venerdì, 22 Novembre, 2024
Ambiente

Meeting Rimini. Giorgetti: transizione ecologica ma anche economica e sociale

Stile casual ed esposizione a braccio, ma Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo Economico, non delude l’assemblea del Meeting di Rimini. Ha idee pragmatiche ma non nasconde le sue preoccupazioni. Giorgetti parla di “sfida” e rischio disastri. Indica le priorità che sono impresa, sviluppo, ambiente e il grande tema della “sussidiarietà” come tutele sociali. Discorso che vale, nella versione di Giorgetti, anche per le imprese che fanno sacrifici e cercano di mantenere la rotta del lavoro, sviluppo e innovazione.

IL DIBATTITO
 “Capitale umano e sviluppo sostenibile”, – presenti sul palco Giorgio Vittadini, Stefano Lucchini (Intesa Sanpaolo), Luca Ruini (Conai)  e Claudio Gubitosi di Tim – Giorgetti in 12 minuti sgombra l’orizzonte da quelle retoriche sulle trasformazioni indolori. Per lui i cambiamenti sono necessari ma hanno un prezzo.

AMBIENTE E TRANSIZIONE
“Dobbiamo accettare la sfida perché non possiamo non accettarla ma dobbiamo preoccuparci di farlo in maniera responsabile”, sollecita Giorgetti, indicando nella transizione ambientale un percorso da costruire.
Non a caso il ministro dello Sviluppo parla di “sfide” perché dal suo osservatorio ogni cambiamento porta sacrifici, nuove richieste e nuove forme di emarginazione e inclusione.

“Le sfide che ci vengono poste, quelle della transizione digitale e soprattutto ambientale, sono sfide impegnative soprattutto nella dimensione pubblica e della dimensione politica”, fa presente, “questo tipo di rivoluzione, perché la chiamiamo transizione ma è una vera e propria rivoluzione industriale, non può non avere delle conseguenze per quanto riguarda l’organizzazione sociale e la risposta anche nelle politiche. Sono temi importanti in cui noi dobbiamo essere politici responsabili”.

SVOLTE E CONSEGUENZE
Giorgetti pone una riflessione che per lui è il nocciolo delle prossime riforme, ossia la tenuta economica e sociale di un sistema che cambierà.
“L’accento che in questo momento viene posto sul tema della sostenibilità ambientale è condivisibile”, sottolinea l’esponente della Lega che riflette, “ma deve essere sposato con altri due pilastri che oggi sono accantonati: la sostenibilità sociale e quella economica”, scandisce Giorgetti. “Altrimenti la sostenibilità delle imprese sarà impossibile se inseguiamo traguardi molto ambiziosi definiti a livello comunitario”.

Giorgetti, infatti, non nasconde il timore che non basteranno leggi e norme per attuare una svolta epocale. Bisogna per lui entrare nel vivo delle questioni e dei problemi. Bisogna “capire che il collasso di alcuni settori causerà problemi di carattere sociale, a cui la soluzione non sarà la cassa integrazione a vita”. Una osservazione netta che pone in evidenza come transizione, ambiente e innovazione, sono processi non facili da guidare. Il contrario insomma delle tante parole oggi raccontate più per propaganda che per iniziative concrete.

SCELTE UE CON ATTENZIONE
“La sostenibilità”, insiste il Ministro, “deve essere responsabile e anche sostenibile. Se accettiamo target ambiziosi, mentre nel mondo altri Paesi dichiarano a parole di accettarli ma poi non adottano provvedimenti, creiamo disastri sociali di proporzioni inimmaginabili”. “A me sta bene l’obiettivo che ci siamo dati come comunità internazionale: ma non vorrei che le regole le rispettassimo solo noi.
Ad esempio”, avverte il ministro, “sull’acciaio verde.

Non vorrei che finisse che io in Italia produco acciaio verde a 100, e qualcuno lo fa ancora col carbone e lo produce e vende a 20”.

IN POLITICA TROPPO PROVINCIALISMO
Una preoccupazione che non può essere accantonata per Giorgetti sono gli effetti collaterali di riforme epocali. “Sostenibilità e transizione digitale sono sfide impegnative. Bisogna uscire dal provincialismo  della politica italiana”, osserva Giorgetti, “e tornare al pensiero lungo, innanzitutto ma dobbiamo ad esempio ricordarci che la sostenibilità ambientale deve andare di pari passo con quella sociale”. Giorgetti mette in guardia la politica dalle semplificazioni.

“Questa che abbiamo davanti è una specie di rivoluzione industriale. Prima, si prendevano le persone dai campi e le si mettevano in fabbrica”, ricorda il ministro, “Ora le si toglie dalle fabbriche e le si manda a casa a lavorare. Ma tutto questo non può non avere conseguenze sull’ordine sociale. E noi politici dobbiamo essere responsabili,

IL RISCHIO DELLE SCELTE
C’è infatti un “rischio” che grava sulle scelte di oggi che devono essere ponderate e approfondite. “Che poi si generino”, avverte infine l’esponente leghista, “disastri politici difficilmente gestibili’.

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