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Draghi, le parole dello statista

mercoledì, 15 Settembre 2021
1 minuto di lettura
“Obbligo morale verso gli afgani. Opporsi a chi vuole privarci dei nostri valori.
La politica dica molti no e pochi si

 

Volare alto, non curarsi delle piccole beghe dei partiti, rappresentare l’Italia nel consesso internazionale con grande autorevolezza. Così Mario Draghi, fin da quando il 14 febbraio ha preso in mani le redini del Governo, ha deciso di usare la sua comunicazione sobria e priva di retorica per ridare peso alle parole. La politica politicante ne usa tante, troppe, fino a svalutarle. Le svuota di senso, le rimpinza di significati impropri, le rende rumorose, inconsistenti come fuochi fatui.

Draghi, in questi sette mesi, ha sempre parlato con il portamento dello statista nella forma e nella sostanza, senza equilibrismi ma andando al cuore dei problemi. Nella sua veste di Presidente del G20 Draghi sta provando a tessere una delicata tela di rapporti per portare le grandi potenze, Cina e Russia, e anche potenze regionali, come la Turchia, ad assumersi responsabilità nella gestione della crisi afgana, dopo l’uscita di scena degli Stati Uniti.

Il richiamo all’obbligo morale che abbiamo verso gli afgani non è una predica salottiera ma un preciso monito al dovere di aiuti umanitari, di prevenzione del terrorismo e di tutela dei diritti umani. E’ anche un’assunzione di responsabilità pratica nell’accoglienza di quanti vogliono lasciare quel Paese. E i destinatari sono soprattutto i 27 dell’Unione Europea incapaci di un approccio comune.

Il linguaggio di Draghi non ha nulla a che vedere con il politically correct. Parlando di religioni Draghi ha  ricordato che bisogna opporsi a chi vuole privarci dei nostri valori e combattere il fanatismo che è l’opposto della libertà religiosa. Una costante nei suoi interventi è l’attenzione versi i Paesi poveri bisognosi di aiuto e adesso soprattutto di vaccini.

Sullo sfondo rimane la sua concezione della politica che ieri ha esplicitato ricordando Beniamino Andreatta, l’economista e ministro democristiano, riformatore paziente e lungimirante che diceva: ” le cose vanno fatte perchè si devono fare non per avere un risultato immediato” che non aveva paura di dire molti no e pochi si per evitare che tutto sia travolto dalla irresponsabilità”. La politica di allora – nota con amarezza Draghi – non lo ascoltò, lo emarginò e i risultati di quella scelta scellerata sono davanti a noi”.Chi deve comprendere comprenda.

 

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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