mercoledì, 18 Dicembre, 2024
Europa

No deal. Un accordo UK-EU ancora possibile

Secondo quanto deciso dal Consiglio europeo straordinario del 10 aprile 2019, il Regno Unito dovrebbe completare il processo di recesso dall’UE entro il 31 ottobre 2019, sulla base dell’Accordo di recesso e della Dichiarazione sul quadro delle future relazione tra UE e Regno Unito.

L’Accordo di recesso contiene norme fondamentali per i cittadini europei e nascono per garantire una uscita ordinata del Regno Unito dall’UE, e richiede per la sua entrata in vigore esclusivamente l’approvazione da parte dell’UE e del Regno Unito. La Dichiarazione sul quadro delle future relazioni è poi volta ad impegnare le parti nell’ambito dei negoziati di un futuro accordo sulle relazioni tra UE e Regno Unito, che potranno essere avviati solo dopo che il Regno Unito sarà diventato un Paese terzo e per la cui entrata in vigore, trattandosi di un accordo di natura mista, che riguarda non solo competenze dell’UE ma anche degli Stati membri dell’UE, sarà necessaria la ratifica di ciascuno Stato membro, secondo le rispettive norme costituzionali.

Il Primo Ministro del Regno Unito, Boris Johnson, ha più volte ribadito, a partire dal suo discorso programmatico alla House of Commons del 25 luglio 2019, la ferma intenzione del suo Governo di rispettare la data del 31 ottobre 2019 per il recesso del Regno Unito dall’UE, esprimendo in proposito la volontà di rinegoziare l’Accordo di recesso, ritenuto inaccettabile per il nuovo Esecutivo di Sua Maestà. In caso di mancanza di disponibilità da parte dell’UE alla riapertura dei negoziati sull’Accordo, il nuovo Premier britannico ha annunciato che il Regno Unito lascerà l’UE anche senza un accordo.

Al momento sono in corso dei negoziati “ad alta velocità” così come li ha definiti il Presidente uscente della Commissione UE Jean-Claude Juncker per evitare un pericoloso no deal.  Ma viviamo tempi difficili. Si sta infatti tentando di riaprire quel dialogo che, nel corso delle ultime settimane, ha fronteggiato diverse difficoltà. La decisione di bloccare il Parlamento britannico per evitare l’approvazione della legge contro il no-deal ha fatto storcere il naso a molti politici europei e all’opinione pubblica interna e continentale. Per Johnson, trovare l’accordo è certo importante, anche se a sua detta il Regno Unito uscirà dall’UE il 31 ottobre con o senza di esso. L’ipotesi di ridiscussione dell’intesa già trovata da Theresa May non sarà facile ma il Primo ministro si è detto fiducioso. E’ necessario del tempo e che la Gran Bretagna esca, se ce la farà, in maniera ordinata dall’Unione Europea.

L’uscita del Regno Unito dall’UE senza un accordo infatti avrebbe imponenti conseguenze per entrambe le parti. Secondo la Bank of England un divorzio disordinato metterebbe in discussione sia la sterlina inglese che il settore immobiliare britannico, i cui prezzi crollerebbero assieme al valore della Sterlina inglese. Il mancato accordo imporrebbe poi alle imprese di dover fronteggiare costi maggiori e persino nuovi vincoli doganali e le priverebbe dei cosiddetti passporting rights, ossia i diritti di scambiare beni e servizi con l’UE senza necessità di licenze e permessi. L’assenza di regole condivise potrebbe determinare la reintroduzione di controlli al confine e potrebbe mettere in discussione i trasporti e le operazioni commerciali tra i due grandi blocchi. Il Regno Unito, insomma, inizierebbe ad essere trattato come un Paese terzo e finirebbe per essere assoggettato alle regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Il significato del no-deal, come accennato in precedenza, farebbe decadere il periodo di transizione previsto e imporrebbe a Londra di lasciare l’Unione immediatamente.

La Brexit senza intesa potrebbe altresì avere conseguenze profonde sui cittadini britannici ed europei in generale. Dai maggiori costi per i servizi di telefonia mobile, al possibile congelamento dei diritti di chi soggiorna nel Regno Unito, fino ad arrivare alla necessità di richiedere permessi speciali per guidare fuori dai confini nazionali. Ogni aspetto inerente il Paese e i suoi rapporti con l’Europa sarebbe probabilmente stravolto dall’ipotesi di no-deal. Certo è che per i Brexiteer più accaniti un’uscita repentina dal blocco svincolerebbe finalmente il Regno Unito dalle regole europee ed eviterebbe a Londra il pagamento di quei 39 miliardi di sterline previsti dall’accordo di divorzio. Quel che è chiaro però, è che per il suo stesso significato, il no-deal aprirebbe le porte ad un periodo di profonda incertezza. Si pensi soltanto alla questione irlandese e alla possibile reintroduzione di confini fisici tra le “due Irlande”. A chi si chiede oggi cos’è il no-deal e quali potrebbero essere le sue conseguenze, insomma, potremmo rispondere definendolo uno scenario particolarmente impegnativo per entrambe le parti. Con esso, i rapporti UK-UE verrebbero radicalmente modificati.

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