domenica, 22 Dicembre, 2024
500 milioni di Mediterranei

L’inte/g/razione della Macroregione Mediterranea


“LA MACROREGIONE DEL MAR MEDITTERANEO: LO SPECCHIO DOVE CHIUNQUE PUO’ RIVEDERSI”

 

 

di Valentina Raiola
Il cuore del terzo pilastro della Strategia della Macroregione Mediterranea è il riconoscimento della Dignità dell’altro come prassi di azione progettuale all’interno di una visione ben definita di Sviluppo che si fa con–testo.
Potremmo intravedere una prospettiva emica nella strategia della Macroregione Mediterranea che, riconoscendo i vissuti storici, esistenziali, culturali, spirituali dei popoli e degli individui fa delle radici comuni una base per rintracciare specifici bisogni e linguaggi per ridare a ciascuno una parola realmente significativa sulla costruzione del comune futuro in forma estesa e comunitaria.
Non a caso Miriam Triapaldi, nel suo articolo di apertura sul tema, sottolinea brillantemente come “attraverso la cultura, quindi, si può improntare un discorso di equità fra le varie popolazioni che fanno parte della Macroregione Mediterranea”.
Un concetto di cultura che non vuole livellare, ma vuole onorare l’altro nella sua differenza per poter meglio intervenire e corrispondere ad un reale progetto di cura, sviluppo e benessere partecipato e partecipativo basato su prassi civiche concrete. Ancora Miriam Tripaldi sottolinea che “quando si parla di Macroregione Mediterranea non si deve tuttavia dimenticare la particolarità delle sue identità culturali legate anche ai bisogni umani e sociali delle popolazioni che ne fanno parte.”
Proprio a partire da questi bisogni umani, sociali ed esistenziali la Macroregione attua una politica di integrazione per un reale riconoscimento ed individuazione democratica dell’alterità nella sua storia e nei suoi vissuti.
La promozione e l’integrazione culturale si incardinano attorno a un’idea innovativa di sviluppo e di benessere, che non prescinde dalla coesione e dall’accesso alla partecipazione civicamente attiva di tutti i soggetti che vi abitano e di quelli che vi transitano. Francesco Neri ha parlato di innovazione sociale basata su una ritrovata idea di prosperità, che vede gli uomini e i popoli al centro di nuove connessioni, facilitati da nuove infrastrutture, con la possibilità di attivare e accedere a servizi sulla base di una diversa visione di welfare. Un welfare della prossimità,combattendo povertà e disuguaglianze, per promuovere la crescita individuale prima ancora che collettiva.
La Macroregione Mediterranea, come strumento e strategia Europea di risposta a sfide attuali che partono da lontano, guarda alla povertà soprattutto come illibertà, e il richiamo al Premio Nobel Amartya Sen è manifesto. Secondo questa visione calata nella vita reale degli individui la concezione del benessere è assolutamente avulsa dall’utilitarismo. Il benessere sociale, equitativo e meritocratico, parte dalla lotta alla povertà vista come mancanza di accesso alle informazioni, alle visioni e quindi alle possibilità. Andando oltre il reddito come unico criterio di misura della povertà si può sicuramente dire povero chi non può effettuare le proprie scelte. Pensiamo, ad esempio, come la burocrazia irretisce le persone avvilendo ogni possibilità di fare, creando una cortina di separazione tra chi può avere accesso e chi è relegato nel limbo dell’incertezza.
La Macroregione vuole ridare potere a ciascun cittadino eliminando ogni ostacolo che impedisca all’individuo di effettuare le proprie scelte, rimettendo al centro la  possibilità di esprimersi anche  attraverso il lavoro. La Macreoregione Mediterranea si fa carico della rilevante, urgente e necessaria tutela del diritto al lavoro, fondamentale tassello  della dignità di ciascun individuo.
Come ricordato da Ernesto Marino “la Macroregione Mediterranea sollecita i Paesi per perseguire costantemente opportunità di lavoro, come previsto negli otto obiettivi, e cerca, tramite il Comitato di Programmazione con gli Stati e le Regioni della stessa, al miglioramento dell’efficienza nell’uso delle risorse a disposizione.”
Tutela del diritto al lavoro, ma anche accordi per una previdenza sociale condivisa, accordi per condizioni di lavoro maggiormente rispettose dei tempi di vita e della salute, coinvolgimento delle imprese, contrasto alle discriminazioni sui luoghi di lavoro e tutele per i lavoratori disabili. In altre parole un’Europa della realtà inserita nel reale
Dignità, Integrazione, Sviluppo, Connessione tutti cardini della Macroregione impegnata a fianco  di ciascun cittadino, che non è più il destinatario passivo dello Stato, ma è protagonista di un benessere costruito in sinergia ad un mondo sostenibile, rispettoso dell’ambiente, della natura e di tutti gli esseri viventi.
Gli ultimi decenni hanno visto uno sfruttamento senza pari della risorsa ambiente, un depauperamento che ha segnato una linea di non ritorno, ha accentuato disuguaglianza e amplificato povertà. Eppure la bellezza è di tutti. In ambito Macroregionale, l’ambiente, lo sviluppo sostenibile e le energie pulite sono strettamente legate al concetto di cultura, di integrazione, connessione, promozione per lo sviluppo di energie pulite e infrastrutture per limitare l’impatto ambientale degli spostamenti e delle produzioni.
L’ambiente, la nostra casa comune, forse, proprio grazie all’Istituzione Macroregione, rivivrà il suo Rinascimento, Dario Romani  approfondendo il tema si esprime in questi termini:  “La Macroregione Mediterranea ha puntato sulle iniziative più avanzate nei settori della tecnologia e della difesa dell’ambiente, ed ha avviato progetti innovativi che possono essere esportati per una crescita comune ed una nuova consapevolezza nel rispetto del territorio e dell’ambiente.”
Grazie alla forma flessibile della Macroregione e ad una Governans multilivello, di cui parla Filomena Vozza, sarà davvero possibile una cooperazione tra diversi soggetti, che in nome della multidisciplinarità e pluriprofessionalità riusciranno a concentrarsi sui territori godendo di flessibilità e massima partecipazione.” La flessibilità, sottolinea Filomena Vozza, è alla base della macroregione rappresenta un elemento principe, una forma innovativa di cooperazione molto spinta verso il rafforzamento dei processi.”
La salute di un territorio, di una comunità si individua nella capacità di essere in tutti i settori allo stesso tempo dipendente, indipendente e interdipendente, la Macroregione sponsorizza questo paradigma per realizzare un’integrazione  profonda dove ogni singola questione della vita dell’uomo venga vista in relazione al tutto e il tutto il relazione al singolo. Cristina Florenzano nel suo approfondimento parla  di integrazione come processo complesso che “conduce a un incontro profondo, dal quale si produce un sistema nuovo, che è qualcosa di più e di distinto della semplice somma delle parti. Integrazione significa l’insieme dei processi sociali e culturali che rendono l’individuo membro di una società.”
Alla luce di quanto finora detto La Digitalization and Telecommunication Connection non poteva non avere un ruolo principe nella strategia della Macroregione. Il vero potere di partecipazione democratica è nella comunicazione. La comunicazione può escludere, stigmatizzare ma anche farsi vettore di relazioni, cambiamento ed opportunità.
Renato Riccio sottolinea l’importanza di sviluppare un sistema di comunicazione sempre più all’avanguardia e capillare per raggiungere un adeguato livello di interazione partecipata:
Potenziando la digitalizzazione e creando una struttura di telecomunicazioni si incide sulle relazioni socio-economiche e sull’ecosistema dell’intera area mediterranea incrementando sinergicamente i rapporti con le altre Macroregioni presenti e con l’Europa.”
Non è banale ricordare che i rapporti, le relazioni, gli scambi non possono trovare il giusto slancio senza l’attivazione di processi di integrazione interculturali. In epoca pluralistica il principio portante è quello di definire la possibilità della coesistenza tra soggetti portatori di interessi diversi e spesso opposti. L’integrazione, l’intercultura diventano vuoti concetti senza la volontà di attuazione da parte di tutte le realtà coinvolte. Si tratta di avviare una dialettica della reciproca responsabilità in nome della Dignità. Certo esiste un compito delle istituzioni di facilitare questa dialettica rendendo chiare e accessibili informazioni, possibilità e obblighi nelle lingue di origine e favorendo ogni valorizzazione e tutela della diversità. Dario Romano approfondisce questo aspetta ponendo in rilievo che la valorizzazione della diversità culturale e linguistica risenta di un’assenza progettuale da parte delle istituzioni, tuttavia tale carenza può trovare la giusta risoluzione nella Macroregione che fa della diversità culturale punto di forza per il progresso comune.

La Macroregione Mediterranea ricorda molto l’opera di Michelangelo Pistoletto “Love Difference”. Il mare Mediterraneo che è uno specchio dove chiunque può rivedersi. E l’immagine di ciascuno ricorda che non esiste, economia, sviluppo, tecnologia o altro  senza il volto mobile dell’uomo, come direbbe Octavio Paz, da contrapporre alle gelate storiche (Il Labirinto della Solitudine).

LA RICCHEZZA DELLE DIVERSITA’ NELL’OPERA DI INTEGRAZIONE ED INTERAZIONE TRA I POPOLI

 

 

di Elio Aliperti

Il concetto dell’integrazione/interazione mediterranea offre, a conclusione del tema, notevoli spunti di riflessione che vanno verso una sola direzione: l’importanza strategica delle Macroregioni Europee quali strumenti di attuazione della cooperazione territoriale, idonee ad affrontare le sfide comuni a più territori siano esse di natura ambientale, economica, di sicurezza o culturale attraverso un uso razionale e più efficace delle risorse economiche disponibili, oltre alla necessità, come rilevato in un articolo sulle potenzialità delle Macroregioni, di trovare risposte adeguate alle crisi sociali ed economiche in corso che richiedono un ragionamento sovranazionale.
Vale la pena esaminare altri due aspetti fondamentali dell’integrazione: il primo riguarda il tema della forza lavoro offerta dagli immigrati in una valutazione quindi positiva e produttiva, la seconda è il dialogo, ma non solo quello rivolto alla condivisione dei punti in comune ed alla ricerca delle similitudini, ma viceversa alla valorizzazione delle differenze, altro punto di attenzione sul diritto alla cultura come fattore strategico della cittadinanza e dell’integrazione sociale.
Prendiamo in esame ad esempio l’aspetto religioso. Nei Paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo e che possono territorialmente rientrare nell’ambito della Macroregione Mediterranea, esistono varie religioni, ognuna con la sua ricchezza, ognuna capace di attrarre fedeli disposti più o meno, a seconda dei casi, ad effettuare opere di proselitismo. Compito della Macroregione è proprio quello di diffondere interventi ed azioni formative, sociali e spirituali capaci di amalgamare armoniosamente lʹumanità senza far perdere però ad ognuno la propria identità culturale. E’ ovviamente un progetto ambizioso, di fatto però già disegnato dagli insegnamenti del Concilio Vaticano II che hanno l’obiettivo di accomunare ed integrare i popoli al fine di aumentare la tolleranza e la pacifica convivenza. Poiché in tutti questi anni non è mai stato creato uno strumento idoneo a garantire uno sviluppo valido per le varie realtà territoriali, ssta facendo strada un altro concetto basilare quale effetto dell’integrazione e dell’interazione tra i popoli ed è la “comprensione”, perché comprendere vuol dire “prendere dentro”, cioè accogliere quello che viene dall’esterno e non accettare in maniera passiva, perché solo ascoltando e comprendendo le ragioni dell’altro, abbandoniamo i pregiudizi.
Ecco quindi il vero spirito dell’integrazione e dell’interazione tra i popoli per le quali risulta evidente la grande opportunità ma anche le responsabilità delle Macroregioni Europee, in particolar modo di quella Mediterranea che oltre ad essere la più estesa territorialmente, è quella che coinvolge il maggior numero di cittadini europei ed extraeuropei ai quali, attraverso una adeguata digitalizzazione, dovrà essere garantita la messa in rete del patrimonio culturale che serve da stimolo alla crescita economica ed alla partecipazione attiva dei cittadini, rafforzando una democrazia partecipativa, promuovendo la trasparenza, la responsabilità e l’efficienza delle Amministrazioni Pubbliche.

 

L’INTEGRAZIONE DELLA MACROREGIONE MEDITERRANEA: IL RITORNO ALLA CENTRALITA’ DELL’UOMO

 

di Miriam Tripaldi

Sul numero del 14 giugno scorso de _La Discussione_ è stato approfondito il tema della Macroregione Mediterranea e l’integrazione delle culture.

Il mio articolo, “L’Inte/g/razione della Macroregione Mediterranea” si apriva con l’asserzione che la Macroregione Mediterranea, “nel progetto ampio di cooperazione territoriale, sociale ed economico, [rappresenta] un crogiolo di culture diverse ma unite da memorie di identica matrice culturale”.

Questa mia affermazione derivava dall’osservazione della morfologia del bacino geografico, prima che culturale, di ciò che oggi definiamo Macroregione Mediterranea, secondo l’organizzazione territoriale definita dall’Unione Europea, ma che comprende un territorio su cui insiste ed esiste da millenni.

Il 15 luglio scorso, a seguito del mio succitato articolo, ancora su _La Discussione_ sono apparsi ulteriori articoli di riflessione sulla Macroregione Mediterranea e l’integrazione delle culture: di Ernesto Marino, “Un’unica società ospitate, aperta e inclusiva”, e di Eleonora Palumbo, “Terapia di un dialogo interculturale”. Ernesto Marino opportunamente sottolinea che “la ricerca, gli interventi socio-educativi e le politiche sociali della Macroregione Mediterranea portano a promuovere maggiori opportunità di mutuo contatto interculturale”. Marino tocca, inoltre, un punto cruciale all’interno delle politiche promosse dalla Macroregione Mediterranea. Marino prosegue, infatti, sottolineando come la stessa, “con i suoi quattro pilastri [,] modula la cultura e il dialogo interculturale intorno alle grandi sfide globali, quali la prevenzione e la soluzione dei conflitti, l’integrazione dei rifugiati, la lotta all’estremismo violento e la tutela del patrimonio artistico culturale.” Proprio quest’ultimo punto anticipa una riflessione importante per la Macroregione Mediterranea e le potenziali conseguenze del varo della Strategia della stessa. Nel puntuale articolo di Eleonora Palumbo viene invece opportunamente messo in risalto come “un altro punto di forza della Macroregione Mediterranea è la flessibilità a differenza del GECT, cioè del Gruppo Europeo di Cooperazione Territoriale introdotto dal Regolamento Europeo e che riguarda un quadro giuridico con strumenti normativi abbastanza rigidi.”

L’integrazione delle culture diventa, quindi, come messo in luce da Marino e Palumbo, essenziale soprattutto sul piano economico e sociale. Come afferma lo stesso Marino, l’integrazione delle culture promossa anche dall’Unione Europea è “utile [infatti] anche a svelare nuove chiavi interpretative in quei paesi dove risulta essere presente un modello diverso dal proprio e diventa necessario ripensare le proprie modalità di approccio all’Intercultura e alla convivenza.”

L’articolo di Palumbo apre un’ulteriore riflessione sul rapporto fra Macroregione Mediterranea e integrazioni delle culture dove si riporta il discorso alla centralità dell’uomo: “la Macroregione Mediterranea crea e promuove, così, la condizione in cui gli uomini sviluppano una serie di strumenti e opportunità utili al miglioramento delle proprie condizioni di vita e di benessere sociale, grazie anche al coinvolgimento dei giovani, promovendo corsi di formazione o seminari sulla diversità culturale, mirando alla diffusione di film di autori mediterranei e alla creazione di canali multilingue sui satelliti mediterranei”.

Ulteriori spunti di riflessione sono stati esposti da Nicola Vorraro e Vincenzo Esposito i quali hanno continuato la discussione, appunto, sul tema da me precedentemente sollevato a proposito della Macroregione Mediterranea e integrazione delle culture. Il 25 luglio scorso, _La Discussione_ ha ospitato i contributi di Nicola Vorraro, “Tutti più ricchi con libertà, tolleranza e diversità”, e di Vincenzo Esposito, “Recuperare l’antica vocazione all’incontro tra i popoli”.

Vorraro afferma che “l’Intercultura dovrebbe diventare l’esito di una scelta libera e consapevole, in cui tutti i soggetti coinvolti si sentano uguali, con gli stessi diritti fondamentali.” Una riflessione, dunque, sull’importanza di un’integrazione consapevole e fondamentale per l’affermazione dell’equità fra le persone che popolano la Macroregione Mediterranea. Vorraro continua sottolinenando come “il primo di questi diritti è il diritto di essere se stessi ovunque si vada. […] Senza libertà reciproca, uguale per tutti, non può nascere il desiderio di accettare volontariamente le culture diverse dalla propria”, continua Vorraro.

Vincenzo Esposito pone invece l’attenzione sulla necessità del Mediterraneo come punto di partenza e rinascita, spiegandolo da un punto di vista storico-geografico, dei cambiamenti necessari e utili che apporta la Macroregione Mediterranea. Esposito sottolinea infatti come “il paradigma prescelto permette di comprendere quali forme economiche e politiche possano rendere meglio conto dei mutamenti in atto in questo scenario geopolitico e soprattutto quali strategie possano permettere a questa area [quella della [Macroregione Mediterranea] di riconquistare la sua centralità recuperando proprio la sua antica vocazione al confronto e all’incontro tra i popoli, tornando il centro del rapporto nord-sud attraverso un nuovo modo di raccontare la storia universale non più in termini geografici e fisici ma anche socioculturali.”

Filomena Vozza, nel suo articolo apparso il 20 agosto su _La Discussione_, approfondisce il tema dello sviluppo attraverso “azioni  di  inclusione e di cooperazioni, di rete e di scambi, in una  nuova  visione globale interculturale”. Nell’affrontare puntualmente tale problematica, Vozza afferma che “la Macroregione Mediterranea concretizza una cornice evoluta della politica transnazionale e transfrontaliera all’interno della quale dare maggiore coerenza alle iniziative già esistenti, oltre a sviluppare una programmazione con le proprie risorse”.

“La  costituzione di Macroregione [quindi] stimola in modo ancora più deciso quelle riforme interne che sono assolutamente indispensabili per permettere ai paesi mediterranei di beneficiare pienamente dei rapporti bilaterali con l’Unione [Europea] e dell’apertura economica e commerciale, promuovendo  un  nuovo ed unico concetto ‘macro-politico’ globale […] per costruire una vera e propria relazione speciale ed integrata”, conclude opportunamente Filomena Vozza

A seguire, il 21 agosto scorso, nell’articolo pubblicato su _La Duscussione_ come ultimo contributo al tema dell’integrazione delle culture, Cristina Florenzano analizza la multiculturalità del Mediterraneo dove “vivono culture millenarie e [dove si registra in maniera sempre più impellente] la necessità di trovare risposte adeguate alle crisi sociali ed economiche in corso”. Florenzano fa notare come tale considerazione richieda “un ragionamento sovranazionale [in quanto] la flessibilità alla base della Macroregione, nell’area mediterranea, rappresenta l’elemento principe di una forma innovativa di cooperazione molto spinta verso il rafforzamento dei processi democratici e l’accelerazione del percorso di integrazione europea”. Florenzano conclude il suo ottimo articolo mettendo in evidenza il fatto che “proprio che l’idea di una cooperazione multisettoriale e multilivello – dove una pluralità di attori collabora intorno agli obiettivi individuati, integrando programmi e risorse, in una situazione di leale collaborazione al di fuori di vincoli stringenti che potrebbero ostacolare le loro azioni – sia vincente e innovativa per l’area mediterranea”.

Renato Riccio analizza gli aspetti digitali che le Macroregioni sviluppano. Riccio prontamente nota come potenziando la digitalizzazione e creando una struttura di telecomunicazioni si incide sulle relazioni socio-economiche e      Macroregioni sull’ecosistema dell’intera area mediterranea l’incrementando sinergicamente i rapporti con le altre Macroregioni presenti e con l’Europa.”

Dario Romani pone l’attenzione sull’importante punto dell’integrazione come azioni politiche e progettuali. Romani nota che “più che di politiche di integrazione, si potrebbe parlare, allora, di politiche di ‘interazione’ fra culture, poste in dialogo fra loro.”

Dalle riflessioni emerse in risposta al mio iniziale articolo si rafforza la necessità che la Macroregione e l’integrazione delle sue culture diventino la base sulla quale costruire ciò che ci si auspica si possa realizzare attraverso la Strategia una volta varata. Proprio come si è sempre fatto da millenni, quindi, la forza della Macroregione Mediterranea può rinascere proprio dalla sua diversità perché, appunto, ricchezza.

LA NASCITA DEL NUOVO POPOLO MEDITERRANEO

di Ernesto Marino

Con il decreto n. 9 del 12 novembre 2018 del Difensore Civico campano, pubblicato sul BURC n. 89 del 29 novembre 2018 l’Amministrazione Pubblica procedente, incaricata unanimemente  dall’Assemblea per avviare le procedure per il riconoscimento ufficiale della quinta Macroregione, quella Mediterranea, attraverso l’approvazione di un’apposita Strategia, sintetizza il complesso quadro normativo e riconosce gli Action Group.

Questa iniziativa, scontratasi quasi subito con terribili disagi provocati dalla pandemia Covid-19, che ha inciso in maniera determinante sul modo di vivere, ha evidenziato il potenziale di una Macroregione nata per offrire a tutti i Paesi del bacino del Mediterraneo opportunità e sviluppo attraverso la gestione integrata delle risorse. È emersa la necessità in tutti di sperimentare l’impegno in favore della ricerca del bene comune per stimolare la crescita della società mediterranea. Il Mediterraneo infatti, costituisce l’ambito operativo concreto. Un contesto, che abbraccia i territori che vanno dalla Spagna al Mar Nero, al Golfo Persico. Come previsto nel “Piano d’azione per l’integrazione e l’inclusione 2021-2027” e nella Nuova Agenda per il Mediterraneo, un’attenzione particolare è rivolta alla crescita ed allo sviluppo sia dei cittadini in quanto singoli, sia in quanto membri di una comunità allargata. La Macroregione Mediterranea, forte della sua Strategia in attesa di approvazione, assume una caratteristica sostenibile ed inclusiva, candidandosi a diventare l’esperienza da vivere tra la più interessanti e innovative del nostro tempo.
Sul giornale web “La Discussione”, sono stati trattati vari temi che riguardano la Macroregione Mediterranea e la sua importanza per lo sviluppo dei Paesi territorialmente compresi nel bacino Mediterraneo. Alcuni di essi hanno perlustrato nel più profondo il Piano d’Azione con i 4 Pilastri che costituiscono le basi della Strategia macroregionale. Tutti gli autori, hanno esaminato con entusiasmo e passione la principale mission della Macroregione: quello dell’integrazione e conseguente interazione tra i popoli dei Paesi Mediterranei.
La disamina, parte dall’intreccio tra la tradizione e la modernità della cultura mediterranea,  che promuove il dialogo tra le diverse civiltà e culture, sostiene la necessità di corsi di formazione, di seminari sulla diversità culturale, la diffusione di film di autori mediterranei e la creazione di canali multilingue sui satelliti mediterranei rivolti principalmente alle nuove generazioni. Ma integrazione vuol dire anche valorizzazione delle diverse culture presenti nei Paesi della Macroregione Mediterranea e alle nuove opportunità che costituiscono il focus delle azioni previste nella Nuova Agenda Mediterranea. Integrare vuol dire facilitare l’interazione tra i popoli attraverso l’attuazione di politiche educative, sociali ed economiche, attente alle condizioni di vita nei luoghi di origine. Non si può non riconoscere le differenze nell’ambito dell’istruzione, dovute ai diversi sistemi scolastici ed all’offerta formativa nel campo professionale. Se la Macroregione Mediterranea è destinata a svolgere il ruolo fondamentale di Mediatore Culturale, Integrazione e interazione, sarà necessario considerare che l’Intercultura deve diventare l’esito di una scelta libera e consapevole, in cui tutti i soggetti coinvolti si sentano uguali, con gli stessi diritti fondamentali.
Come saggiamente evidenziato in un articolo, sono principalmente gli Stati che devono avere una visione globale del bacino Mediterraneo,  integrata e multidimensionale, che per dinamiche economiche-commerciali e assetti socio-politici necessitano di una riflessione sulla metodologia di analisi da adottare. Il Mediterraneo è indubbiamente l’epicentro di uno scenario economico e politico di enorme responsabilità. È in quest’area che troviamo un mare ricco di storia, cerniera tra il mercato atlantico e nord europeo da un lato, e quello asiatico e africano dall’altro, un mare che costituisce il teatro di complesse vicende che caratterizzano gli assetti conflittuali.
Il potenziale della Macroregione Mediterranea, con la sua proposta di sviluppo coerente e lineare per tutti i Paesi mediterranei, di sinergia tra i popoli, di sfruttamento equo delle risorse, costituisce il perfetto candidato alla funzione di sostenitore della pace e della  cooperazione, dove fondamentale diventa la governance multilivello.
Tutte questi obiettivi sono irraggiungibili senza una adeguata struttura di telecomunicazioni che abbracci l’intera area mediterranea.
Tanto c’è da recuperare a causa della mancanza di politiche che favoriscano l’integrazione dei cittadini attraverso un percorso che coinvolga una pluralità di attori nei diversi settori della cultura, della formazione, dell’istruzione, della creatività. Tante sono le idee per recuperare il gap tra i popoli della Macroregione Mediterranea e tra questi e quelli delle altre Macroregioni che hanno beneficiato dell’approvazione della Strategia già da tempo. La realizzazione di uno sportello “Europa Creativa” macroregionale, canali TV e social ad hoc, sono solo alcune delle iniziative che si potrebbero realizzare.
Una cosa è certa: il dibattito sulla Macroregione Mediterranea non può esaurirsi in poche righe. Il progetto è un work in progress ed in quanto tale suscettibile delle modifiche ed integrazioni che si renderanno necessarie nel nostro cammino insieme.
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