Ammortizzatori sociali, politiche attive del lavoro e conti da mostrare a Bruxelles. Il ministro del lavoro Andrea Orlando indica alle parti sociali il suo piano di riforma – che vale nella sola quota Ue di Next Generation Eu – 4,9 miliardi di euro.
Secondo le 28 slides che sintetizzano il programma, Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori), la strategia del governo è quella di personalizzare gli interventi e differenziare le platee. Benefici sono previsti per i lavoratori in Cassa integrazione con percorsi di ricollocazione, e per i lavoratori autonomi con partita Iva chiusa. Ma saranno ammessi a Gol anche i beneficiari di Naspi e Dis-coll, del reddito di cittadinanza, i lavoratori fragili o vulnerabili (Neet, disabili, donne in condizioni di svantaggio, over55), i disoccupati senza sostegno al reddito, i cosiddetti lavoratori poveri.
Programmi di reinserimento
I percorsi previsti dal ministro sono 5 con l’obiettivo di offrire un ventaglio di ipotesi in grado di dare più soluzioni, che vanno dal reinserimento nel mercato, secondo la condizione del disoccupato; al progetto di costruzione formativa e di orientamento di base per i giovani che cercano un primo impiego. Chi non ha una formazione minima spendibile, dovrà seguire un monte ore di formazione. In questo contesto rientra anche una idea nuova di Reddito di cittadinanza, perché nel caso di lavoratori con bisogni formativi complessi: molti soggetti che non hanno la terza media, gli ex detenuti, le madri single, categorie su cui ricade un numero elevato di percettori di reddito di cittadinanza, che con forme di orientamento e formazione avranno più possibilità di lavoro.
Il ruolo delle Regioni
Le politiche del lavoro dovranno essere declinare sul territorio. In questo impegno le Regioni avranno un ruolo non solo come percettori dei fondi del Next Generation Eu ma dovranno raggiungere obiettivi in termini di qualificazione dei lavoratori e inserimento nel mercato. Una strada in salita perché come è emerso dalle Commissioni di studio che hanno elaborato il progetto di riforma, in alcune aree del Paese il sistema delle politiche attive di fatto è inesistente. Il Piano prevede il potenziamento dei centri per l’impiego, che saliranno dagli attuali “uno ogni 100mila abitanti a uno ogni 40mila” utilizzando, per snellire pratiche e burocrazia, anche unità mobili e sportelli temporanei. Per questo potenziamento sono previste 11 mila assunzioni da parte delle Regioni. A decorrere da quest’anno, ci sono 464 milioni di euro annui per il nuovo personale.
I ritardi delle Regioni
Il piano di rilancio delle politiche attive tuttavia, malgrado la svolta impressa dal ministro Orlando rischia di scivolare sul forte ritardo delle Regioni nel potenziamento dei centri pubblici per l’impiego. Sono infatti loro il canale d’accesso al programma Gol. Per tenere le strutture territoriali più efficienti è previsto inoltre, un piano straordinario di investimento sulla formazione degli operatori, anche di quelli già in servizio, sui sistemi informativi, sull’ammodernamento delle infrastrutture, per oltre 1 miliardo di euro. Ma si segnala che da due anni il quadro delle assunzioni è in forte ritardo. Su 11.600 ingressi previsti nel triennio 2019-2021 ne sono andati in porto, secondo l’ultimo monitoraggio del governo del 30 giugno, sono poco meno di 1.300. In sette regioni le assunzioni sono a quota zero per Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sardegna.
Ricollocazioni collettive
Il piano Orlando ha tuttavia un apprezzato punto di forza, quello delle ricollocazioni collettive. L’impegno è quello di puntare alla ricollocazione del maggior numero possibile di persone coinvolte. Il sistema che sarà utilizzato è quello che accade nella sanità, ossia garantire i “livelli essenziali di prestazioni”.
Tre milioni di nuovi occupati
Serviranno quattro anni, la riforma dovrà arrivare al 2025, per mettere a punto l’assunzione di 3 milioni di persone, tre quarti delle quali donne, disoccupati di lunga durata, persone con disabilità, giovani under 30 e lavoratori over 55. Altro punto cardine è il Piano nazionale delle nuove competenze destinato anche a chi ha già un posto di lavoro in azienda ma ha bisogno di aggiornamento professionale.