanimemente dall’Assemblea per avviare le procedure per il riconoscimento ufficiale della quinta Macroregione, quella Mediterranea, attraverso l’approvazione di un’apposita Strategia, sintetizza il complesso quadro normativo e riconosce gli Action Group.