mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Cultura

Biondi: Giulia la principessa calunniata

Paolo Biondi e Anna La Rosa

Quando la protagonista di un romanzo storico è una donna imperiale ed imperiosa come Giulia, la figlia dell’Imperatore Augusto, la trama è sicuramente avvincente. In concorso per l’edizione 2021 del Premio IusArteLibri, il romanzo “Giulia. Passione, poesia, potere” di Paolo Biondi, giornalista e scrittore, chiude la trilogia imperiale “Livia” e “I misteri dell’Ara Pacis” e conduce i lettori alla scoperta del “Il Testimone”. Sotto il maestoso Arco di Ponte Cestio, l’ historiologica passione di Biondi, accende il dibattito moderato da Anna La Rosa sul potere femminile e svela crudamente come la calunnia sia da sempre l’arma usata dal mondo maschile per distruggere la reputazione delle donne

La Prof.ssa Rosetta Attento ricostruisce il clima di rinascita culturale dell’età augustea, dal Circolo di Mecenate ai versi di Sulpicia, la più grande poetessa di tutta la letteratura latina, restituendo al pubblico un ritratto insolito della lussuriosa figlia di Augusto.

Perché riabilitare Livia e Giulia agli occhi dei posteri?
Non sono un difensore ma uno scrittore. Le divergenze rinvenute nei racconti degli storici romani, mi hanno così incuriosito, da indurmi ad uno studio matto e disperato della storia imperiale. L’intento non era quello di liberare Livia e Giulia dalla damnatio memoriae ma di scoprire il mistero racchiuso nella loro presunta immoralità. Livia, moglie di Ottaviano, vittima delle denigrazioni di Tacito e dell’epoca tiberiana, di fatto è stata una donna decisiva per il successo politico del marito. Giulia, accusata di essere «inquinata dalla lussuria» da Velleio Patercolo, in realtà si è sacrificata per l’Impero, accettando matrimoni di Stato e persino l’esilio.
Eppure entrambe furono accusate una dell’omicidio del marito e l’altra di congiura contro il padre. Qual è la verità?
Certa storiografia è viziata dalla necessità di compiacere il sovrano. I miei romanzi cercano di dare voce a ciò che è stato taciuto o manipolato dai cronisti. Livia era molto innamorata di Augusto, esperta di erbe medicinali, grazie alle sue cure, il marito ebbe lunga vita e grazie alle sue intuizioni Augusto seppe stringere e conservare le giuste alleanze. Giulia, invece aveva un grande talento artistico, ma venne usata dal padre per la salvaguardia della Res Pubblica.
 
I suoi romanzi sono densi di sensualità. Il potere è sensuale?
Il Potere come l’Amore scatena intense passioni. I membri della famiglia imperiale godevano di ampie libertà nella gestione dei propri vizi. Giulia e Livia erano donne molte sensuali, credo anche perché erano potenti e temute.
Giulia era una antesignana influencer?
Si, la “donna più bella e potente di Roma”aveva un suo stile. Dario Meonio, l’affascinante mercante di Palmira, riforniva Giulia delle preziosissime sete provenienti dall’Estremo Oriente. Nella scelta degli abiti, Giulia, privilegiava la lucentezza, la sofficità e la morbidezza delle stoffe e dei colori alla loro resistenza. Il suo modo di abbigliarsi veniva copiato e commentato dalla corte imperiale.
Il Testimone, conclude la sua scrittura storica?
Il testimone è un omaggio alla mia professione di giornalista ed a quella di tanti colleghi, che come l’obelisco di Piazza San Pietro assistono alla Storia con la S maiuscola. I miei romanzi conservano lo stile “dell’ inchiesta” ed è l’umanità dei personaggi a dare loro anche un ritmo poetico. Mi piaceva l’idea che a raccontare la Storia di Roma da San Paolo sino ai Lanzichenecchi, fosse un monumento, che dall’alto della sua posizione si erge ad osservatore distante ma non distaccato. Libero di raccontare conservando la sua morale, come dovrebbe essere un vero cronista.
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